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Tra i giovani Usa la politica ora è cool. E il loro voto vale

Tra i giovani Usa la politica ora è cool. E il loro voto valeNewtown, Connecticut, agosto 2018: giovanissime in piazza contro la proliferazione di armi negli Stati uniti – Christian Science Monitor

Stati Uniti Elezioni di midterm, boom di registrazioni contro Trump e la lobby delle armi

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 14 ottobre 2018

Negli Stati Uniti, in vista delle elezioni di midterm che si terranno il 6 novembre, continua l’incremento di registrazioni al voto da parte dei giovani americani. Secondo analisi come quella pubblicata dal New York Times, o della società di sondaggi degli elettori democratici TargetSmart Communications, i giovani adulti costituiscono la percentuale maggiore di nuovi registrati al voto, tendenza cominciata a metà febbraio dopo il mass shooting avvenuto nella scuola superiore Stoneman Douglas High School, a Parkland, in Florida, che ha dato vita al movimento contro le armi Never Again.

IN QUELL’OCCASIONE i ragazzi sopravvissuti al massacro non si sono limitati a organizzare veglie ma hanno dato vita a una serie di proteste basate su un concetto semplice: il problema dei mass shooting sono le armi, che vanno limitate, e noi non voteremo nessun politico che non si impegni in questo senso e nessun politico che abbia un legame con la National rifle association (Nra), la lobby delle armi Usa.

Never Again è stato un notevole motore propulsore, ma la svolta verso l’impegno politico dei giovani americani si era già vista ai comizi di Bernie Sanders durante le primarie democratiche del 2016, e ora continua con i giovani candidati socialisti, come la 28enne e già iconica Alexandria Ocasio-Cortez, che a New York ha battuto un candidato di ferro dell’establishment.

Le analisi più recenti rilevano che i giovani tra i 18 e i 29 anni non solo si registrano a un ritmo più elevato, ma stanno anche votando a un tasso più alto; l’affluenza al voto per queste primarie tra i giovani elettori è aumentata in media del 4% rispetto alle primarie di midterm del 2014, ed è più che raddoppiata in alcuni Stati chiave, come la Pennsylvania, dove Trump aveva vinto agevolmente e che a novembre sceglierà senatore, governatore e deputati. In Pennsylvania la registrazione dei giovani è aumentata di 10 punti, e l’elettorato giovane costituisce quasi il 60% di tutti i nuovi iscritti.

Uno scenario simile anche per altri Stati come l’Arizona (+7,6 punti), la Florida (+7,9), l’Indiana (+6,8), il Michigan (+7,5), Wisconsin (+5.7) e New York (+10.7). In Stati come il Minnesota (+6.5) e Colorado (+2.8), l’esito del midterm dipende da una manciata di voti, poche migliaia o meno, e l’aumento della partecipazione giovanile potrebbe rivelarsi decisivo.

«MI SONO ISCRITTA AL VOTO mesi fa – racconta Katleen, 20 anni, studentessa all’università di Fort Lauderdale, in Florida – Non mi ero mai occupata attivamente di politica, ma vivo a pochi chilometri da Parkland, e il mass shooting mi ha sconvolta, perché stupidamente non credevo potesse capitare a noi, forse per la vicinanza ma mi sono sentita chiamata in causa. Sono andata ai cortei e ho visto questi ragazzi più giovani di me tremare di paura e di rabbia e dire le uniche cose sensate che abbia mai sentito dire politicamente e loro mi hanno convinta ad occuparmi di politica. Ora credo di avere le idee molto chiare: voterò per chi protegge i cittadini invece che i venditori di armi, parto da qui».

«Scusami se divento prolissa, ma quando parlo di politica mi appassiono – comincia a dire Taylor, 21enne di Portland, Oregon, che studia a Los Angeles ed è un fiume di parole -. Prima dell’era Trump, cose come l’evoluzionismo, il sesso sicuro, i diritti Lgbtq, delle donne, umani, l’istruzione, non erano questioni di parte; non so se ridere o piangere ma sono così profondamente e incredibilmente arrabbiata che devo fare qualcosa».

«IL PROBLEMA PIÙ GRANDE ora è la conferma di Brett Kavanaugh come giudice della Corte suprema – prosegue – o piuttosto ciò che la sua conferma rappresenta. Dobbiamo fare il possibile per riparare il danno che noi, come elettorato, abbiamo subito, e andare a votare. Conosco molti coetanei che voteranno. Le persone della mia età spesso si sottovalutano, dicono di non sapere molto di politica, ma ora bisogna solo saperne abbastanza per votare per il minore dei due mali. Questa non è una cosa stupida da fare, semmai è efficiente, meglio che non votare affatto».

Owen frequenta l’ultimo anno di liceo, ha compiuto 18 anni a inizio settembre e si è subito registrato per votare in New Jersey, dove vive. «Sono sempre stato interessato alla politica, non vedevo l’ora di potermi registrare – dice -. La politica ha sempre un effetto sul futuro e crea il passo successivo. La cosa diversa in queste elezioni di medio termine è che la posta in gioco è considerevolmente alta. Il Paese è diviso, soprattutto dopo la nomina di Kavanaugh. La presidenza è già controversa, e queste elezioni sono cruciali sia per i democratici che devono conquistare la maggioranza (come spero che accada) in modo da opporsi all’amministrazione Trump, che per i repubblicani per portare avanti il loro programma. Con i miei amici – continua – abbiamo sempre parlato di politica, ma lo facciamo molto più da quando Trump è stato eletto, anche se molti non sono ancora maggiorenni e non potranno votare».

«A scuola, nello sport, parliamo sempre di politica – dice Joanna 19enne di una zona proletaria di Denver, Colorado – Ora se non sai di politica sei tagliato fuori dalla conversazione. Mi sono registrata e andrò a votare perché è dovere della mia generazione aggiustare le cose. Sono in gioco i diritti di tutti: donne, minoranze, Lgbtq, ambiente. Non capisco come si possa lasciare carta bianca a questa amministrazione. È vero, tra i miei coetanei ora occuparsi di politica è cool, va di moda, ma questo non vuol dire che il nostro voto avrà meno valore a novembre, i politici farebbero bene a prenderci sul serio».

«IO SONO FORTUNATO, entrambi i miei genitori sono attivisti – afferma Brian, 22enne di Madison, Wisconsin, città universitaria e centro dell’attivismo pacifista durante la guerra del Vietnam – e mi hanno sempre parlato di politica, ho foto mie in passeggino alle manifestazioni dell’era Bush; i miei genitori non avranno fermato la guerra in Iraq, ma hanno eletto Obama. Ora è il mio turno di fare la differenza. Con i miei amici questa estate siamo andati a Chicago per un comizio dei ragazzi di Parkland. Hanno girato tutti gli Usa per sensibilizzare i giovani al voto, parlavano principalmente di controllo delle armi, e mi sembra un buon punto di partenza per scegliere un candidato: assicuriamoci che non sia legato alla Nra, poi che non sia un negazionista dei cambiamenti climatici, un razzista, un misogino, un omofobo…».

«CIÒ CHE MI INTERESSA in politica sono le opportunità di fare del bene e aiutare i meno fortunati attraverso la politica – afferma Matteo, 18enne newyorchese che vive e studia a Washington -. Sfortunatamente il governo degli Stati uniti in questo momento è troppo concentrato su drammi insensati, invece di servire il Paese, e l’unico modo per risolvere ciò è votare nuovi senatori. La politica entra continuamente nei discorsi con i miei amici, purtroppo in questo momento le discussioni politiche tendono ad essere polarizzate, c’è molto risentimento verso i repubblicani, e questo è un problema perché porta le persone ad evitare discussioni profonde, per paura. I miei amici voteranno – conclude -, molti di loro sono impegnati nelle campagne per portare i giovani a votare; non conosco le opinioni politiche di tutti, ma posso dire con certezza che la maggior parte di noi voterà democratico».

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