Tunisia, schiaffo all’Ue: Saied restituisce 60 milioni
Il presidente: «Non accettiamo la carità», ma vorrebbe più soldi. Memorandum sempre più in bilico. Bruxelles: «Andiamo avanti»
Il presidente: «Non accettiamo la carità», ma vorrebbe più soldi. Memorandum sempre più in bilico. Bruxelles: «Andiamo avanti»
Per la seconda volta in meno di due settimane Kais Saied assesta uno schiaffo all’Unione europea. Il presidente tunisino ha infatti restituito a Bruxelles 60 milioni di euro previsti da un programma di ripresa e sostegno all’economia del paese nordafricano dopo la pandemia. I tunisini «rifiutano tutto quello che assomiglia alla carità» avrebbe spiegato Saied al premier Ahmed Hachani e alla ministra delle Finanze Sihem Boughdiri in un incontro che, stando a quanto riferito dall’emittente «Mosaique Fm», si sarebbe tenuto mercoledì sera a Cartagine. Con le stesse motivazioni solo pochi giorni fa, il 3 ottobre, Saied aveva rifiutato altri 127 milioni di euro, prima trance questa volta del finanziamento previsto dal Memorandum Ue-Tunisia, l’intesa di cooperazione economica e controllo delle frontiere siglato lo scorso luglio dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen con la mediazione di Giorgia Meloni. Secca, e improntata alla diplomazia, la risposta dei vertici comunitari: quanto accaduto, ha spiegato ieri una portavoce della Commissione, «non cambia il fatto che continuiamo a lavorare sui cinque pilastri del Memorandum d’intesa».
In realtà dietro il linguaggio felpato di Bruxelles c’è la consapevolezza che l’ennesimo rifiuto di Saied rende ancora più complicata una situazione che, sia per la Tunisia che per l’Ue, è già fin troppo difficile. Il paese nordafricano vive infatti da tempo una crisi economica che colpisce in maniera pesantissima la popolazione, costretta a ore di fila anche solo per poter acquistare del pane. Difficile, in questa situazione, che siano in molti a comprendere le ragioni del rifiuto di finanziamenti che, per quanto esigui rispetto alle esigenze reali del paese, rappresentano pur sempre un aiuto. Come se non bastasse, poi, c’è la repressione politica con Saied che continua a liberarsi degli oppositori. L’ultima a finire in carcere, solo pochi giorni fa, è stata la leader del Partito desturiano libero, Pdl, di fatto l’unica vera rivale del presidente alle elezioni previste nell’autunno del 2024. E’ probabile che dietro quello che Saaied vorrebbe far apparire come orgoglio anticolonialista ci sia in realtà il tentativo di ottenere subito dall’Unione europea molti più soldi rispetto ai 205 milioni di euro iniziali previsti dal Memorandum. L’accordo di luglio prevede infatti stanziamenti superiori a un miliardo di euro subordinando però gli ulteriori 900 milioni al via libera da parte del Fondo monetario europeo del prestito di 1.9 miliardi di dollari, prestito condizionato a sua volta dall’avvio di una serie di riforme economiche e sociali che finora Saied non ha mostrato nessuna intenzione di voler attuare.
Per quanto riguarda l’Unione europea il Memorandum rappresenta invece una parte consistente della strategia messa in campo per fermare gli sbarchi di migranti in Italia. La Tunisia è infatti il principale punto di partenza dei 139.049 arrivi registrati dal Viminale fino a ieri, sbarchi che Saied si è impegnato a fermare in cambio appunto del sostegno economico.
Una situazione che rende ancora più in salita il via libera al Memorandum da parte dei leader europei, un buon numero dei quali non condivide l’idea di finanziare un presidente che imprigiona gli oppositori e non si fa scrupoli di calpestare i diritti umani dei migranti. A fare resistenza è in particolare la Germania. Al vertice informale di Granada del 6 ottobre scorso la premier Meloni ha presentato come una vittoria l’aver superato lo scontro sulle ong e ha assicurato la piena condivisione da parte del cancelliere Scholz delle politiche italiane, Memorandum compreso. Berlino, però, continua a considerare la Tunisia un paese non sicuro per i migranti e in quanto tale impossibile da finanziare. E’ probabile che il dossier finisca tra i temi che verranno trattati nel prossimo Consiglio Ue del 26-27 ottobre, ma sono in molti ormai a credere che tutto finirà con lo slittare al prossimo anno. Non certo una buona notizia per il governo Meloni che a causa del conflitto tra Hamas e Israele è stato costretto a far slittare «all’inizio del 2024» la conferenza Italia-Africa prevista inizialmente per i primi di novembre e dove avrebbe dovuto essere presentato ufficlmente anche il Piano Mattei.
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