Tra ansia e tragedia, i personaggi borghesi e disfunzionali di Peter Cameron, visitati con humour
Peter Cameron ha più volte menzionato il debito che sente di avere nei confronti di un altro scrittore americano, Joe Bainard, morto nel 1994, l’autore di I Remember, un testo costruito su una lunga sequenza di brevi annotazioni, in cui l’io narrante ripercorre in ordine sparso, pagina dopo pagina, la propria esistenza attraverso i ricordi minuti, apparentemente caotici, di cui è composta.
Ma la sua attenzione nei confronti dei dettagli della vita quotidiana lo ha fatto piuttosto paragonare alle romanziere inglesi Barbara Pym e Margaret Drabble, mentre i suoi dialoghi asciutti e allusivi ricordano Henry James.
Arrivato al successo grazie a una speciale capacità di cogliere i turbamenti e le inquietudini degli adolescenti, Cameron è diventato con il suo romanzo Un giorno questo dolore ti sarà utile un ‘classico’ della letteratura young adult.
Pubblicò il primo racconto nel 1983 sul New Yorker, portavoce di una élite cosmopolita e progressista, in prima linea nella battaglia per i diritti civili: «Memorial Day», ora raccolto nel volume Paura della matematica (Adelphi 2008) evidenzia la precocità della concentrazione di Cameron sul mondo giovanile, i cui componenti sono spesso testimoni e vittime perlopiù rassegnate della lenta deriva della tradizione culturale americana, e della disgregazione del tessuto familiare. Eterosessuali o gay che siano, le famiglie dysfunctional di Cameron esprimono una fragilità accettata dai suoi componenti con una buona dose di indifferenza.
Da poco in libreria, l’ultima raccolta dei suoi racconti – Che cosa fa la gente tutto il giorno? (traduzione di Giuseppina Oneto, Adelphi, pp.188, € 19,00) esibisce elementi di humour spinti a volte fino al grottesco, stemperando in apparenza le vicissitudini dell’esistenza. Nel racconto che dà il nome alla raccolta, il giovane Mark assiste passivamente alle complicate acrobazie della sua famiglia: la madre divorziata va a nuotare, più o meno di nascosto, nella piscina del padre e della sua nuova compagna, mentre Diane, la studentessa babysitter che accudisce il bambino più piccolo, nato dal nuovo legame, è complice della madre di Mark; il che non le ha impedito di essere l’amante del padre di lui.
In alcuni racconti come «Il taglio di capelli di Freddie» o «Archeologia», l’impronta quasi parodistica non evita l’incombere del vuoto e l’approdo alla solitudine del protagonista; ma in altri racconti per esempio in «Prova a rilassarti», non è del tutto esclusa la possibilità di approdare a nuove e più felici esperienze.
La vita dei personaggi di Cameron è futile e fragile allo stesso tempo, scombinata più che devastata, fonte di ansie più che di tragedie, anche se la presenza angosciosa della morte non è estranea alle sue pagine: ad esempio, in «Aria» (il racconto che dava il titolo alla raccolta originale), la morte per Aids del protagonista Michael sconvolge la vita della narratrice Melanie e di Rudy, il compagno di Michael.
L’unica traccia concreta che sembrerà rimanere del morto è una gatta impaurita, ‘ereditata’ dalla giovane donna. Gli animali svolgono anch’essi un ruolo nei racconti di Cameron, la cui estetica un po’ minimalista assume connotazioni tragicomiche nel racconto «Il cane segreto»: siamo in un’America borghese arida e notturna, dove la visita al supermarket con l’amato cane è l’unica fonte di consolazione per il protagonista.
Può apparire sorprendente che per l’exergo di Che cosa fa la gente tutto il giorno? Cameron si sia servito di una citazione tratta dal Frankenstein di Mary Shelley, opera allucinata e terrificante. La citazione riguarda l’acquisizione del linguaggio umano da parte del mostruoso protagonista, mentre spia di nascosto l’esistenza quotidiana della famiglia che abita un cottage alpino.
Certamente con strategie e finalità diverse, Cameron cerca anche lui, furtivamente, di penetrare la vita dei suoi personaggi, per rintracciarvi un ultimo barlume di significato, e forse un sottilissimo filo di speranza.
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