Da quando esiste il libero mercato per contratti di luce, gas, telefonia, internet, ci sono giornate in cui ho nostalgia del monopolio. Allora avevi sì la percezione di essere tartassato, la consapevolezza di non potertene andare sbattendo la porta, ma quel che succede adesso è una via crucis, per l’utente.

Personalmente, ogni giorno ricevo in media venti telefonate da numeri sconosciuti che un pietoso servizio installato sullo smartphone mi avvisa essere spam, per cui non rispondo. Quando lo faccio, consapevole che quelli che stanno al di là del telefono sono a loro volta sottoposti a un tartasso, e dico «Grazie, ma non mi interessa», nel migliore dei casi rinunciano subito, nel peggiore diventano aggressivi e urlano «Ma lei non capisce, non sa».

Molte compagnie seguono una politica punitiva per il cliente fedele, nel senso che le tariffe più allettanti le applicano ai nuovi arrivati, mentre a quelli vecchi rifilano gli aumenti più consistenti. Succede così che, quando controlli e ti accorgi di pagare il doppio degli altri, te ne vai verso chi ti offre condizioni migliori, e quindi è tutto un andare e venire da questo e da quello.

Di recente mi è capitato con Enel Energia. Avevo un contratto bloccato e molto conveniente che, in vista della scadenza, mi comunicano che sarebbe stato aggiornato a tariffe superlative, tipo 2,3 euro al metro cubo di gas.

Sono scappata a gambe levate. Cambio gestore e che fanno quelli di Enel? Mi fanno chiamare da una gentile signora sul numero fisso di casa, cosa che mi sembrava di essere tornata al 1999, che mi propone una tariffa inferiore, rispetto al 2,3 euro al metro cubo di gas, del 65%. Al che le chiedo perché quell’offerta non me l’hanno fatta prima che me andassi, e lei mi risponde che è per i nuovi clienti. Allora le dico «Mi tolga una curiosità, per favore. Lo so che non dipende da lei, ma che razza di politica aziendale è la vostra? Così perdete i clienti invece di fidelizzarli». Lei sospira e risponde: «Sono d’accordo con lei. Credo che lo facciano per far girare il mercato».

Far girare il libero mercato significa che ogni utente diventa una trottola che investe tempo ed energia per inseguire le offerte, cercare su qualche sito di comparazione la tariffa migliore, al che poi ti richiamerà un addetto che ti propone questo e quello, e tu devi decidere se fidarti o no, e avere studiato dove può infilarsi la fregatura, e così impari, di migrazione in migrazione, a districarti fra le mille voci di una bolletta, che mica basta guardare il costo della materia prima, in quanto ci sono le fasce orarie, i prezzi di trasporto e gestione, il costo medio unitario e quello della spesa per materia energia, gli oneri e le imposte, le quote fisse e quelle variabili, insomma una pletora di dettagli che, invece di facilitare l’esistenza, la complica, come se non avessimo già abbastanza da fare.

Se trasporto questo sistema in un mondo figurato e immaginifico, vedo gli utenti e i consumatori come prede che ogni giorno devono difendersi da attacchi, tranelli, blandizie, chimere, neanche fossero tanti Odisseo che stanno per varcare lo stretto di Scilla e Cariddi, e prima devono resistere ai richiami delle Sirene che gli dicono «Vieni, vieni, vieni qui, vieni a noi! Arresta la nave, se vuoi udire la voce di noi due», e dopo si trovano «Di qua Scilla, di là la chiara Cariddi che faceva il tremendo rib rid roìd con l’acqua salsa del mare: e come pignatta sopra un grande fuoco, brontolava rimescolandosi, tutta rutti».

A Ulisse i rutti di Cariddi, a noi quelli del libero mercato. Che poco eroica fine, la nostra.

mariangela.mianiti@gmail.com