Tsunami energia, alle origini della crisi c’è il meteo e il potere
Il caso Gli elementi politici ed economici che hanno fatto divampare la crisi dell'energia in Europa. Dopo la logistica, il gas: un altro effetto della crisi nel capitalismo pandemico. Il prezzo in bolletta della geopolitica, della finanza e della concorrenza
Il caso Gli elementi politici ed economici che hanno fatto divampare la crisi dell'energia in Europa. Dopo la logistica, il gas: un altro effetto della crisi nel capitalismo pandemico. Il prezzo in bolletta della geopolitica, della finanza e della concorrenza
«Meteo e geopolitica». Per la presidente della Banca Centrale Europea (Bce) Christine Lagarde, ieri al World Economic Forum di Davos, sono queste le cause le cause dell’aumento dei prezzi delle materie prime che porteranno a aumenti record delle bollette di luce e gas in arrivo in tutta Europa a due anni dall’inizio della pandemia del Covid.
***«C’è il rischio di un aumento di gas e luce per 1200 euro: il governo intervenga»
Partiamo dalle cause metereologiche. Tutto è iniziato l’anno scorso, alla fine dell’inverno, quando in molti paesi europei il clima è stato più gelido del solito. Ciò ha portato a un aumento della domanda di energia per alimentare le fonti di riscaldamento. Ciò ha portato a una accentuata diminuzione delle riserve che sono arrivate a un minimo storico del 30% nel marzo scorso. L’estate è stata più calda del solito e questo ha portato a aumentare la richiesta di energia per alimentare il condizionamento dell’aria. A dimostrazione come la modifica dell’ecosistema incida in maniera invasiva sul sistema tecnologico e finanziario che governa la domanda e l’offerta dell’energia sul mercato mondiale possiamo citare il caso del vento. Sembra infatti che nel mare del Nord sia stato più debole quest’anno. E le pale eoliche montate su innumerevoli piattaforme abbiano sofferto la mancanza di questa «materia prima» immateriale. Ciò ha costretto la Gran Bretagna a aumentare il consumo del gas, lasciando a secco i «clienti» sul continente.
La geopolitica è, in primo luogo, quella del conflitto sull’Ucraina tra la Nato, Usa e la Russia di Putin, primo fornitore di gas all’Europa. Nel primo semestre 2021 il 46,8% delle importazioni arrivano nell’Ue da questo paese, dalla Norvegia il 20,5%, dall’Algeria (11,6%). Il problema è il gasdotto fondamentale Nord Stream 2, bloccato dalle autorità tedesche per motivi procedurali e osteggiato da diversi Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti. L’accusa degli europei a Putin è di avere spinto Gazprom a diminuire le forniture. Da Mosca hanno risposto di rispettare i contratti e chiedono di sbloccare il gasdotto.
È anche la Cina a influire sul record della domanda mondiale di gas. La strategia «zero Covid» ha creato le premesse per fare ripartire a razzo questa economia. Così sia le catene «lunghe» del valore, a partire dalla logistica e dal gas, sono state disconnesse e hanno iniziato a funzionare in maniera asincrona. Ciò ha portato Pechino a accaparrarsi i carichi marittimi di gas naturale liquefatto che si muove a bordo dei giganteschi natanti che solcano gli oceani. L’Europa così è rimasta senza questo gas che si è diretto verso l’Asia dove l’economia capitalista ha riacceso i motori prima, togliendo risorse ai concorrenti. Non va nemmeno trascurato il mercato delle quote di Co2 (Ets) che coinvolge oltre 10 mila aziende. Nel secondo anno di pandemia, in coincidenza con il restringimento delle quote disponibili sul mercato europeo, i prezzi dei certificati di emissione sono aumentati da 30 euro a tonnellata a oltre 80. Questi aumenti sono stati scaricati sui prezzi all’ingrosso.
Risultato: strozzatura delle forniture, mercato ristretto, aumenti dei prezzi. I listini del gas naturale sono aumentati da gennaio a dicembre di quasi il 500%.
È questo il gigantesco movimento che sta dietro le bollette record che arrivano alle imprese, ai negozi e negli appartamenti. «I prezzi dell’energia si stabilizzeranno nel 2022, le strozzature sul fronte offerta si stabilizzeranno e gradualmente il dato dell’inflazione scenderà» ha aggiunto ieri Lagarde. Per ora siamo al 5% di inflazione ai dicembre: «Non lo vedevamo da tempo. Dobbiamo chiederci da dove viene, se durerà e provare a immaginare quanto» ma questo rialzo dipende «per il 50% dai prezzi dell’energia».
Il problema non è senz’altro solo italiano. In tutta Europa il prezzo medio dell’energia è passato da 70 a 94 dollari per megawatt/ora, ma manca una politica energetica a livello continentale. La Commissione Ue non ha pensato, fino ad oggi, a crearla. E ciascun paese va per conto proprio. Se Spagna e Italia chiedono un’azione coordinata, Ungheria e Repubblica ceca vogliono cambiare il sistema per lo scambio di quote d’emissione . La Francia vorrebbe intervenire sul meccanismo di prezzo nel mercato europeo dell’energia. A differenza del governo Draghi particolarmente distratto e intempestivo, quello Castex è già intervenuto a metà settembre 2021 con un voucher da 100 euro per quasi 6 milioni di famiglie. Poi è stato esteso ai redditi inferiori a 2 mila euro mensili: 38 milioni di francesi. A differenza del presunto «governo dei migliori», quello spagnolo di Sanchez si è mosso a maggio 2021 tagliando anche l’imposta di valore aggiunto dal 21 al 10%.
***Clima e caro-bollette: «Una politica sbagliata penalizza le energie rinnovabili»
Per una soluzione di sistema, ha detto la presidente della Commissione Ue Von Der Leyen, «l’Europa da sola ha bisogno di investire ulteriori 360 miliardi di euro l’anno per trasformare il suo sistema energetico». Vasto programma.
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