Genovesi: «Basta morti e subappalti, il governo fa il furbo»
Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, oggi voi e la Feneal Uil con i metalmeccanici di Fiom e Uilm avete deciso uno sciopero nazionale di due ore dopo la strage di Firenze: è una protesta senza precedenti ma molti si chiedono se si poteva fare di più.
Per noi è solo l’inizio di una mobilitazione con l’obiettivo che già nei prossimi giorni vada oltre i cantieri, allarghi alleanze e rapporti di forza tali da imporre una svolta contro un modello di sviluppo sempre di più basato su sfruttamento, precarietà, infortuni. Fino allo sciopero generale di tutte le categorie produttive.
Al cantiere dell’Esselunga si è riproposto un copione usuale: il 70% dei morti in edilizia lavora in subappalto. Il dato però è vostro perché l’Inail non lo specifica.
L’Inail conta “solo” i morti in cantiere, dovrebbe monitorare anche in quale parte del ciclo avvengono, quale contratto di lavoro abbiano, ecc. Ma il punto non è la contabilità, è prendere atto che in molti luoghi di lavoro, a partire dai cantieri edili privati, lo stato di diritto è tabù. La responsabilità è prima di tutto dei committenti e di un clima in cui, a forza di predicare il principio “del non disturbare chi produce”, poi cosa e soprattutto come si produce va in secondo piano.
La responsabilità di Salvini è evidente: lui ha modificato il Codice Appalti liberalizzando il subappalto, portando nel pubblico ciò che non va nel privato. Lui non ha fiatato su Firenze ma la Lega sostiene che la modifica è stata imposta dalla Ue.
Facciamo chiarezza una volta per tutte: l’Ue contestava nel vecchio codice la percentuale predeterminata per legge (cioè non più del 30/40% dei lavori subappaltabili) non la possibilità che vi siano limiti al subappalto per tutelare la sicurezza, per più qualità del prodotto. Togliere il divieto al subappalto a cascata è stata una scelta di questo governo. Tanto è vero che a Roma, solo poche settimane fa, per i lavori del Giubileo si è concordato di non ricorrere al subappalto a cascata. Ora mi aspetto che a partire dai sindaci più progressisti, Nardella in primis, si faccia come a Roma.
Lei ha sfidato Giorgia Meloni a estendere le regole degli appalti pubblici al privato: ha ricevuto risposta?
Da questo governo mi aspetto di tutto: anche che, con la scusa di combattere infortuni e subappalti, peggiorino ulteriormente le norme in essere. Detto questo la nostra proposta è semplice e bastano due righe in un decreto legge: le norme di cui agli articoli 11, 41 e 119 del codice degli appalti pubblici valgono anche per gli appalti privati. Magari si aprisse un confronto di merito: sarebbe la prima volta con questo governo. Noi siamo sempre pronti ad una trattativa vera.
Nel concreto cosa dicono quegli articoli?
Dicono che per tutti i lavori edili si devono applicare i Contratti nazionali dell’edilizia, quelli sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative. E poi che i costi della manodopera e della sicurezza non possono essere ribassati lungo la filiera degli appalti; che i lavoratori in appalto e i lavoratori in subappalto devono avere lo stesso trattamento economico e normativo e lo stesso contratto; che un soggetto terzo deve autorizzare ogni volta i vari subappalti dopo averne verificato la regolarità. In questo modo combatteremo la vera causa di disastri come quello di Firenze: se un’opera costa 10 milioni, non ci potrà essere più nessuno che si offre di farla a 5 con meno sicurezza e pagando meno subappaltatori e cottimisti. Tutelerebbe le imprese edili serie che rispettano le regole e investono in qualità. E sono contento che le forze progressiste, compresa la segretaria del Pd, sostengano questa proposta.
La ministra Calderone parla di un «nuovo pacchetto di norme» tra cui, però, l’abolizione dell’obbligo di badge nei cantieri. L’ennesimo segnale di poco interesse per norme e controlli.
Appunto: mentre noi chiediamo il badge elettronico per monitorare presenze e orari, il governo vuole abolire quello cartaceo. Mentre si discute di “scudo” per le imprese certificate dai consulenti, noi chiediamo più sanzioni a partire dal reato di omicidio sul lavoro che come Fillea abbiamo proposto più di 10 anni fa, fino alla patente a punti che va estesa a tutti i cantieri: strumento che avrebbe impedito all’impresa che ha operato a Firenze, dopo medesimi infortuni a Genova, di stare in quel cantiere.
Anche oggi sarete divisi: la Cisl non sciopererà e le voci su possibili referendum Cgil non trovano l’appoggio della Uil. Le vostre divisioni disorientano i lavoratori su temi fondamentali?
Sicuramente allargare le alleanze sindacali, ma anche con il maggior numero di associazioni, forze politiche, intellettuali, civiche, oltre che soprattutto professionali (tecnici, lavoratori della conoscenza) è fondamentale in questa fase e dobbiamo lavorare in questa direzione. Perché quello che conta è il risultato finale e concreto per i lavoratori. Poi però sta anche agli altri spiegare – penso a temi come sicurezza, politiche industriali, difesa di scuola e sanità pubblica, autonomia differenziata – perché non siamo unitari. Sui referendum stiamo discutendo, abbiamo opinioni diverse come è normale e queste valutazioni stanno in pieno nel dibattito. Poi però, una volta deciso, andremo avanti, tutti uniti come Cgil e senza rinunciare mai all’unità nel merito con gli altri e a sfidare le stesse imprese.
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