Trecento milioni per i pubblici, e via al tavolo dei chimici
Contratti Anticipazioni su possibili risorse per il rinnovo all'Aran, ma i soldi sono pochi. Nel privato riparte proprio la categoria del presidente di Confindustria Squinzi. E Poletti è pronto a soddisfare una richiesta della Cisl: "Detassiamo il secondo livello"
Contratti Anticipazioni su possibili risorse per il rinnovo all'Aran, ma i soldi sono pochi. Nel privato riparte proprio la categoria del presidente di Confindustria Squinzi. E Poletti è pronto a soddisfare una richiesta della Cisl: "Detassiamo il secondo livello"
Dopo gli scontri dei giorni scorsi qualcosa sembra muoversi sul fronte dei contratti. Da non meglio specificate “fonti governative” è arrivata la notizia che potrebbero essere stanziati 300 milioni di euro per il rinnovo dei pubblici, fermi dal 2009 e su cui si è pronunciata qualche mese fa la Corte costituzionale.
La cifra dovrebbe essere postata nella legge di Stabilità, ma attenzione è molto bassa: le fonti governative spiegano che si tratta solo degli aumenti del 2016, anche se il rinnovo sarà triennale, e che «risente dell’inflazione, che viaggia ancora su livelli bassi». Insomma, al primo incontro tra sindacati e Aran, martedì prossimo, potrebbero scattare scintille. Intanto, comunque, si concorderà l’applicazione della riforma Brunetta, che prevede la riduzione a massimo quattro comparti per il pubblico impiego.
Una smossa cominciano a darsela anche i privati, e in particolare i chimici, che, va detto, hanno una consolidata e storica tradizione di contrattazione piuttosto serena (non in senso renziano) con la controparte. Federchimica ha fissato con i sindacati un incontro per mercoledì prossimo. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec chiedono per gli oltre 171 mila addetti del settore un aumento di 123 euro per il triennio 2016-2018, e anche però di «rafforzare ed estendere il secondo livello di contrattazione in un quadro di relazioni industriali sempre più partecipative», che «dovranno coinvolgere sempre più lavoratori, a partire dal confronto preventivo sui piani industriali, finanziari e gestionali dell’impresa».
Al centro del negoziato anche la richiesta di «disinnescare il Jobs Act per quel che riguarda i licenziamenti collettivi nei confronti dei nuovi assunti»: si punta al ripristino della legge 223 del 1991. Miglioramenti si chiedono anche riguardo ai provvedimenti disciplinari e sul controllo a distanza.
Dal governo, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha confermato l’intenzione di «prendere una iniziativa» se non si arriverà a un’intesa tra le parti sui contratti. Intanto, sembra sia stata accolta una richiesta della Cisl: Poletti ha spiegato che «nella legge di Stabilità ci sarà il tema di una fiscalità di vantaggio per i contratti che valorizzano la produttività e il welfare aziendale».
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