Con l’espulsione di un russo di trent’anni accusato di aver violato la legge sull’immigrazione per essersi fatto pagare durante alcune performance teatrali, entra nel vivo la «flessione muscolare» delle autorità balinesi che hanno messo in piedi una vera e propria campagna di espulsione nei confronti di cittadini russi e ucraini. Un paio di giorni prima era toccato a tre giovani russe, accusate di essersi prostituite e imbarcate su un aereo per Mosca bollate come «lavoratrici del sesso».

MA I FATTI di cronaca rientrerebbe nella normale amministrazione di un’isola dove i turisti abbondano se non fosse che il governatore di Bali, Wayan Koster, si è recentemente appellato al governo centrale perché vieti a russi e ucraini il Voa-Visa on arrival, procedura veloce che consente di fare il visto all’arrivo in aeroporto.

Benché per ora l’esecutivo di Joko Jokowi Widono non abbia preso posizione, il 10 marzo il ministro per gli Affari marini e gli Investimenti Luhut Pandjaitan ha detto pubblicamente, durante una visita nell’isola, che non c’è bisogno «di turisti cattivi a Bali – riferisce il giornale locale Coconuts Bali – e con un’attenta osservazione da parte di polizia e autorità competenti possiamo renderli persona non grata».

Lord Luhut come il potente ministro è noto, non ha fatto riferimento esplicito a questo o quel Paese ma era ben chiaro il suo appoggio al governatore salito alla ribalta della cronaca anche per aver scongelato una legge sul divieto di usare i motorini per i non residenti o per aver (saggiamente) «mandato a quel paese» (è il caso di dirlo) i firmatari di una petizione che chiedevano alle autorità di vietare i canti dei galli che disturbano i sonni dei turisti nell’isola degli Dei.

Ma la vicenda russo-ucraina è un po’ particolare visto che si tratta di due Paesi in guerra e che l’Indonesia non vorrebbe aver problemi né con l’uno né con l’altro. Proprio Jokowi tentò addirittura una mediazione tra Kiev e Mosca quando presiedeva il G20.

Secondo la Cnn sono 5mila gli ucraini fuggiti in Indonesia ma i ben informati fanno una cifra per le due comunità di oltre 25mila. «Tra l’altro, un po’ per la lingua, un po’ per i costumi simili di questi due popoli – suggerisce una fonte balinese – li si vede spesso assieme benché siano due nazioni in guerra». Grossa comunità, grossi problemi.

NON CHE LE ALTRE non li creino, ma è difficile che comunità di 500-700 residenti (come nel caso degli italiani) dia troppo nell’occhio. Gli australiani, per esempio, non sono esenti da critiche vista la propensione ad alzare il bicchiere e qualche volta le mani.

Ma Canberra ha pensato bene di mandare qualche agente a tenerli d’occhio per dare una mano ai balinesi. Anche nel loro caso le espulsioni ci sono eccome ma finora tutto è rimasto nell’ordine naturale di un grosso centro turistico: violazioni del codice della strada, un po’ di erba, qualche accesa discussione al bar.

Quanti disertori ci siano nella comunità slava, accanto a qualche oligarca di taglio basso, non si sa. Certo per loro un’espulsione può diventare un problema molto serio.