Tra vigneti e lavanda si insinua la fiamma
Francia Nel villaggio provenzale di Lourmarin riposa Albert Camus e al secondo turno la sinistra batte il Rassemblement national. Il candidato socialista, in nome della moderazione, perde però il collegio della Sud Vaucluse, dove non tutto è sole e amore
Francia Nel villaggio provenzale di Lourmarin riposa Albert Camus e al secondo turno la sinistra batte il Rassemblement national. Il candidato socialista, in nome della moderazione, perde però il collegio della Sud Vaucluse, dove non tutto è sole e amore
Albert Camus riposa in pace o forse riposa e basta. La sua tomba è grigia come una nave da guerra, nessun fiore, un’edera che salta fuori ovunque, una pietra più chiara, una scritta nera, Albert Camus 1913-1960. Solo tre anni prima l’autore della Peste aveva vinto il Nobel per la Letteratura, riconoscimento che aveva più volte chiesto per lo scrittore dissidente Boris Pasternak. Ora, qui, la tomba di Camus sta a sinistra, in fondo al cimitero di Lourmarin, nel parco del Luberon, che in una legittima semplificazione turistica è solo Provenza e tutto è Francia. Qui qualche anno fa, nel 2006, hanno girato un bel film, Un’ottima annata e da quel giorno nel Luberon tutto è diventato vigneti e lavanda, sole e amore.
COME ACCADE SEMPRE, è ovvio che la realtà sia decisamente più complessa. Domenica, ballottaggio delle Legislatives 2024, a Lourmarin la sensazione di un voto epocale non si avvertiva, per dirla tutta neppure c’era la sensazione che le urne fossero aperte: al Tabac del villaggio la solita valanga di quotidiani (vive la France che ha ancora valanghe di quotidiani) annunciavano la vittoria della Fiamma di Jordan Bardella e della sua matrigna politica Marine Le Pen, nei cafè sulla piazza, sotto le foto di Camus con l’immancabile sigaretta moscia tra le labbra, si discorreva di Francia contro Spagna, football ed Europei, certo non dell’Europa che verrà. Nello scorrere lento del villaggio di Camus a vincere il ballottaggio è un socialista, Patrick Blanes, rappresentante (decisamente) moderato di quel Nouveau Front Populaire che ha rovesciato i pronostici, battuto la destra, conquistato la maggioranza relativa in una assemblée che oggi la maggioranza dei giornali conservatori, Le Figaro in testa, già bollano come «ingouvernable», ingovernabile.
RESTIAMO NEL VILLAGGIO dove si ritirò dopo il Nobel e dove riposa Camus: qui il frontista Patrick Blanes ha preso 367 voti e qui, almeno qui, ha battuto Bénédicte Auzonal, del Rassemblement National. Lei nel villaggio, almeno qui, si è fermata a 293 voti, malgrado avesse affisso manifesti ovunque, anche sotto al castello di Lourmarin, bionda chioma, sorriso d’ordinanza, il tit-toker Bardella alle sue spalle, la fiamma di Rn a scaldar le mani religiosamente giunte sotto il busto. Ora però non lasciatevi illudere, Lourmarin sta nel Sud Vaucluse, seconda circoscrizione e qui alla fine e alla faccia del nostro villaggio, l’hanno spuntata i fascisti francesi e all’assemblea andrà Bénédicte e ora al buon Blanes non resta che dire «son stato battuto, ma non abbattuto», il 56, 92% delle preferenze sono finite alla candidata di Rn e il 43,08% a lui. Non è una gran consolazione, ma forse è più utile capire cosa non ha funzionato.
La Sud Vaucluse non è (solo) vigneti e Francia, lavanda e villaggi per letterati, il collegio comprende paesi come Cavaillon, Bonnieux, la capitale dell’antiquariato Isle-sur-la Sourge, è campagna, centri rurali e insieme agglomerati urbani non abbastanza piccoli per trascurare i disagi delle periferie, è giovani disorientati e annoiati e anziani in ritiro, preoccupati e pure loro annoiati. È immigrati che tra le vigne lavorano e sperano in un futuro migliore e si confrontano tutti i giorni con quella Francia agricola che delle rivoluzione, dalla Bastiglia a Mélenchon, ha sempre diffidato per poi opporsi fieramente.
TORNANDO AL NOSTRO villaggio e al cimitero di Lourmarin, sembra piuttosto legittimo dire che ad Albert Camus, antifascista dichiarato e militante, Jean-Luc Mélenchon non sarebbe comunque piaciuto, non gli sarebbe piaciuto affatto. Forse avrebbe cercato di dialogarci, come faceva anche violentemente con il compagno Jean Paul Sartre, uniti nel concetto di uguaglianza, divisi da una differente idea di libertà. Idee diverse che in fondo sono le differenze che oggi ritrovi nel Nouveau Front Populaire, nei giudizi netti e a tratti anche troppo netti del comunista Mélenchon e in quelli dei suoi alleati più moderati. E allora anche seguire la vigilia elettorale del nostro Blanes, socialista «battuto, ma non abbattuto» ha un suo perché.
Come giovedì sera, al grande mercato di Cavaillon, tra legumi e ortaggi, una cinquantina di militanti, «in un’operazione – diceva il candidato – che ha lo scopo di convincere gli elettori moderati, nella speranza di vincere contro la Rn uscente, Bénédicte Auzanot, perché la Francia non cadrà mai in mano ai fascisti». E poi via a parlare di «sanità, liquidazione giudiziaria della clinica Synergia Luberon, ruralità, piano vecchiaia, sviluppo delle case di cura», ma sempre con convincente moderazione. Ovviamente senza dimenticare di parlare di «sicurezza», cavallo di latta e spauracchio del bamboccione Barella e dei suoi camerati di Rn.
ECCO ANCHE IN QUESTA moderata ambiguità le destre, ovunque esse siano, trovano alla fine ampi spazi di consenso. Quel che accadrà alla Francia si saprà tra due o tre giorni, lo racconterà il presidente Macron, gli elettori lo hanno già detto. Piazza della Republique scoppia di lacrime e di gioia, ma quella è Parigi. A Lourmarin c’è il sole e anche al crocevia del villaggio senti il profumo della lavanda. «La libertà non è che una possibilità di essere migliori, mentre la schiavitù e certezza di essere peggiori». Lo scriveva quell’uomo nella foto, con la sigaretta moscia tra le labbra. Chissà se avrà trovato un po’ di pace almeno ora.
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