Quando l’esercito israeliano si è ritirato ieri mattina dal campo profughi di Nour Shams (Tulkarem), si è compreso quanto il raid militare sia stato simile a quello che aveva compiuto lo scorso luglio nel campo di Jenin. 13 palestinesi sono stati uccisi, tra cui cinque minori. Non erano tutti combattenti, precisavano ieri gli abitanti di Nur Shams camminando nelle strade sventrate e tra le macerie di palazzi distrutti in parte o totalmente dal passaggio dei mezzi blindati, dai razzi anticarro e dalle raffiche di mitragliatori pesanti. L’esercito ha usato anche i droni kamikaze. Fino a ieri sera in gran parte del campo mancava l’elettricità. Nei combattimenti sarebbero rimasti feriti alcuni soldati. Ieri sono stati uccisi altri due giovani palestinesi, uno a Huwara e un altro a Betunya. Nei rastrellamenti in vari centri della Cisgiordania sono state arrestate 80 persone, in particolare a Betlemme e Hebron. Manifestazioni si sono svolte nelle città palestinesi, chiuse e circondate dall’esercito, dopo l’appello di Hamas alla mobilitazione. A Gerusalemme, presidiata da ingenti forze di polizia, le preghiere del venerdì sulla Spianata delle moschee si sono concluse senza incidenti.