Dalle 14 di ieri il confine tra la Federazione russa e la Repubblica di Finlandia è chiuso. L’ultimo valico di frontiera aperto, Raja-Jooseppi nell’estremo nord della penisola, è stato inibito al traffico passeggeri per le prossime due settimane. Era rimasto il solo a rimanere aperto dopo che, progressivamente, il governo finlandese aveva chiuso gli altri 7 nelle settimane passate.

La progressiva chiusura con restrizioni e interruzione degli scambi commerciali tra il paese europeo e Mosca era già cominciata sotto il governo socialdemocratico di Sanna Marin ma con il nuovo governo, insediato a giugno, del conservatore Petteri Orpo la situazione è precipitato fino alla decisione, annunciata con un’apposita conferenza stampa dal primo ministro, di chiudere anche l’ultimo valico. Secondo Orpo la scelta è la conseguenza di un aumento «anomalo» dei richiedenti asilo provenienti dalla Russia

SECONDO il memorandum presentato dal governo il numero di richiedenti protezione internazionale ha cominciato ad aumentare ad ottobre. Prima 32 persone poi 46 per arrivare nelle prime settimane di novembre a 527 persone e a 341 persone in quella passata. Secondo il memorandum del governo «il numero di arrivi settimanali al ritmo attuale significherebbe circa 10.000-20.000 richiedenti asilo all’anno che arrivano attraverso il confine orientale». Per il governo Orpo, l’esecutivo più a destra della storia della Repubblica nordica con la presenza di ministri di peso dell’estrema destra di Perussuomalaiset (veri finlandesi), questo aumento è imputabile a una «guerra ibrida» che la Russia starebbe conducendo sul confine nord orientale dell’Unione europea come ritorsione verso il sostegno all’Ucraina e l’adesione alla Nato della Finlandia. Il premier conservatore ha parlato di scenario simile a quello registrato, due anni fa al confine tra Bielorussia e Polonia quando si ammassarono al confine migliaia di migranti.

IMMEDIATA la reazione del governo russo che, tramite il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ha parlato di «un tentativo di ritorno alla cortina di ferro» bollando la decisione come una «misura ridondante» perché «lì non c’è alcuna tensione e nessuna minaccia per la sicurezza». Anzi, ha aggiunto Peskov , «potrebbero sorgere tensioni durante la concentrazione di altre truppe al nostro confine». Il riferimento è alle dichiarazioni del governo polacco di inviare propri soldati a supporto della Finlandia per il controllo dei valichi dopo che Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, aveva già inviato 50 propri funzionari nei giorni scorsi. La notizia dell’invio di militari polacchi è però stata smentita in serata dalle autorità finlandesi.

AD ESSERE SMENTITE sono state però anche le dichiarazioni della ministra dell’interno, la «vera finlandese» Mari Rantanen. Per l’esponente di estrema destra il blocco della frontiera è giustificato perché «è bene ricordare che, secondo le stime, solo in Russia sono circa dieci milioni le persone presenti illegalmente nel paese». Una cifra non solo smentita da Mosca ma anche in Finlandia tanto che Rantanen è dovuta correre ai ripari dichiarando che «volevo dire che ci sono circa dieci milioni di stranieri in Russia, di cui circa 1-2 milioni si trovano illegalmente nel paese».

CON LE ELEZIONI presidenziali previste per la primavera prossima e la prima finanziaria del governo di destra fatta di tagli ai sussidi, ai salari e all’assistenza sociale, la questione della frontiera ha spostato l’attenzione dalla manovra di bilancio, in discussione in questi giorni all’Eduskunta (il parlamento finlandese), alla sicurezza nazionale. Per Pargol Miraftabi, esperto legale di Amnesty International Finlandia i discorsi di Orpo sulla chiusura della frontiere sono stati «sconsiderati e ingiusti». Per l’esponente di Amnesty «il governo non è riuscito a giustificare il modo in cui il numero relativamente piccolo di richiedenti asilo cambi la situazione di sicurezza della Finlandia e come migliori chiudendo la frontiera». «La verità – ha concluso Miraftabi – è che la decisione del governo indebolisce i diritti dei richiedenti asilo e aumenta il rischio di gravi violazioni dei diritti umani alla frontiera».