Tobias Wolff, fuoco alle polveri, alle soglie del Vietnam
Alias Domenica

Tobias Wolff, fuoco alle polveri, alle soglie del Vietnam

Scrittori statunitensi «Il ladro di caserma», da Racconti edizioni
Pubblicato circa un anno faEdizione del 8 ottobre 2023

Chi fosse alla ricerca di un testo contemporaneo adatto a insegnare i principi base della narratologia, troverebbe nella novella di Tobias Wolff, The Barracks Thief, un prezioso strumento didattico. Apparsa originariamente nel 1983 sulla rivista «Granta» assieme a racconti di autori come Richard Ford, Raymond Carver, Bobbie Ann Mason, Frederic Barthelme, Carolyn Forché e altri cosiddetti dirty realists, la novella di Wolff è in realtà molto più di un esempio illustre di «realismo sporco» (ammesso che questa categoria abbia un senso).

Ancor prima che dal desiderio di raccontare una storia ambientata a metà tra un campo di addestramento di paracadutisti in procinto di partire per il Vietnam (siamo nell’estate del 1967) e un’anonima, squallida America suburbana, Wolff sembra mosso dalla curiosità di scoprire come raccontarla. Una opzione sarebbe di focalizzandosi su Philip Bishop, il personaggio che ha maggior spazio e cui l’autore assegna il compito di narrare due sezioni in prima persona, ma che non è il ladro della caserma.

Ma allora perché questo titolo? In risposta all’implicito quesito Wolff concede una sezione importante anche a Lewis, il ladro, per poi tornare in conclusione alla prospettiva di Philip, che ci parla da un tempo in cui il Vietnam è ormai un ricordo e i suoi due compagni di allora, Lewis e Hubbard, sono svaniti nel nulla. Ognuna di queste scelte narrative è discutibile, ma è proprio questo che rende il racconto vivo. Si ha l’impressione costante che, per quanto arbitrario, ogni dettaglio del testo sia frutto di un labor limae analogo a quello del sergente maggiore della storia, che parlava «in modo penosamente lento e agitato, come se ogni singola parola fosse un pesce che doveva catturare a mani nude».

Già apparso nel 2002 per Einaudi, col titolo Il colpevole, il testo di Wolff è riproposto ora da Racconti edizioni nell’identica traduzione di Angela Tranfo e con una introduzione di Marco Peano: Il ladro di caserma (pp.114, € 13,00). Non è agevole indicare quale sia il tema dominante del racconto. Uno è certamente quello della responsabilità e del suo rapporto col principio di autorità, in un mondo dove i padri sono assenti, defunti, o falliti. L’evento spesso identificato come centrale, e che vede Lewis, Bishop e Hubbard costretti a far la guardia a un deposito di munizioni la stessa sera in cui un incendio scoppia sulle colline circostanti, è certamente leggibile in chiave allegorica. I tre hanno l’ordine di sparare a chiunque si avvicini, e ai i poliziotti che gli consigliano di abbandonare la postazione rispondono ragionando più con l’arroganza trasmessagli dai fucili che con la testa.

Nelle pagine finali del racconto Bishop, ripensando a quel giorno, sembra aver capito di essersi sbagliato. Sarebbe bastata una scintilla «e avrebbero sentito la terra tremare. Sarebbe stato un bel botto». Ma non c’è stato nessun bang. Come per gli uomini vuoti di T.S. Eliot, anche per Bishop il mondo non finisce con una esplosione, ma con un piagnisteo.

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