Economia

Trimestre anti-inflazione, «un altro tavolo inutile»

Trimestre anti-inflazione, «un altro tavolo inutile»

L'incontro A palazzo Chigi. Il ministro "delle imprese e del made in Italy" Urso lo ha trovato "soddisfacente". Cgil, Uil e Usb lo criticano. Due mondi diversi e opposti. "Il paniere della spesa fino a natale è insufficiente, serve tassare tutti gli extraprofitti, aumentare i salari, rinnovare i contratti»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 23 settembre 2023

Due mondi paralleli si sono incontrati ieri a Palazzo Chigi per tornare a gravitare nelle loro orbite. Il primo è quello del governo con il ministro delle imprese Adolfo Urso che ha sostenuto l’idea per cui l’inflazione in Italia sia calata di più rispetto alla media Ue. Ma non sembra avere percepito che tale indice è connesso ai salari che restano bloccati da trent’anni e che l’Italia ha avuto il calo dei salari reali più forte e l’aumento dell’inflazione più consistente dall’inizio della guerra russa in Ucraina. Per Urso l’incontro con Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confsal, Cisal, Confintesa, Usb, Confedir, Ciu e Cida «è stato soddisfacente».

Nell’altro mondo, diverso da quello del governo che non riesce ad avere, né la cerca, un’idea realistica del nuovo ciclo inflattivo c’è Maurizio Landini, segretario della Cgil. Ieri, particolarmente mordace con il governo, ha definito il tavolo «finto e inutile, senza novità». E ha aggiunto che non c’è «alcuna risposta all’emergenza salariale siamo di fronte al nulla».

«Per noi – ha detto il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari, dopo l’incontro – un’inflazione di questo tipo significa che sta mangiando tra il 15 e il 20% del potere d’acquisto da due anni a questa parte». La tassa più ingiusta l’hanno pagata, e la stanno pagando, precari lavoratori e pensionati. «Per porre rimedio a questa situazione non c’è alternativa a tassare gli extra profitti e aumentare i salari, attraverso il rinnovo dei contratti collettivi nazionali, compresi quelli di oltre 3 milioni di lavoratori pubblici, di cui il governo ha diretta responsabilità e sui quali non ha ancora messo un euro, e la leva fiscale (conferma decontribuzione, indicizzazione all’inflazione delle detrazioni per i redditi da lavoro e da pensione, detassazione degli incrementi salariali nazionali). Non basta fare appello alle imprese».

«Il governo intende prorogare i bonus già esistenti e soprattutto punta sui redditi medio bassi – ha detto la segretaria confederale, Ivana Veronese – Voi capite che questo è importante, ma noi abbiamo anche tantissime famiglie e lavoratori dipendenti e pensionati che stanno a redditi medi ma che fanno fatica con il caro carburante, il caro energia, il caro libri scolastici e il caro mutui. Le misure che si prospettano non sono misure per noi sufficienti». Sospesa resta la Cisl che ha chiesto che l’accordo che sarà firmato giovedì prossimo sul «trimestre anti-inflazione» non comprenda solo i beni alimentari ma venga allargato a energia, carburante, trasporti, casa. Critica Usb, tra i promotori della legge di iniziativa popolare sul salario minimo legale di almeno 10 euro l’ora. È una risposta a chi «percepisce stipendi da fame».

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