Forse, siamo oramai entrati nella fase delle “meta-Olimpiadi”: incontri e combattimenti fra atleti – come quello, abbastanza surreale sia per l’andamento che per le polemiche che vi sono state montate attorno, fra la pugile azzurra Angela Carini e l’opponente algerina Imane Khelif – sembrano il riflesso di scontri ai piani più alti dei dirigenti dei comitati internazionali e delle federazioni, per tracimare infine nel campo delle “battaglie culturali” e delle strumentalizzazioni politico-governative.

Nel caso in questione, per cui Khelif è stata vittima di un tiro incrociato di accuse e fake news che vertevano su un suo presunto vantaggio competitivo derivante da un alto livello di testosterone (a sua volta associato a un’inesistente identità transessuale dell’atleta, prima, e a una supposta condizione di intersessualità poi), a essere salito alla ribalta è il nome di Umar Kremlev, presidente dell’Iba-Federazione Pugilistica Internazionale.

Fu infatti Kremlev, cittadino russo di origine tagika e figura vicina a Vladimir Putin, a dichiarare tempo addietro che l’algerina possiede un «cromosoma xy», accusandola di mettere in atto «un tentativo di fingersi donna». Ora rilancia: l’Iba ha reso noto ieri di aver deciso di premiare con 50mila dollari (la somma che di solito viene destinata dalla federazione alle medaglie d’oro) Angela Carini – che si è ritirata in meno di un minuto dalla gara, scoppiando in lacrime e senza stringere la mano all’avversaria (per poi comunque ritrattare il proprio comportamento il giorno successivo) – e con altri 25mila a testa il suo tecnico e la Federazione pugilistica italiana.

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Non si tratta, con tutta probabilità, di una mossa estemporanea. Il presidente dell’Iba ha un profilo non solo istituzionale, ma anche se non soprattutto politico. Insignito dell’onorificenza dell’Ordine al Merito per la Patria di II classe, già a capo della federazione pugilistica nazionale, negli ultimi anni Kremlev (come ricostruisce una dettagliata inchiesta pubblicata di recente dal sito russo indipendente Proekt) è arrivato a controllare un elevato numero di beni e aziende, che vanno da un gruppo di agenzie di scommesse dal valore di oltre 625miliardi di rubli a una serie di edifici e strutture nella regione di Mosca.

Di fatto, la sua scalata ai vertici della boxe russa è legata a doppio filo alla nazionalizzazione di compagnie private, come la Rolf (settore automobilistico) confiscata all’oligarca oppositore Sergei Petrov), che gli sono state intestate in seguito. In passato ha fatto parte del gruppo di motociclisti di tendenze nazionaliste “Lupi della notte”, fedeli a Putin e attivi durante l’annessione illegale della Crimea di dieci anni fa e nel coevo conflitto del Donbass.

Nel 2020 la nomina a presidente dell’Iba, federazione già in rapporti complicati con il Comitato Olimpico (che nel 2019 smise di riconoscerla come organo competente a livello internazionale ed è stata definitivamente estromessa l’anno scorso), che è riuscito a legare finanziariamente alla compagnia sotto controllo governativo russo Gazprom.

Così, è iniziata anche la sua battaglia per delegittimare le istituzioni sportive internazionali: due giorni prima dell’apertura delle Olimpiadi ha chiesto in una lettera aperta le dimissioni del presidente del Cio Thomas Bach e del suo team (ai quali, con un video pubblicato qualche giorno fa, ha riservato inoltre offensivi epiteti come “iene” e “sodomiti”).

Più in generale, Kremlev sembra impegnato ad accreditare l’Iba come soggetto alternativo all’ordine vigente in campo sportivo, organizzando tornei non riconosciuti in paesi amici della Russia, strizzando l’occhio alla retorica discriminatoria della alt-right e magari usando i soldi di Gazprom come leva per portare dalla sua atleti e altre personalità. Carini e la Federboxe italiana, tuttavia, hanno fatto sapere che non accetteranno il premio.