Turrini Vita, dal Dap a Garante dei detenuti
Genera perplessità nel metodo e nel merito, tra gli esperti di diritti umani, la nomina di Riccardo Turrini Vita a nuovo Garante nazione dei diritti delle persone private della libertà […]
Genera perplessità nel metodo e nel merito, tra gli esperti di diritti umani, la nomina di Riccardo Turrini Vita a nuovo Garante nazione dei diritti delle persone private della libertà […]
Genera perplessità nel metodo e nel merito, tra gli esperti di diritti umani, la nomina di Riccardo Turrini Vita a nuovo Garante nazione dei diritti delle persone private della libertà in sostituzione del defunto Felice Maurizio D’Ettore.
Classe 1961, magistrato dal 1987, da tutti comunque apprezzato per la sua «correttezza istituzionale», attuale vice capo del Dipartimento di giustizia minorile e di comunità, Turrini Vita entrò al ministero di Giustizia nel 1994 grazie all’allora sottosegretario leghista Borghezio e per vent’anni ha ricoperto ruoli apicali al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di cui nel 2020 è stato anche reggente al posto del dimissionario Francesco Basentini.
Per questa sua strutturale «mancanza di indipendenza», la nomina decisa ieri dall’esecutivo su proposta del ministro di Giustizia Nordio è considerata inopportuna, se non incompatibile con l’anelito che dovrebbe condurre il lavoro di un garante dei diritti dei detenuti. «Terzietà e imparzialità dovrebbero essere le caratteristiche del garante», fa notare Patrizio Gonnella, Antigone.
Lefevriano, cattolico ortodosso, cavaliere dell’Ordine di Malta, Commendatore dell’ordine pontificio di San Gregorio Magno e attivo nella salvaguardia della liturgia ecclesiastica latino-gregoriana, Turrini Vita sembrerebbe lontano un millennio dalla cultura moderna dei diritti umani. Ma forse la sua nomina serve anche, al governo Meloni, a fare spazio a qualcun altro.
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