«Questa piazza mi ricorda tanto quella di Bonaccini contro la Lega a inizio 2020», dice dal palco la presidente nazionale del Pd Valentina Cuppi. Una dichiarazione forse troppo coraggiosa: nella piazza che fu delle seimila sardine si presentano in circa 600 per sostenere Matteo Lepore, candidato Pd alla guida di una coalizione larghissima, «la più larga d’Italia». Poco importano però i numeri dell’ultima serata di campagna elettorale. A Bologna per il centrosinistra sembra ci sia solo da quantificare l’entità della vittoria.

Matteo Lepore sarà appoggiato dalla sinistra di Coalizione Civica, dai verdi, dai 5 Stelle, dalle sardine di Mattia Santori (che si è candidato) e dai centristi cittadini. «È la speranza di un nuovo fronte progressista che batta le destre», dice Elly Schlein.

Merito della forza del Pd, qui radicatissimo anche nelle periferie, e in parte anche dell’inconsistenza degli avversari. La destra ha scelto un candidato debole, Fabio Battistini, imprenditore indicato da Salvini per sbarrare la strada a Fi e «tenere unita la coalizione». Operazione fallita. Nei quartieri, dove si vince con un voto in più degli avversari, Lega e Fdi hanno deciso di fare corse separate. L’ultimo comizio per Battistini è stato disastroso, con solo un centinaio di sostenitori. Clamorosi colpi di scena permettendo, Lepore si prepara a guidare Bologna. Di sicuro parla già da sindaco. «Saremo un Comune da combattimento, che si batterà per la giustizia sociale», dice sfidando Giorgia Meloni: «Dichiari che il fascismo è il male assoluto, se vuole governare».

Contro Lepore anche la sinistra alternativa, divisa in due. Sarà l’astensione il più grande nemico del dem, considerando che da mesi è dato come vincitore e che a Bologna sta per scattare il ponte del lunedì di San Petronio, patrono della città.

Chi è Lepore? Assessore da due mandati, conosce i dossier della città, sa cosa vuol dire affrontare una crisi e prendere decisioni. Gli è capitato quando ha abbandonato la trattativa sul centro sociale Xm24, consegnandolo allo sgombero nonostante le promesse, ma anche quando ha dato una sede al centro sociale Labàs o quando ha fatto retromarcia sul bosco urbano dei Prati di Caprara, che il Comune voleva trasformare in un nuovo quartiere e che ora sarà (almeno parzialmente) salvato dalle ruspe. Lepore ha chiesto a Letta un Pd nazionale più spostato a sinistra, e promette di fare di Bologna la città più progressista d’Italia e una tra le meno diseguali d’Europa.

Se sarà eletto dovrà gestire i soldi del Pnrr, ma anche tentare di risolvere i problemi della città, dal turismo che prima del Covid aveva monopolizzato il centro sottraendo case ai residenti; all’economia, con il settore food che in passato è stato luogo di lavoro irregolare diffuso e incontrastato. C’è poi il tema dell’allargamento dell’autostrada, che Lepore ha messo nel programma e che gli ambientalisti gli contestano. Lo pungolerà la sinistra di Coalizione civica. «Il Pd da solo non avrebbe inciso sulla transizione ecologica, sull’urbanistica, sui trasporti… Per questo abbiamo deciso di allearci e spostare il governo a sinistra. Per farlo dovremo sapere costruire una nuova classe dirigente e un progetto di lungo respiro», spiega Fausto Tomei, candidato di Coalizione civica che tra tanti ha lottato per la salvaguardia del bosco urbano dei Prati di Caprara. «Lepore da assessore all’inizio era contrario, poi ci ha ascoltato e ha convinto il sindaco».