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Tra guerra e cavallette, lo Yemen riparte dai campi

Tra guerra e cavallette, lo Yemen riparte dai campiYemen, contadini raccolgono acqua da un pozzo

Golfo Intervista a Salah Hassan (Fao): «Con molte persone senza salario, l’agricoltura è una delle principali fonti di sussistenza, malgrado l’elevato costo dei combustibili e la carenza d’acqua potabile»

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 27 luglio 2019

Poteva mancare, in Yemen, il flagello biblico delle cavallette? No. La Fao (agenzia delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura) avverte che le locuste del deserto (schistocerca gregaria) potrebbero provocare nei prossimi mesi gravi danni all’agricoltura yemenita ma anche a quelle di Sudan, Eritrea, Somalia, Etiopia, fino al Kenya. Il monitoraggio e l’intervento sono ostacolati dall’insicurezza e dalla mancanza di mezzi. La Fao ha stanziato risorse ma lancia un appello pressante.

Salah Hassan, rappresentante dell’agenzia nel paese che soffre attualmente la più grave crisi umanitaria mondiale, spiega: «Siamo impegnati a identificare le aree di riproduzione e a intervenire in collaborazione con le autorità locali».

Quali? Lo Yemen è controllato e amministrato in alcune aree dal governo pro-saudita, in altre dai guerriglieri houthi.

Il conflitto e la parallela esistenza di un governo ufficiale e un’autorità de facto sono sfide molto serie. Ci coordiniamo con entrambi, a tutti i livelli.

Come resiste l’agricoltura yemenita alla guerra ininterrotta dal 2015?

Nella gravissima crisi degli ultimi anni, che comprende il mancato pagamento dei salari per molte persone, l’attività agricola tradizionale è una delle principali fonti di sussistenza, malgrado l’elevato costo dei combustibili, il problema dei trasporti e l’insicurezza. La Fao lavora con le autorità, le comunità, le ong fornendo sementi, input, energia rinnovabile per i sistemi irrigui, attrezzature produttive. Il programma comunitario Cnam si occupa del sostegno nutrizionale ai settori più vulnerabili, in particolare i bambini sotto i 5 anni e le donne incinte e che allattano.

Ci sono spostamenti di popolazione verso le città?

Prima del 2015 la miseria e la fatica erano causa di inurbamento. All’inizio del conflitto, con i pesanti bombardamenti sulle città, tanti hanno cercato scampo nelle aree rurali. Molte comunità si sono assunte il peso dei nuovi arrivati; le appoggiamo con i progetti cash for work. Nel frattempo, scarsità idrica e aumento dei prezzi degli input agricoli (acqua, concime, prodotti fitosanitari, ndr), tra gli altri fattori, hanno obbligato altri agricoltori a spostarsi in città.

Lo Yemen è il quartultimo paese al mondo per disponibilità di acqua pro capite, anche per l’impatto della crisi climatica. Ci sono conflitti per questa risorsa?

Il 90% degli yemeniti non ha acqua a sufficienza e il 60% non ha accesso ad acqua potabile e sistemi igienico-sanitari. L’agricoltura usa il 90-93% delle risorse idriche, con sistemi irrigui non efficienti. Questi fattori determinano conflitti anche sanguinosi. Ma sono molte le storie positive, grazie alla creazione di associazioni di utenti con un’importante presenza femminile, come la al Malakha nell’area controllata dagli houthi. Nell’area di Tihama lungo il wadi (torrente) Rimaa, oggetto di 16 casi di crisi, si lavora anche a misure di mitigazione dei cambiamenti climatici.

Anche la coltura del qat, la droga dei poveri, divora acqua.

È un problema difficile da risolvere ma incoraggiamo coltivazioni alternative. Sono state un successo l’introduzione della nutriente quinoa, la creazione di serre per produrre di più e con meno acqua, la piantumazione di varietà fruttifere resistenti come mandorli e ulivi.

Come si interviene in una situazione idrica così estrema da minare nutrizione e possibilità di reddito?

Riabilitando i canali di irrigazione. Ripristinando tecniche tradizionali di raccolta dell’acqua. Organizzando i gruppi di fruitori. Diffondendo la soluzione delle pompe solari.

Come si rende meno improba la fatica di produrre cibo?

Le pompe, ad esempio, alleviano la quotidiana corvée del trasporto di acqua da lunghe distanze, sulla testa delle donne o con gli animali. È importante poi la fornitura (insieme alle sementi migliorate e ad altri input) di adeguati attrezzi agricoli e per la trasformazione dei prodotti.

Donne e agricoltura, anche in Yemen un binomio cruciale.

Con la guerra che ha fatto partire molti uomini verso il fronte, la percentuale delle donne attive in agricoltura è salita a oltre l’80%. Alleggerire i loro pesi e dare loro empowerment e reddito è una nostra priorità.

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