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«Ue e Nato per tutti», Zelensky al centro del vertice europeo

«Ue e Nato per tutti», Zelensky al centro del vertice europeoZelensky al centro del vertice europeo in Moldavia – Ap

Il limite ignoto Riunita in Moldavia l’Europa geografica, provata dalla guerra Un summit «per la pace», ma senza data, sede né programma

Pubblicato più di un anno faEdizione del 2 giugno 2023

Il sistema Awacs, l’occhio della Nato nei cieli, ha protetto ieri il vertice della Comunità politica europea al castello Mimi di Chisinau, in Moldavia, scelta simbolica e un avvertimento a Mosca, a 20 km dal confine dell’Ucraina in guerra e a un’ora di viaggio dalla Transnistria, regione moldava dove sono presenti truppe russe che fomentano il separatismo.

LA PRESIDENTE pro-europea Maia Sandu ha accolto 47 paesi europei, i 27 della Ue più 20 altri, tra ex e individualisti (Gran Bretagna e Svizzera), quelli che vi aspirano (Balcani occidentali, Ucraina, Moldavia) e i più periferici che si allontanano (Turchia, ma senza Erdogan, rimasto a casa, evitando la presenza a un incontro antirusso), una partecipazione in crescita (con Andorra, San Marino e Montecarlo) rispetto al primo summit della Cpe, a Praga nell’ottobre scorso.

La Cpe è un’istanza informale per connettere il continente europeo senza essere una Ue di serie B, senza segretariato né budget né ordine del giorno né conclusioni, utile soprattutto per gli incontri bilaterali: ieri, gli europei hanno parlato soprattutto di guerra in Ucraina, delle fiammate in Kosovo e delle tensioni tra Azerbaijan e Armenia. Ospite d’onore Volodymyr Zelensky, che interpreta la promessa di “garanzie di sicurezza” fatta dall’occidente a Kyiv come una necessità per l’Ucraina di entrare nella Nato al più presto, sbaragliando i dubbi di alcuni paesi dell’Alleanza, che prevedono una situazione di stallo sul medio periodo: «no a un conflitto congelato» in Europa, «ogni dubbio è una trincea che la Russia cerca di occupare», ha messo in guardia il presidente ucraino. «Tutti i paesi che hanno una frontiera con la Russia e che non vogliono che la Russia strappi pezzi di territorio devono essere membri della Nato e della Ue, ha aggiunto, «il nostro futuro è nella Ue, l’Ucraina è pronta ad entrare nella Nato». Anche la Moldavia, che ha presentato con Kyiv la domanda di adesione alla Ue, cerca «garanzie di sicurezza», attraverso un sostegno dell’occidente, tra protezione cyber e delle infrastrutture critiche, perché come ha detto ieri a Oslo il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, «la storia non si ripeta».

CONTEMPORANEAMENTE alla Cpe di Chisinau, di Ucraina hanno discusso a Oslo i ministri degli esteri della Nato, in preparazione del vertice dell’11 luglio a Vilnius. Stoltenberg, assicura che «tutti gli alleati convengono che l’Ucraina diventerà membro, tutti sono d’accordo sul fatto che la Russia non ha diritto di veto sulla Nato». La Francia avanza una proposta mediana in attesa della fine del conflitto: «Vedremo cosa possiamo offrire» a Kyiv, «non necessariamente nel quadro Nato», ha detto la ministra degli esteri, Catherine Colonna, per assicurare «garanzie di sicurezza tangibili e credibili», come ha precisato Emmanuel Macron. Si tratta di accesso al materiale militare (un passo è stato fatto ieri con il voto al Parlamento europeo sull’Asap), alla formazione, ai finanziamenti.

Zelensky ha anche accennato al summit della pace che intende organizzare. Parigi si è offerta di ospitarlo ma non c’è una data, il presidente ucraino cerca di convocare «più paesi possibile». Intanto, il 30 maggio ci sono state le prime sanzioni Ue contro 7 cittadini moldavi, per «azioni destabilizzanti e contro l’integrità territoriale» del paese. La Moldavia ha ottenuto ieri il roaming per la telefonia mobile.

A CHISINAU ci sono stati molti incontri bilaterali. È stato però impossibile mettere attorno allo stesso tavolo il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti (malgrado le promesse della vigilia) e il premier serbo, Aleksandar Vucic, che Macron ha incontrato separatamente, dopo la fiammata di violenza in seguito alla crisi dei 4 sindaci, al richiamo Nato dei giorni scorsi a Pristina (la Nato ha 4mila militari in Kosovo e ha aumentato la presenza di 700 unità dopo i feriti dell’inizio della settimana). La Ue ha assicurato nei mesi scorsi una mediazione, le cui conclusioni sono state violate dalla decisione di Kurti di indire le 4 elezioni municipali boicottate dalla maggioranza serba. Il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha ingiunto a Pristina e Belgrado di «prendere misure immediate» per la pace. Olaf Scholz e Macron hanno cercato una mediazione nel conflitto tra Azerbaijan e Armenia.

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