Un anno fa, nella notte tra il 16 e il 17 maggio, Faenza subiva la seconda alluvione, dopo appena due settimane da quella precedente. Un morto e quasi mille sfollati solo in città, mentre in tutta la Romagna il conteggio saliva a 16 morti e 23 mila sfollati. Per settimane interi quartieri rimasero sepolti dal fango. «A distanza di un anno da quel maggio che resterà per sempre una delle pagine più buie della nostra storia, abbiamo ancora bisogno di tenere alta l’attenzione», riflette il sindaco Massimo Isola. Oggi alle ore 19 a Faenza la cosiddetta «Cerimonia del fango» organizzata dalla Compagnia teatrale Menoventi, percorrerà i quartieri alluvionati, coinvolgendo i cittadini.

VALENTINA, PROFESSORESSA e mamma di quattro bambini, vive nel quartiere “Bassa Italia”, sotto all’argine del fiume. Qui l’acqua arrivò anche a tre metri. «Non siamo ancora riusciti ad iniziare i lavori, e viviamo in condizioni difficili. Chi ha potuto, ha dato fondo ai risparmi. Purtroppo lo Stato non rimborsa le spese se non si pagano perizie costosissime, così tanti rinunciano a chiedere il rimborso. L’accesso al portale Sfinge prevede di recuperare mappe catastali che spesso sono andate perse nell’alluvione. A parte il contributo di immediato sostegno, non abbiamo avuto altri aiuti. Il nostro quartiere non ha più un asilo o un parco giochi, i negozi chiudono, chi può se ne va. Le aree abbandonate rischiano di diventare discariche abusive. Ci sentiamo abbandonati».

In tanti non sono tornati alle loro case, soprattutto chi abitava al pianterreno. Nives Baldoni, presidente dell’Anffas, ricorda il centro diurno inondato: «Da un anno siamo ospiti in una sede provvisoria e non abbiamo notizie per il rientro, anche perché quella zona resta pericolosa».

PERSISTONO I PROBLEMI ambientali. Il depuratore di Formellino, sommerso un anno fa, non è ancora tornato completamente operativo. I residenti del quartiere Borgotto da un anno denunciano fuoriuscite di liquami che si riversano nel Lamone vicino al ponte di via San Giovanni di Formellino, soprattutto durante le piogge intense. Purtroppo, con il drastico (e inutile) disboscamento operato lungo i fiumi, è stata azzerata anche la funzione di fitodepurazione svolta dalle piante.

I residenti di via Casale, a ridosso del Senio, dormono sonni inquieti perché la voragine creata dall’alluvione non è stata ancora chiusa, in un rimpallo di responsabilità tra enti. «Siamo in una zona definita allagabile dai piani regionali, mi chiedo perché allora ci abbiano dato l’abitabilità», scuote la testa una giovane che ha comprato la casa poco prima dell’alluvione: «Ora la mia casa vale zero».

IL LAMONE E IL MARZENO in tutto il loro corso continuano a non avere nessuna cassa di espansione o zona di laminazione per dare sfogo alle acque. Il Senio dovrebbe averne tre, ma due non sono completate e una non è stata iniziata. Le aziende estrattive che avevano in concessione le cave di ghiaia, avrebbero dovuto trasformarle in casse di espansione a fine vita, ma non lo hanno mai fatto. Dopo anni di ritardi, solo in queste settimane si è aperta una complessa vertenza legale per espropriare i terreni e realizzare le casse di espansione.

NEL FRATTEMPO, su spinta delle proteste ecologiste, la cementificazione di un’area alluvionata (la Ghilana) è stata bloccata, ma in altre zone gli iter autorizzativi vanno avanti. E vicino al fiume campeggiano surreali pannelli pubblicitari: «Vendesi villette». La consigliera regionale di Europa Verde, Silvia Zamboni, ha presentato una interrogazione a riguardo, visto che anche il Piano Speciale Preliminare (della Regione e della struttura commissariale) chiede di non aumentare il carico antropico nelle zone alluvionate.

DOMANI INTANTO «una marcia ambientalista» partirà da Piazza dell’Unità a Bologna alle 17.30 e giungerà sotto il palazzo della Regione. Il corteo, promosso da Ecoresistenze per Cambiare Rotta e altre associazioni (tra cui la galassia No Passante), contesta «l’impoverimento delle tutele ambientali in un contesto di alto rischio idro-geologico e le politiche di cementificazione attuate in regione». La sera al parco Don Bosco, proiezione del documentario del regista francese Pascal Bernhardt dal titolo emblematico Romagna tropicale.