Udienze d’asilo e status di cittadinanza, doppio stop a Donald Trump
Guerra ai migranti Da una giudice federale e dalla Corte suprema due brutte notizie per la Casa bianca
Guerra ai migranti Da una giudice federale e dalla Corte suprema due brutte notizie per la Casa bianca
Due brutte notizie per Trump sono arrivate dai tribunali: una giudice federale ha bloccato la politica promossa dalla sua amministrazione di negare le udienze per i richiedenti asilo, mentre la Corte Suprema ha stabilito che nel modulo per il censimento del 2020 non ci sarà nessuna domanda riguardante lo status di cittadinanza dei cittadini censiti.
La giudice distrettuale Marsha Pechman, ha stabilito che le persone fermate dopo essere entrate negli Stati uniti per chiedere asilo, ai sensi della Costituzione, hanno diritto alle udienze riguardo la possibilità di essere rilasciate dalla custodia. «La conclusione di questa Corte è che è incostituzionale negare un’audizione mentre si aspetta una decisione finale sulla richiesta di asilo», ha scritto Pechman.
Il Procuratore Generale William Barr, lo scorso aprile, aveva annunciato una muova politica secondo la quale alcuni richiedenti asilo che hanno creato «timori credibili» non avrebbero potuto essere rilasciati su mandato dei giudici dell’immigrazione, operando così un importante rovesciamento della sentenza precedente che avrebbe condotto alla detenzione indefinita degli immigrati.
A seguito alla sentenza di Pechman, Michael Tan, avvocato per il Progetto dei diritti degli immigrati della American Civil Liberty Union (Aclu), ha festeggiato la vittoria parlando con i giornalisti: «La corte ha respinto con forza la proposta dell’amministrazione Trump di imprigionare arbitrariamente i richiedenti asilo senza un’udienza. Per quanto possibile, l’amministrazione non può eludere la Costituzione».
Riguardo la richiesta di dichiarare il proprio status di cittadinanza nel censimento 2020, la Corte suprema ha definito la domanda «incongruente rispetto a ciò che la documentazione rivela sulle priorità dell’agenzia e sul processo decisionale». Secondo la procuratrice generale dello stato di New York Letitia James, che ha contestato la richiesta in tribunale, «è una vittoria che arriva alla vigilia del 4 luglio, giorno in cui celebriamo la giustizia uguale per tutti».
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