Trump salva l’accordo con l’Iran per «l’ultima volta»
Nucleare Il presidente americano ha rinunciato a introdurre di nuovo sanzioni economiche contro Tehran ma, dice ad Europa e al Congresso, vuole modifiche sostanziali dell'intesa del 2015 altrimenti non esiterà ad affondarla tra qualche mese.
Nucleare Il presidente americano ha rinunciato a introdurre di nuovo sanzioni economiche contro Tehran ma, dice ad Europa e al Congresso, vuole modifiche sostanziali dell'intesa del 2015 altrimenti non esiterà ad affondarla tra qualche mese.
Le frasi razziste di Donald Trump sui Haiti e i Paesi africani ieri sono riuscite ad oscurare persino l’attesa per la decisione del presidente americano sul “Piano globale d’azione congiunto” (Jcpoa, Joint Comprehensive Plan of Action), l’accordo internazionale sul nucleare raggiunto nel 2015 da Teheran con le potenze del 5+1, di cui gli Stati Uniti fanno parte. Poi, quando in Europa era già sera, Trump ha fatto conoscere le sue intenzioni, anticipate da funzionari Usa qualche ora prima alle agenzie di stampa. Ha confermato il congelamento delle sanzioni economiche contro l’Iran lasciando intatto l’accordo sul nucleare ma, ha avvertito la Casa Bianca, «Questa è l’ultima volta a meno che (l’accordo) non venga migliorato», ossia che i paletti al programma nucleare iraniano siano resi permanenti e ampliati fino ad includere anche la tecnologia per i missili balistici.
Trump comunicando la sua decisione si è rivolto all’Europa. Allo stesso tempo vuole che il Congresso, con delle leggi, lo accontenti su alcuni punti. L’Iran, ha spiegato un funzionario della Casa Bianca, deve permettere ispezioni veloci e immediate in tutti i siti agli ispettori internazionali, non deve arrivare al punto da essere vicino al punto da poter produrre armi nucleari e gli Usa devono potere reintrodurre sanzioni senza scadenza se Teheran non rispetterà i nuovi criteri. Inoltre, ha aggiunto il funzionario, la legislazione Usa dovrà considerare il programma nucleare e quello missilistico di lungo raggio dell’Iran come inseparabili. Infine, come ci si attendeva, l’Amministrazione, in particolare il ministero del tesoro ha varato misure mirate contro 14 tra individui e aziende in Iran, per presunte violazioni dei diritti umani, tra i quali il capo dei giudici, Sadeq Larijani, fratello del presidente del Parlamento Ali Larijani.
Il timore che Trump potesse imporre di nuovo le sanzioni economiche contro l’Iran ha dominato la scena diplomatica per tutto il giorno. Giovedì il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, incontrando l’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, ha avvertito che se gli Usa torneranno ad imporre sanzioni economiche, Tehran non resterà a guardare e sarà pronta «a tutti gli scenari». L’Europa guarda con preoccupazione alle mosse della Casa Bianca che già un mese fa ha aperto una nuova grave crisi in Medio Oriente riconoscendo Gerusalemme come capitale di Israele. Mogherini ha ribadito il pieno appoggio dell’Ue al “Piano globale d’azione congiunto” cercando di rassicurare Tehran dove le minacce della Casa Bianca hanno ridato fiato all’opposizione al presidente Hassan Rohani. Ed occorre considerare la forte delusione della popolazione iraniana che si aspettava lavoro e crescita dalla fine del regime di sanzioni internazionali che per anni ha minato l’economia nazionale. La frustrazione popolare è divampata nelle strade dell’Iran nei giorni scorsi, cavalcata in parte proprio dagli oppositori di Rohani.
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