Quarantesei secondi. Tanto è durato l’ottavo di finale olimpico dei pesi welter (66 kg) che vedeva contrapposte la pugile algerina Imane Khelif all’italiana Angela Carini. Un tempo esiguo in cui comunque il match è apparso senza storia. Khelif è partita all’attacco, atteggiamento perfettamente coerente al regolamento del Cio, che svantaggia gli incassatori. Carini ha comunque subito tentato un allungo, ma l’algerina, con una velocità impressionante, si è infilata nella guardia aperta e le ha assestato in risposta un duro destro al mento. Qui la prima interruzione, con Carini che si avvicina all’angolo per farsi sistemare il caschetto dall’allenatore Emanuele Renzini. Il ritorno al centro del ring è poi durato lo spazio di un sospiro: Khelif è tornata a farsi sotto e ha colpito duro ancora con il destro, dritto al volto dell’avversaria. Che ha di fatto posto fine alle ostilità. L’italiana si è nuovamente avvicinata a Renzini. «Mi ha fatto malissimo, non voglio continuare», ha detto. E Renzini: «Te la senti almeno di finire la prima ripresa? Così abbiamo un po’ di tempo per parlare e decidere…». Carini ha scosso la testa, rendendo in questo modo ufficiale il suo ritiro. Dopo la proclamazione della sua vittoria per abbandono, Khelid ha provato ad avvicinarsi alla sua avversaria per stringerle la mano, ma l’atleta azzurra ha rifiutato. «Non è giusto», ha continuato a ripetere Carini scendendo dal ring. Più tardi davanti alle telecamere della Rai si sfogherà: «Tutto quello che è accaduto prima dell’incontro non ha influito assolutamente, non sono nessuno per giudicare. Al secondo colpo preso sul naso non respiravo più, sono andata dal maestro e con maturità e coraggio ho detto basta. Perché servono coraggio e maturità per fermarsi. Non me la sono più sentita di combattere».