«Cittadini europei, fate contare il vostro voto», invoca Ursula, chiedendolo per sé. «Lei sarà la prima licenziata», ribatte il suo antagonista più aggressivo. La presidente della Commissione, incerta fino all’ultimo sull’opportunità di partecipare al dibattito di Maastrich, è apparsa concentrata sui risultati del suo mandato e combattiva nel chiedere fiducia per il futuro, finendo comunque sotto il fuoco incrociato delle critiche di sinistra e destra. Da parte sua Nicolas Schmit, sfidante socialista e commissario al lavoro in carica dello stesso esecutivo Von der Leyen, ha fatto appello alla difesa del welfare e della giustizia sociale ed è stato incisivo soprattutto nell’attaccare la tentazione di alleanza a destra dei popolari («nessun dialogo con chi nega i diritti»), su cui la presidente della Commissione è rimane invece possibilista.

QUELLA ANDATA in scena ieri sera di fronte ad un pubblico di studenti è la terza edizione del dibattito che si svolge ogni cinque anni nella cittadina dei Paesi Bassi sempre ricordata per il parametro del 3% del rapporto deficit-pil. Temi in discussione: cambiamento climatico, difesa e sicurezza, democrazia in Europa. L’idea di proporre una tribuna politica trasparente di fronte all’opinione pubblica europea si scontra però con problemi non indifferenti. A partire dal fatto che, eccetto Von der Leyen, gli altri candidati sono poco noti perfino nella cosiddetta bolla europea di Bruxelles, se non del tutto sconosciuti.

È EURODEPUTATO il verde olandese Bas Eickhout, molto applaudito dal pubblico di ragazzi, scelto nel ruolo di spitzenkandidat al termine di un processo partecipato tra i Greens europei. La Sinistra (Left) punta sul presidente del partito, il comunista austriaco Water Baier, che ha lanciato l’idea di «regolare AirBnb»” ed è stato anche l’unico a sollevare la questione Gaza, chiedendo: «Quando verranno imposte sanzioni a Israele per i massacri?» Ma davvero fuori dai radar risultano la liberale Agnes Stark-Zimmerman, e soprattutto la tedesca Maylis Rossberg e il moldavo Valeriu Ghiletchi, esponenti la prima del federalista European free alliance, il secondo di un partito promotore di valori cristiani.

DIVERSO IL DISCORSO per la destra di Identità e Democrazia (Id) e Conservatori e Riformisti europei (Ecr), entrambi dati in crescita nei sondaggi, rispettivamente i raggruppamenti dei partiti di governo italiani, ovvero Lega e FdI. Nonostante l’aperta sfiducia nel sistema, Id ha partecipato al dibattito con Anders Vistisen giovane europarlamentare danese noto per le sue posizioni islamofobe, in qualità non di candidato leader ma di disturbatore. Assente del tutto l’esponente di Ecr, dopo la contrarietà di Giorgia Meloni al nome proposto dagli alleati polacchi del Pis, a cui la leader FdI avrebbe preferito un profilo meno radicale.

L’incontro di Maastricht apre la fase di campagna elettorale a livello europeo, più che nazionale, che si chiuderà con il dibattito Eurovision del 23 maggio nell’emiciclo dell’Eurocamera a Bruxelles. Anche tra quattro settimane, però, il rischio sarà quello di mandare in scena una rappresentazione mediaticamente significativa ma vuota. Il sistema dello Spitzenkandidat (parola tedesca che vuol dire “candidato di punta” di un partito politico) non è una regola scritta nei trattati europei, ma una prassi – i suoi critici dicono una forzatura – entrata in vigore con le elezioni europee del 2014. L’occasione fu la riforma istituzionale rappresentata dal Trattato di Lisbona e il tentativo di trasformare l’Ue in qualcosa di simile a una democrazia rappresentativa sovranazionale. Con un meccanismo dove il governo è scelto attraverso il voto popolare verso il parlamento.

NEL 2014, Jean-Claude Juncker, candidato leader del partito che aveva preso più voti cioè il Ppe, fu in effetti confermato dall’Eurocamera alla guida della Commissione. Non avvenne lo stesso nel 2019, quando il designato Mafred Weber, popolare, fu rimpiazzato dall’allora semisconosciuta Von der Leyen. Prevalse la volontà dei capi di stato e di governo attraverso il Consiglio europeo, che ridimensionarono il ruolo del Parlamento, riprendendosi la prerogativa della scelta. Dominus della ‘trovata Ursula’ allora fu quello stesso Emmanuel Macron che oggi ricorda a tutti come il sistema degli Spitzenkandidaten non va bene. Forse non vuol dire «Von der Leyen stai serena», ma da quelle parti stiamo.