Internazionale

Turchia, schede annullate e sindaci già rimossi: ribaltato il voto curdo

Il sindaco di Istanbul Ekrem ImamogluIl sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu con i suoi sostenitori – Francisco Seco /Ap

Amministrative Dopo il successo elettorale del partito Dem nel sud-est della Turchia, il governo interviene per cambiare il risultato. Ritornano le pratiche del 2014 e del 2019, con decine di comuni commissariati. E scoppia la protesta

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 3 aprile 2024

Le elezioni amministrative del 31 marzo si sono concluse con la vittoria dei partiti di opposizione in Turchia. Mentre il Partito popolare della Repubblica (Chp) ha festeggiato il trionfo nella parte occidentale del paese, nel sud-est il Partito della Democrazia e dell’Uguaglianza del Popolo (Dem) ha ottenuto un ottimo risultato. Così già il giorno successivo all’annuncio ufficiale dei risultati, Ankara è intervenuta per contrastarne il successo. In diverse città si sono verificati scontri con le forze dell’ordine.

A SIRNAK, tra il confine iracheno e siriano, il giorno delle elezioni è aumentata la presenza di soldati nei seggi elettorali. Secondo Turan Saltan, il candidato del Dem, nelle settimane precedenti, i militari erano stati trasferiti in città per aumentare il numero di voti a favore del partito al governo, Akp. Una strategia di successo: ha vinto il candidato dell’Akp, Mehmet Yarka, che con il 46% ha staccato Saltan di cinque punti. Le proteste contro questa manovra sono state represse dalla polizia, causando numerosi feriti e il temporaneo arresto di 10 persone. Dem ha già presentato ricorso alla Commissione elettorale suprema.

Anche a Bitlis il candidato dell’Akp, Nesrullah Tanglay, ha vinto le elezioni con il 38% dei voti, superando il suo avversario Mehmet Nezir Karabas, candidato del Dem, con un solo punto percentuale di differenza. Dopo il primo conteggio, che aveva favorito Karabas, la commissione elettorale ha ricontato i voti e proclamato la vittoria di Tanglay, annullando più di 2mila voti a favore del candidato del Dem. Le proteste spontanee nella città sono state represse dall’intervento della polizia e sei cittadini sono stati temporaneamente detenuti. Il più clamoroso ribaltamento si è verificato nella città di Van, dove il candidato del Dem, Abdullah Zeydan, aveva trionfato con il 55% dei voti. Ieri il ministero della Giustizia ha però deciso di non conferirgli l’incarico, ribaltando la sua posizione sull’ammissibilità del candidato.

Zeydan era stato arrestato nel 2016 mentre era parlamentare, in seguito a un emendamento legislativo mirato, e dopo sette anni di detenzione era stato rilasciato nel 2023. La sua liberazione è avvenuta grazie a una decisione della Corte di Cassazione che aveva rilevato una serie di irregolarità nel suo processo, riconoscendogli tutti i diritti civili, inclusi quelli di voto e di candidatura.

PRIMA CHE la decisione fosse comunicata a Zeydan, il candidato sconfitto dell’Akp, Abdulahat Arvas, ha avanzato la richiesta di diventare automaticamente il nuovo sindaco di Van. È quindi molto probabile che Arvas fosse stato informato in modo non ufficiale riguardo alla decisione del ministero. Nelle strade di Van sono scoppiate manifestazioni di protesta, con scontri tra cittadini e polizia. La decisione è stata contestata anche dal ri-eletto sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu: «Dobbiamo reagire uniti. Questa decisione ignora la volontà del popolo di Van».

«Il regime, vedendo diminuire la sua influenza a livello locale, teme di perdere consenso anche a livello nazionale. Pertanto, Ankara potrebbe nuovamente sabotare il successo del Dem, come già fatto nel 2014 e nel 2019, nominando commissari straordinari al posto dei sindaci eletti». Così commenta al manifesto Yuksel Genç, dirigente nell’azienda di ricerca e consulenza per sondaggi elettorali Samer. Genç ha un passato che la lega al «Gruppo per la pace» del 1999, composto da otto guerriglieri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), che si arresero alle forze armate turche in risposta all’appello del leader Abdullah Ocalan. Ha così trascorso sei anni della sua vita dietro le sbarre. In questi giorni, è in Italia per presentare il suo libro Ho lasciato il fucile in montagna. Diario di una guerrigliera curda (Punto Rosso).

«TEMO che nel sud-est – continua – possano ripetersi nuove operazioni militari, simili a quelle del 2015, per punire la popolazione curda che ha sostenuto il principale partito d’opposizione. Il partito Dem non deve essere abbandonato, ma ha bisogno del sostegno solidale del Chp. Solo questa nuova alleanza potrebbe aprire le porte a una Turchia più libera e democratica, in cui i curdi saranno riconosciuti».

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