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Trump: «Sanzioni all’ Iran». E «lady tortura» diventa vice capo della Cia

Trump: «Sanzioni all’ Iran». E «lady tortura» diventa vice capo della CiaNew York, protesta a Brooklyn della comunità yemenita fortemente colpita dal Muslimban – LaPresse/Xinua

La Casa sbianca Resta l’embargo a Mosca per «l’aggressività» nella crisi ucraina. E ora «inasprimento su Cuba», MuslimBan: sono centomila i visti cancellati finora dal decreto. La Camera: armi ai malati mentali

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 4 febbraio 2017

Il Dipartimento del Tesoro statunitense ha annunciato nuove sanzioni contro l’Iran, a seguito di un test con missili balistici che ha spinto l’amministrazione di Donald Trump ad accusare l’Iran di violare un accordo internazionale sulle armi. Le sanzioni prendono di mira 13 individui e 12 società, le prime accusate di contribuire alla proliferazione di armamenti di distruzione di massa e gli altri per presunti legami con il terrorismo.

NEI GIORNI SCORSI la Casa Bianca aveva messo sotto osservazione l’Iran sui test balistici, il direttore dell’unità del Tesoro incaricato alle sanzioni, John Smith, ha detto che le sanzioni non violano l’accordo nucleare internazionale raggiunto con l’Iran nel 2015, dove si richiede all’Iran di ridimensionare il programma nucleare in cambio della revoca di alcune sanzioni economiche, ma sono parte degli sforzi degli Usa per contrastare l’ «attività iraniana maligna all’estero». Subito la risposta di Tehran con un tweet del ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif: «L’Iran è indifferente alle minacce provenienti dall’estero, perché la sicurezza deriva dal suo stesso popolo. Non riusciremo mai a cominciare una guerra, useremo le nostre armi solo per difenderci. E quelli che si lamentano possono fare forse la stessa affermazione?».

SEMPRE IERI IL PORTAVOCE della Casa Bianca, Sean Spicer, ha informato che si stanno rivedendo – com’era prevedibile visto che il Senato non aveva mai ratificato le aperture di Obama – le politiche americane su Cuba. Ma ce una sanzione davvero sorprendenti dopo tanti annunci di «luna di miele» con Putin.

PERCHÉ ALL’ONU la nuova ambasciatrice americana Nikki Haley ha aperto le sue considerazioni al consiglio di sicurezza definendo «spiacevole» il fatto che la sua prima apparizione fosse dedicata alla «condanna delle azioni aggressive» della Russia. «Gli Stati uniti sono al fianco del popolo dell’Ucraina che ha sofferto per oltre tre anni sotto l’occupazione russa e l’intervento militare – ha detto Haley – Finché la Russia e i separatisti che sostiene non rispetteranno la sovranità e l’integrità territoriale, questa crisi continuerà. La Crimea è una parte dell’Ucraina. Le nostre sanzioni collegate alla Crimea resteranno in vigore finché la Russia non restituirà il controllo della penisola all’Ucraina».

LA SERIE DI SANZIONI arriva a ridosso della controversa nomina del numero due della Cia, Gina Haspel, nota per aver diretto un black site in Thailandia, uno dei centri di tortura, uno dei programmi più contestati, chiuso da Obama. La nuova Casa bianca sulla questione torture è spaccata: per Trump sarebbe bene reintrodurle, ma il capo della Cia, Pompeo, inizialmente favorevole, durante l’audizione di conferma del suo incarico davanti alle pressioni della senatrice Feinstein su un’eventuale decisione presidenziale di riapplicare i metodi di tortura rispose negativamente; da sempre contro la tortura invece c’è il capo del Pentagono, James Mattis.

Ora la nomina di Haspel potrebbe essere un segnale della volontà di modificare i protocolli di interrogatorio. La scorsa settimana il leak di una bozza di ordine esecutivo per rimettere in operatività i metodi di tortura era stata passata alla stampa, in una delle tante fughe di notizie che sta caratterizzando questa fase dell’amministrazione. Non fuga di notizie ma una menzogna invece quella di Kellyanne Conway, consulente del presidente, tra le promotrici del MuslimBan che vede già ben 100mila i visti cancellati secondo i dati emersi da un ricorso presentato da cittadini di origine yemenita in Virginia. E pensare che nei primi giorni Trump tranquillizzava che il provvedimento avrebbe riguardato solo 109 casi.

KELLYANNE CONWAY ha motivato il MuslimBan con una strage «compiuta» da due rifugiati iracheni in Kentucky (la Strage di Bowling Green, ha detto), sostenendo che «non si conosce l’evento perché non coperto dalla stampa». In realtà la strage non è mai avvenuta; come riportato poi ieri da tutti i media Usa, si sarebbe trattato di due cittadini iracheni che vivevano a Bowling Green, arrestati nel 2011 e condannati per aver cercato di mandare armi e denaro ad Al Qaeda in Iraq.

NON SI SA INVECE quale «strage» abbia spinto la Camera Usa a cancellare la norma dell’amministrazione Obama che garantiva controlli per l’acquisto di armi da parte di persone con disturbi mentali; o a rivedere la legge voluta da Obama per frenare abusi e speculazioni della finanza d’assalto di Wall Street.

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