Le solite situazioni che purtroppo hanno bisogno di una definizione giuridica per evitare equivoci e probabili abusi. Nel linguaggio politico si chiamano questioni sensibili e quando si votano secondo libertà di coscienza, a meno che i partiti non abbiano abbracciato posizioni ideologiche.

Da quando si conosce un po’ meglio la natura umana la scienza ha fornito possibilità di realizzare desideri. Come cinquant’anni fa ci fu chi condannava il dottor Barnard che osava trapiantare il cuore, così da quando abbiamo capito che anche sperma e ovuli possono essere trapiantati, abbiamo sperimentato ben più forti traumi che ci portano fuori da ciò che consideravamo “naturale”, mentre era solo tradizionale. Perché che la famiglia sia “per natura” benedetta da un figlio concepito in momenti di fusione amorosa è vero senza prescindere da tutte le gioie e i disastri che succedono nel contesto della famiglia non sempre così esemplare.

Storicamente i figli erano legittimi o bastardi e fino a tutto il Rinascimento i padri potevano associarli in nome del ‘sangue del mio sangue’ alla famiglia regolare senza problemi, mentre nell’Ottocento diventano realmente illegittimi, “figli di padre ignoto” secondo il costume della borghesia del maschio fedifrago e giustificato. Oggi si nasce “per caso” – anche da noi, ma soprattutto a danno delle donne dei paesi poveri -, “per ideologia” – secondo la morale di alcune chiese o il perbenismo tradizionale – ma sempre più “per desiderio”.

Anche la contraccezione e, diversamente, l’aborto (dove non è più clandestino) comprovano che gli umani sono esseri desideranti: la sessualità come realizzazione di sé nella relazione dei corpi (e delle anime?), un ambito che prescinde dal genere di uomini o donne. Verrebbe dalla forza delle donne l’obbligo morale del consenso nella relazione, nei suoi preliminari, nel suo valore: dallo stalking allo stupro l’atto violento è reato. Ma dove c’è consenso? Forse a molti farebbe comodo risolvere con il codice, capitolo “devianze” e sadismi, ma dove si dà consenso, l’individuo è libero.

I figli però arrivano. Meglio se desiderati. Ma, se non c’è possibilità di corrispondere al desiderio o alla pulsione che spingono a procreare, sorgono problemi gravi, perché i bambini che ai nostri giorni nascono da pratiche “terapeutiche” non debbono essere considerati “diversi”, perché “naturalmente” sono sempre (almeno finché non sarà inventato l’utero artificiale) usciti allo stesso modo dal grembo di una mamma. Siccome questi nuovi nati sono tanti e sono già grandi, il problema è già da tempo oggettivamente reale. E non si possono negare riconoscimenti paritari delle anagrafi.

Ma il fenomeno quantitativo induce ad approfondire: il grande problema etico è insolubile se lo chiamiamo “l’utero in affitto” (anche perché basterebbe, come si fa a livello internazionale, obbligare alla gratuità), ma la vera questione è la paternità. Perché le coppie lesbiche ricorrono alla fecondazione assistita e seguono normali gravidanze, anche se il riconoscimento giuridico della seconda mamma anagraficamente sarebbe senza problemi.

E’ il desiderio di paternità che fa problema per la coppia gay: possono due uomini conviventi desiderare un figlio?

Certamente sì. Ma, questa volta, la differenza è uomo: desidera il figlio, ma non lo può partorire. Lo statuto del suo ruolo deve riconoscere la mancanza di potere nella vita che, per l’umano – dell’animale non si sa – sta nella riproduzione.
Teoricamente – se il femminismo è filosofia – una donna non lo definirebbe potere, come è stato fissato dai ruoli costituiti del patrimonium e del matrimonium fino ai figli legittimi o illegittimi (e anche maschi o femmine, a prescindere dall’affetto) non lo mercificherebbe, ma potrebbe liberamente farne un dono. Il rispetto tra gli umani che parte dai corpi, come ben sanno i medici, dovrebbe evitare anche l’umiliazione (soprattutto per il corpo maschile) del corpo nella prostituzione.

Avete sentito le risse dei talk show con maschi furibondi che se la prendono con l’utero in affitto. Nessuno che dica che basta vietare il mercato. Nessuno degli altri uomini che si interroghi “che si fa se due di noi vogliono un figlio? Sono buoni padri? Sono io un buon padre? Che cosa vuol dire per me essere padre se uno di noi maschi si accorge di volere un figlio senza avere una donna?” Uomini di buona volontà glielo spiegate al reazionario che vieta tutto a tutti?