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Titan e Titanic, il sottomarino svanito nelle profondità dell’immaginario Usa

Titan e Titanic, il sottomarino svanito nelle profondità dell’immaginario UsaUn modellino di 12 metri del Titanic – Ap

Stati uniti In corso le ricerche dell'imbarcazione: 5 passeggeri a 3.800 metri sotto la superficie del mare. Ossigeno solo per 96 ore

Pubblicato più di un anno faEdizione del 21 giugno 2023

Il giocattolo dei milionari si è rotto di nuovo, nel 2023 come nel 1912: ieri era stato un iceberg ad aprire le lamiere dell’inaffondabile Titanic come fosse stata una scatoletta di tonno, oggi non sappiamo ancora cosa è successo ma il micro sottomarino Titan ha ben poche probabilità di essere ritrovato in tempo a circa 3.800 metri di profondità, 690 chilometri a sud-est di Terranova. La mitologia del Titanic si arricchisce di un’altra avventura, che “fortunatamente” stavolta coinvolge solo cinque persone: il milionario Hamish Harding; Shahzada Dawood, uno degli uomini più ricchi del Pakistan, con il figlio Sulaiman; Stockton Rush della OceanGate, la società che ha organizzato la missione e Paul-Henry Nargeolet, un esploratore francese di 73 anni.

LE GITE per visitare il relitto del Titanic non hanno prezzi popolari: il biglietto d’ingresso sul sottomarino costa 250mila dollari e il battello è lungo appena sette metri. I passeggeri devono firmare un documento nel quale è precisato che si tratta di un’imbarcazione sperimentale, «che non è stata approvata o certificata da alcun ufficio governativo e che potrebbe causare lesioni fisiche, disabilità, traumi emotivi o morte». Fino a ieri questo non aveva scoraggiato le richieste, tanto è forte l’attrazione per il Titanic, individuato nel 1985 dopo innumerevoli tentativi. Decine e decine sono stati i progetti per riportarlo a galla: per il momento chi poteva permetterselo ha dovuto accontentarsi di una visita sul posto grazie alla OceanGate.

Il posto del Titanic nella cultura popolare americana è solido, potrebbe riempire intere biblioteche. Possiamo mettere in fila almeno due dozzine di film: ben tre, muti, furono realizzati entro pochi mesi dal disastro, nel 1912; il più noto rimane quello di James Cameron con Leonardo di Caprio e Kate Winslet, del 1997. Ci sono poi decine e decine di libri come quello di Walter Lord, A Night To Remember (1955) e l’eccellente A Cultural History of the Titanic Disaster di Steven Biel (1997). Il Titanic è citato cripticamente anche nella canzone Desolation Row di Bob Dylan.
Questa valanga di materiali ne ha fatto un mito oggi altrettanto centrale della conquista del West nell’immaginario americano. Un mito con radici profonde in un’idea di mascolinità sempre in lotta con i “selvaggi” (nell’Ovest) e con la Natura (nelle terre inesplorate come nelle profondità marine).

NEL CASO DELLA NAVE affondata nell’Atlantico tutto si basa sulla presenza a bordo di John Jacob Astor IV, uno degli uomini più ricchi degli Stati uniti, la cui moglie salì sull’ultima scialuppa disponibile mentre lui restava a bordo. C’erano inoltre Benjamin Guggenheim, arricchitosi nelle miniere, Isidore Straus, comproprietario del celebre grande magazzino Macy’s e altri.
La leggenda vuole che i passeggeri di sesso maschile della prima classe si “sacrificassero” per lasciare il posto alle mogli o ad altre donne sulle scarse scialuppe di salvataggio: il 97,2% delle 144 passeggere infatti si salvò. La realtà, naturalmente, era diversa: fu l’equipaggio a mantenere fermo il principio “prima le donne e i bambini”; non ci fu alcun sacrificio per ragioni di noblesse oblige. La prima classe ebbe comunque diritto ai privilegi del suo status: dei 175 passeggeri di sesso maschile 57 furono salvati, mentre dei 168 della seconda classe solo 14 sopravvissero.
Culturalmente, il Titanic fu trasformato in una spettacolare celebrazione della superiorità della “razza anglosassone”, delle virtù maschili e della fragilità femminile, oltre che dello spirito dei self-made men (benché Astor e Guggenheim fossero ricchi di famiglia). Il presunto sacrificio degli uomini fu usato contro la rivendicazione del voto alle donne, che in realtà venne approvato con un emendamento costituzionale pochi anni dopo, nel 1920.

FRANCIA E CANADA si sono unite alle ricerche della Guardia costiera americana ma il sommergibile ha aria soltanto per 96 ore, quattro giorni, e non ha dato più segni di vita da domenica, appena un’ora e 45 minuti dopo la partenza. Ieri sera la stima della squadra di ricerca era che ne rimanessero 40. Anche se non avesse subito danni le speranze di individuarlo e riportarlo a galla con i passeggeri ancora in vita sono assai scarse. Non inesistenti ma minime.
Forse è venuto il momento di riscoprire una canzone popolare del South Carolina che vedeva nel naufragio la mano di Dio: She could not sink was the cry from one and all/But an iceberg ripped her side/And He cut down all her pride/They found the Hand of God was in it all.

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