«Pieno sostegno all’appello del manifesto da ogni punto di vista». Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Associazione nazionale partigiani (Anpi), è in questi giorni in giro per l’Italia per le iniziative di avvicinamento al 25 aprile.

«Lunedì ero a Roma per il consiglio comunale speciale sulle Fosse Ardeatine, oggi sarò a Milano per un convegno sullo sciopero del ‘44, in entrambi i casi è accertata la corresponsabilità di fascisti e nazisti».

Perché fa questa precisazione?

La presidente del Consiglio non parla mai di fascismo nelle commemorazioni. Lo scorso anno disse che i martiri delle Fosse Ardeatine erano stati uccisi in quanto italiani e non perché antifascisti o ebrei. Anche quest’anno ha omesso le parti che le facevano comodo. È un revisionismo che ha dei punti grotteschi ma molto grave.

La destra italiana ha sempre avuto un rapporto conflittuale con la Repubblica nata dalla Resistenza

Hanno il bisogno di modificare il passato per parlare di epoche immaginarie omogenee alla linea politica corrente. La Liberazione ha avuto un costo di sacrifici e lutti inenarrabili ma fu anche una giornata di riscatto e di dignità del popolo italiano ed è quello che vogliamo ribadire il 25 aprile. Per usare le parole del manifesto: speriamo sorga il sole.

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Il governo non sembra tollerare il dissenso. Si vede anche dalla criminalizzazione del movimento studentesco.

L’attacco agli studenti non è nato come Minerva dalla testa di Giove, è il punto di arrivo di una politica securitaria cominciata fin dall’insediamento del governo. I manganelli contro i manifestanti di Pisa hanno fatto clamore ed è stato messo sotto accusa un gruppo di poliziotti ma il punto da chiarire è un altro.

Quale?
Lo stesso giorno hanno manganellato a Firenze, nei giorni precedenti a Napoli, Bologna, Torino. Non si tratta di agenti di polizia particolarmente nervosi, c’è una precisa indicazione del ministro dell’Interno che però non si applica ai trattori. C’è il rischio di una svolta autoritaria. Ci sono sei milioni di poveri a cui la destra ha tolto il sussidio senza intervenire sul lavoro povero che sono visti dal governo come avversari che vanno colpiti. In tutto ciò Salvini cerca di limitare il diritto di sciopero. I segnali inquietanti sono ormai troppi, come avrebbe detto Totò «le coincidenze coincidono».

Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Associazione nazionale partigiani (Anpi)
Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Associazione nazionale partigiani (Anpi)

Anche le proteste contro i conflitti sono state criminalizzate.

È cambiato il sistema di valori di riferimento. Le autorità europee hanno dichiarato che siamo in economia di guerra eppure, a due anni dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, la capacità produttiva europea è in difficoltà mentre la Russia ha registrato un incremento del Pil.

La linea delle sanzioni e delle armi è fallita ma non si parla di negoziati.

Ci ha provato Bergoglio ma è stato attaccato.

Il papa è l’unica voce autorevole che rinvia a una visione realistica delle cose. Non mi stupisce che un pezzo minoritario del mondo, l’occidente, non si ritrovi nelle sue parole.

Anche nell’Anpi c’è stato un confronto sulla questione palestinese.

Una questione enormemente enfatizzata dai giornali. Questa discussione di natura semantica, sull’uso della parola «genocidio», ha fatto scomparire il massacro in corso a Gaza. Indipendentemente dalle parole bisogna fermare questo eccidio terrificante. Nel rispetto di tutte le sensibilità, a cominciare da quella ebraica.

Ho trovato il passaggio nell’appello del manifesto su questo punto encomiabile: la pace giusta per Gaza vuol dire la fine dell’occupazione israeliana.

La manifestazione di Milano si terrà un mese prima delle elezioni europee, si prevede una avanzata della destra estrema.

Abbiamo convocato le sezioni europee dell’Anpi proprio per organizzare un convegno europeo su questo. I compagni ci hanno fornito un quadro allarmante e raccontano di tentativi di screditare gli antifascisti indentificandoli con i terroristi. Anche qui siamo in presenza di un capovolgimento di asse se si considera che l’idea di una istituzione sovranazionale europei nasce dalla sconfitta del nazifascimo.

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Tornando all’Italia c’è un attacco duplice alle forma dello Stato tra autonomia differenziata e premierato.

L’idea dell’elezione diretta del capo fa parte del dna della destra italiana sin dal Msi. Nella testa di Meloni c’è lo stesso sottotesto nazionalista di allora: il capo deve avere un rapporto diretto con il popolo nell’irrilevanza del sistema partitico, la democrazia parlamentare sarà sostituita da una d’investitura.

Sembra bizzarro che un governo così nazionalista proponga l’autonomia.

Come possa funzionare un meccanismo statuale con capo dello stato eletto dal popolo e tante repubbliche autonome governate da altrettanti capi eletti dal popolo è un mistero.

Eppure non sembra ci siano ancora grandi mobilitazioni.

Non si è aperto un dibattito pubblico su queste riforme. La mobilitazione richiede informazione: è necessario l’impegno di un fronte molto largo che guardi a tutte le associazioni progressiste, dalle Cgil, alle Acli, all’Arci. Anche per questo serve il 25 aprile.

Che cosa si aspetta dalla manifestazione di quest’anno?

Una grandissima partecipazione. L’Anpi lancerà un manifesto «Viva la Repubblica antifascista» per portare linfa e sostegno a un’idea ampia di democrazia.

Teme tensioni?

No, stiamo parlando con tutte le comunità e ci aiuta l’appello del manifesto. Quanto più è grande e partecipata una manifestazione tanto minore è il rischio di tensioni.