Un altro compagno se ne è andato, Piero Basso. Era figlio di un altro compagno, Lelio Basso, per noi del Manifesto in particolare molto importante perché ci ha insegnato molte cose e, alla fine degli anni ’60, ci ha fatto il grande regalo di curare una ripubblicazione ragionata degli scritti di Rosa Luxemburg, per la nostra generazione comunista quasi una scoperta. Piero non ha mai voluto una carica nella Fondazione Basso, una importantissima e unica istituzione nella quale da sempre moltissimi di noi sono in un modo o nell’altro coinvolti. E però nelle sue battaglie ha sempre giocato un ruolo di primo piano, silenzioso e schivo come era il suo carattere, ma prezioso per il suo intelligente e costante impegno. Per me è stato davvero un maestro, che mi ha accompagnato nelle tante cose di cui nella mia vita mi sono occupata nella Fondazione, di cui vorrei ricordarne una particolarmente difficile che preparammo insieme a Gianni Tognoni: la sessione del Tribunale dei popoli a Berlino nel 1986 , in cui osammo portare alla sbarra, e perciò denunciarne il nefasto ruolo, la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale. Da Milano, dove ha sempre risieduto, Piero ci mandava ancor ogni anno una mailing letter di utili riflessioni, e un calendario che rifletteva una problematica indispensabile alla giusta comprensione dei diritti umani: i diritti dei popoli.
Un abbraccio a sua moglie e ad Elena, sua figlia, che da anni ormai siede nel CdA della fondazione ,un’altra Basso con cui ora lavoriamo.