Tutta la Francia «en marche» ma contro il governo Macron
Francia Manifestazioni per rispondere alla legge sulla «sicurezza globale» e ai pestaggi di polizia
Francia Manifestazioni per rispondere alla legge sulla «sicurezza globale» e ai pestaggi di polizia
Le ultime violenze della polizia, a place de la République nello sgombero degli esiliati e il pestaggio del produttore musicale Michel Zecler nel XVII arrondissement, tutti documentati da registrazioni video che la legge sulla «sicurezza globale» vorrebbe con l’articolo 24 fortemente limitare e potenzialmente impedire nella pratica, hanno spinto ieri decine di migliaia di persone a partecipare in Francia alle «marce della libertà».
BORDEAUX, LIONE, LILLE, Tolosa, Reims, Montpellier, Rennes, Marsiglia, Clermont-Ferrand, Strasburgo, Grenoble, un centinaio di manifestazioni hanno avuto luogo ieri non solo nelle grandi città ma anche in comuni più piccoli.
Venerdì sera Nantes e Besançon avevano già anticipato. La protesta varca anche i confini, con manifestazioni contro la nuova legge francese anche in Olanda e a Berlino. A Parigi c’è stata la manifestazione più grande, migliaia di persone di tutte le età (46mila per il ministero), hanno risposto all’appello dei sindacati dei giornalisti, di collettivi di avvocati, delle organizzazioni di difesa dei diritti umani, di associazioni impegnate nella società.
«Siamo qui» hanno scandito dei gilet gialli nel corteo. Il Prefetto Didier Lallement, che assieme al ministro degli Interni Gérald Darmanin è il volto della repressione decisa dall’alto, aveva proibito il corteo e imposto solo un sit in a République. Ma un ricorso all’autorità amministrativa ha avuto la meglio e il corteo è stato autorizzato fino a Bastiglia.
GLI SLOGAN erano tutti contro le violenze della polizia e in difesa della libertà di informare. In Bld Filles du calvaire sono stati esposti i ritratti disegnati dei 388 deputati che hanno votato a favore della legge «sicurezza globale» martedì scorso. Un gruppo di fotografi dell’associazione Reporters en colère, con un’azione simbolica, hanno posato a terra la macchina fotografica. Il sindacato dei giornalisti ha inviato una lettera al primo ministro Jean Castex: «la libertà di informare è in difficoltà». Reporters sans frontières ha denunciato Lallement, per i fatti violenti dello sgombero degli esiliati. Nel corteo, anche un centinaio di eletti, parlamentari o politici locali, venuti per «testimoniare nel caso ci siano violenze».
Lallement ha invitato i poliziotti a «tenere la linea repubblicana» e prima che iniziasse il corteo si è detto sicuro di poter «contare sulla probità, sul senso dell’onore e sull’etica» delle forze dell’ordine.
CI SONO STATI DEGLI SCONTRI sul percorso del corteo, in bld Beaumarchais, poi una dispersione problematica a Bastiglia, fino a sera, con lanci di oggetti da parte di gruppetti violenti (con la protesta dei manifestanti, «ci rubate la manifestazione») e lacrimogeni (ma la polizia è stata meno aggressiva del solito).
Alcune personalità hanno preso la parola. Edwy Plenel, fondatore e direttore del sito Mediapart, si è rivolto al governo: «siamo qui per difendere esattamente ciò che voi calpestate». L’importanza delle «Marce della libertà» di ieri è un elemento destinato a pesare nella grave crisi politica attuale. La maggioranza è a pezzi, sul voto in prima lettura all’Assemblée nationale sulla legge «sicurezza globale» ci sono stati 40 dissidenti nella République en Marche (30 astensioni, 10 contro).
Il presidente dell’Assemblée (Richard Ferrand, Rem), assieme al suo omologo al Senato, ha fatto piegare il primo ministro, che ha dovuto chiarire e ridimensionare il ruolo della «commissione» che ha nominato giovedì per «riscrivere» il contestato articolo 24, che prevede di proibire la diffusione di immagini di poliziotti se c’è l’intenzione «manifesta» di nuocere (e che nei fatti apre la strada alla censura): a decidere sarà il Parlamento, che avrà l’ultima parola (la legge passa al Senato a gennaio, poi tornerà all’Assemblée).
ANCHE NEL GOVERNO si sono già alzate voci per chiedere di sopprimere l’articolo 24: «bisogna filmare» ha detto Eric Dupont-Moretti, ministro della Giustizia. «A volte rinunciare è più saggio che ostinarsi» suggerisce il vice-presidente dell’Assemblée, Hugues Rensen (Rem). Ma ci sono anche ar-ltri articoli problematici, il 21 e il 22, che lagalizzano l’uso dei droni nelle manifestazioni, «minacciano una sorveglianza di massa» per i manifestanti.
Nessuno difende Gérald Darmanin. «La linea Darmanin rende isterico il dibattito» commenta l’eurodeputato Renew Pascal Canfin. Emmanuel Macron, che si era già detto «scioccato» dalle immagini del pestaggio di Zeclair, ha pubblicato un testo su Facebook, dove ha parlato di «immagini inaccettabili» che «ci fanno vergognare».
Il presidente chiede al ministro degli Interni e al Prefetto «una polizia esemplare» e al governo ingiunge di «presentare rapidamente proposte per riaffermare la linea di fiducia che deve naturalmente esistere tra i francesi e chi li protegge».
Sul tavolo c’è la riforma della Igpn (Ispezione generale della polizia nazionale), la «polizia della polizia», che dovrebbe diventare indipendente e non più dipendere dal ministero degli Interni (è una domanda della sinistra), ma anche una riforma profonda della polizia, dalle gerarchie fino alle assunzioni.
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