Europa

Un commando di donne “teleguidato” dalla Siria

Francia Il mancato attentato all'auto-bomba vicino a Notre Dame era organizzato da tre donne, con collegamenti in Siria. L'inchiesta ha stabilito legami con altri terroristi che hanno agito in Francia nel 2015 e 2016. Le donne sono il 30% dei radicalizzati

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 10 settembre 2016

E’ un gruppo ben strutturato, con connessioni con altri terroristi che hanno già agito in Francia e “teleguidato” da individui di Daech in Siria, con un nucleo composto da tre donne, che nella notte tra sabato e domenica scorsa ha organizzato un attentato a due passi da Notre-Dame, poi fallito. Lo ha precisato ieri il Procuratore di Parigi, François Molins. Nella Peugeot 607 abbandonata in rue de la Bûcherie angolo rue du Petit Pont nel V arrondissement, sono state trovate 5 bombole di gas piene, delle bottiglie di benzina e una sigaretta che avrebbe potuto appiccare il fuoco e far esplodere l’auto-bomba. Il commando di tre donne, tutte arrestate nella serata di giovedi’, era legato ad altri individui che hanno già infierito in Francia: da Amedy Coulibaly (terrorista dell’HyperCacher nel gennaio 2015) a Rachid Kassim, istigatore (dalla Siria) dell’assassinio del prete di Saint-Etienne du Rouvray lo scorso 26 luglio, passando per Larossi Abballa, che ha ucciso due poliziotti a Magnanville il 14 giugno e Adel Kerniche, che ha sgozzato il vice-parroco a Saint-Etienne.

Le tre protagoniste dell’ultimo atto terroristico, mancato, sono Ines M., nata nel ’97, figlia del proprietario della Peugeot, schedata “S” come radicalizzata e nota anche alla polizia belga, come “facilitatrice” per chi voleva andare in Siria; Sarah H., 23 anni, che al momento dell’arresto, completamente velata, ha usato, come Ines M., un coltello da cucina contro un poliziotto, già schedata “S” e Amel S., 39 anni, sconosciuta alla polizia ma con una giovane figlia (nata nel 2000) anch’essa agli arresti. Sarah H. era stata promessa sposa di Abballa e di Kermiche. In stato di fermo, oltre alle tre donne, c’erano ancora ieri altre 5 persone. Sarah H. ha lasciato un “testamento”, mentre nella borsa di Ines M. è stato trovata una prova della sua sottomissione a Daech, dove viene affermato che la missione era di vendicare la recente morte del portavoce dell’Is, Abu Mohammed Al-Adnani, ucciso in Siria, non si sa se da un bombardamento Usa o russo. Nel documento c’è scritto che l’auto-bomba era una risposta “all’appello” di Al-Adnani: “vi attacco sulle vostre terre, per terrorizzavi”. Nel suo computer sono state trovare immagini di propaganda di Daech.

François Hollande, che era a Atene, ha affermato che è stato “sventato” un attentato e “neutralizzato” un gruppo terrorista. “Ma ce ne sono altri”, ha aggiunto il presidente. Il reclutamento punta sui “giovani”, che si radicalizzano attraverso Internet e le reti sociali. La novità dell’auto-bomba del V arrondissement è la composizione del commando, guidato da donne. Daech, ha precisato Molins, “intende fare delle donne delle combattenti” ed è ormai “una visione superata” pensare che l’ideologia dell’Is non le consideri adatte all’azione e voglia “chiuderle” in compiti domestici. Alcuni mesi fa, il direttore dei servizi segreti, Patrick Calvar, aveva anticipato che in Francia i terroristi sarebbero passati “allo stadio delle auto-bomba”. Secondo la specialista Fatima Lahnait, autrice di un rapporto sulle donne-kamikaze, le donne sarebbero implicate nel 15% degli attentati che hanno avuto luogo tra l’85 e il 2005. Ma la loro partecipazione sarebbe ora in netta crescita, sono il 30% dei radicalizzati in Francia. “Queste giovani donne, di 19, 23 e 39 anni, radicalizzate, fanatizzate – ha affermato giovedi’ sera il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve – preparavano verosimilmente una nuova azione violenta”. L’inchiesta è andata avanti molto in fretta, “una corsa contro il tempo”, secondo Cazeneuve. Ines M. è stata individuata grazie all’auto del padre, poi sono stati stabiliti dei legami diretti con la Siria e la connessione con le altre due donne. Il Procuratore Molins non ha fatto cenno all’informazione, che aveva la polizia come fonte, della preparazione da parte del commando di donne di un imminente attentato in una stazione (la Gare de Lyon).

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