La guerra in Ucraina non finirà sul Bürgenstock, il sontuoso resort che sovrasta il lago di Lucerna. Il presidente degli Stati uniti Joe Biden non andrà al vertice “per la pace in Ucraina” convocato in Svizzera per il 15 giugno. L’assenza del leader americano era nell’aria da giorni, ieri è arrivata l’ufficialità, nella forma di una dichiarazione del portavoce della Casa Bianca: al grande raduno a cui avrebbero promesso inviati oltre 100 paesi parteciperà la vicepresidente Kamala Harris, insieme al consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. Biden ha un imperdibile appuntamento di raccolta fondi con George Clooney e Julia Roberts, e il giorno prima sarà al G7 nella masseria meloniana in Puglia, quindi proprio non ce la farà. La Russia non era invitata.

Era nell’aria da settimane, ma saperlo per certo non avrà fatto piacere al presidente ucraino Zelensky. Da tempo, i vertici del governo ucraino accusano di volta in volta la Russia e anche la Cina di boicottare il vertice di Lucerna, convincendo i 107 paesi che secondo Kiev avrebbero già dato per certa la loro presenza a inviare delegazioni di secondo piano, una specie di “ci saremo ma non a piena potenza”. Ora il principale boicottatore è anche il principale alleato – Kamala Harris è nota per aver passato quattro anni di vicepresidenza a non fare assolutamente nulla, sovrastata dal peso delle tensioni internazionali e da un profilo personale che non è mai riuscito a uscire dalla mediocrità, nonostante le speranze del dopo-elezioni.

Se gli americani saranno a Lucerna in tono minore, i loro prodotti continuano ad essere protagonisti della guerra guerreggiata. Dopo il via libera del presidente Biden all’uso di armi americane contro il suolo russo, purché limitato all’immediato teatro degli scontri, ieri il canale Telegram russo di affari militari Dva Majora con ha detto ai suoi 700mila iscritti che lanciamissili Himars americani hanno colpito le (tecnologicamente avanzatissime) postazioni antiaeree russe S-300 a Belgorod. Sarebbe una prima volta assoluta, anche se la fonte è fatta di “patrioti” russi e quindi sospetta – ma cita e diffonde immagini ucraine.