In un cantiere illuminato a giorno, i vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte scorsa per recuperare i cadaveri degli operai che ancora mancavano all’appello. Dopo il sessantenne Luigi Coclite, le macerie restituiscono via via i corpi del tunisino Mohamed Toukabri, 54 anni, e dei marocchini Mohamed El Ferhane, 24 anni, e Taoufik Haidar, 45 anni. Operazioni ad alto rischio, come spiega al mattino Luca Cari, responsabile della comunicazione in emergenza del corpo: “ Le macerie sono enormi, le ricerche sono molto difficoltose perché stiamo lavorando proprio sotto una trave gigantesca. Si tratta di metterla in sicurezza per operare al meglio. E’ un lavoro lungo”. Un lavoro che, grazie anche ad altre due gru arrivate in mattinata, va avanti per la seconda giornata, cercando la quinta e ultima vittima del crollo del cantiere del centro commerciale Esselunga, il marocchino Bouzeki Rahimi.

Nella notte le luci sono accese anche nelle case che circondano l’area dell’ex Panificio militare. Più che la curiosità, è la partecipazione alla tragedia e agli sforzi dei vigili del fuoco la molla che porta tanti residenti della zona a osservare le operazioni di recupero delle vittime. E davanti al cantiere continuano a venir deposti mazzi di fiori. Uno è quello di una signora che, in lacrime, davanti alle telecamere del Tg3 toscano, sintetizza in poche parole lo stato delle cose: “Non esiste al mondo, erano qui a lavorare, non a divertirsi”.

Le uniche notizie decenti arrivano dal Policlinico di Careggi, dove sono ricovarati i tre operai romeni di 37, 48 e 51 anni scampati alla strage. “Sono tutti e tre svegli – spiega il medico della terapia intensiva Manuela Bonizzoli – e ricoverati in area terapia intensiva e sub-intensiva. Per uno di loro verrà sciolta la prognosi nelle prossime 24/48 ore per un trauma toracico lieve, mentre un secondo paziente è in terapia intensiva per un trauma toraco-addominale-vertebrale, verrà operato lunedì mattina per la stabilizzazione della frattura vertebrale. Il terzo è sempre in terapia intensiva perché è stato operato per un ematoma a livello cranico, ma è già sveglio e cosciente. Verrà sciolta la prognosi anche per lui nelle prossime ore”. Per i loro parenti è stata predisposta l’accoglienza nei pressi dell’ospedale, perché i tre operai provenivano tutti da fuori Toscana.

In città sono arrivati dalla Lombardia anche i familiari delle quattro vittime originarie del Marocco. Sconvolto ma anche incredulo lo zio di uno di loro, residente a Bergamo. “Non sapevo neanche che lavorasse qui”. Bresciani i parenti di un’altro, che si sono incontrati con il sindaco Nardella proprio al cantiere di via Mariti. Anche per loro è stata predisposta l’accoglienza, e l’assistenza psicologica. Gli operai abitavano o erano ospitati da familiari a Palazzolo sull’Oglio, dove il titolare di una macelleria islamica ha già avviato una raccolta di fondi per aiutare i loro cari, per forza di cose sconvolti dalla tragedia.
Sul fronte delle indagini, dalla procura filtra solo la notizia che sono già stati ascoltati alcuni responsabili del cantiere, a partire dal direttore dei lavori. Le ipotesi di reato sono quelle di omicidio colposo plurimo e crollo colposo, all’esame dei consulenti tecnici le due ipotesi di un cedimento strutturale dei materiali in cemento prefabbricato e di un errore nella posa in opera. L’impresa esecutrice dei lavori, l’Aep Attività Edilizie Pavesi srl – una scelta abituale per l’Esselunga della famiglia Caprotti – lo scorso anno era incappata in un altro incidente sul lavoro a Genova durante la realizzazione di un centro commerciale, con tre operai feriti.

Il lutto cittadino viene declinato con bandiere a mezz’asta sugli edifici pubblici e mezzi di trasporto pubblico listati a lutto, e con tanti negozi che abbassano le saracinesche per 15-30 minuti. Alle tre del pomeriggio, alcune centinaia di persone partecipano alla commemorazione organizzata sotto Palazzo Vecchio, dalle cui finestre scende un grande drappo nero. Al termine del minuto di silenzio e dell’intervento del sindaco Nardella, tra la folla spiccano due voci: “Dario, ci vogliono i fatti”, e “Non si può morire a 24 anni in un cantiere”. C’è la giunta al completo, molti consiglieri comunali, e c’è anche l’arcivescovo Betori. Arriva la notizia di un telegramma inviato da Papa Francesco: “”Vicino alla città, più impegno in tutela lavoratori”.

Non manca il presidente regionale Eugenio Giani, che nel solco di quanto accadde undici anni fa dopo il rogo di Teresa Moda al Macrolotto pratese, dove morirono sette operai cinesi, annuncia: “Estenderemo il ‘Protocollo Prato’ anche su Firenze”. In altre parole una strategia di controlli congiunti (investigatori, uffici Asl, ispettori del lavoro) legati al “Piano lavoro sicuro” della Regione. Perché, tira le somme il segretario generale della Camera del Lavoro, Bernardo Marasco, “se dopo 24 ore ancora non sappiamo chi era in cantiere, con quale qualifica e con quale contratto, significa che c’è qualcosa che non va”.