Cultura

Thomas McGrath, i versi nel labirinto di un mondo disumano

Thomas McGrath, i versi nel labirinto di un mondo disumanoManifesto del 1919 degli Industrial Workers of the World

Poesia Cresciuto durante la Grande Depressione, insegnò e fu a lungo attivista sindacale tra i Wobblies. Due le radici del suo lavoro: l’eredità di Walt Whitman e un inedito «marxismo gentile»

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 3 luglio 2019

Non pare pervenuta in Italia la voce del poeta marxista e radicale Thomas McGrath (1916-1990). Non che in patria abbia avuto particolare fortuna, ma mentre i grandi nomi della poesia americana, il club dei poeti laureati, non pare aver tempo di occuparsene, giovani critici e poeti se ne sono e se ne stanno occupando, tanto che la Poetry Foundation, una delle massime istituzioni dedicate alla poesia, lo segnala quale uno dei poeti più originali del panorama contemporaneo. McGrath è cresciuto nelle cooperative di piccoli agricoltori che durante la Grande Depressione cercavano di resistere all’avidità delle banche e delle lobbies dei mercanti del grano, dove venne iniziato all’ideologia dei Wobblies, o Industrial Workers of the World, un’organizzazione sindacale fondata a Chicago nel 1905 con l’obiettivo di aiutare il riconoscimento dei diritti fondamentali dei lavoratori e favorire l’integrazione degli immigrati.

NEI PRIMI ANNI QUARANTA si spostò a New York, per lavorare come saldatore nei cantieri navali e poi come reclutatore, curando anche un giornale del sindacato. In seguito, fu arruolato e spedito come soldato alle isole aleutine, dove conobbe gli orrori della guerra. Rientrato in patria, terminò la propria formazione, iniziò a scrivere poesie innervate dei suoi ideali e a lavorare nel settore del documentario, scrivendo sceneggiature. Militò nel Partito comunista e per questo venne perseguitato dalla commissione del senatore McCarthy. Iniziò a insegnare in scuole superiori e università, lo farà nel Maine, California, Nord Dakota, New York e Minnesota.

Curò la rivista letteraria Crazy Horse. Fu autore di una ventina di opere, raccolte poetiche, un romanzo, due storie per bambini, fra le quali To Walk a Crooked Mile (1947, Percorrere un miglio tortuoso), The Gates of Ivory, the Gates of Horn (1957, I cancelli d’avorio, i cancelli del corno), The Movie at the End of the World (1973, Il film alla fine del mondo), Letter to Tomasito (1977, Lettera a Tomasito), Passages Toward the Dark (1982, Passaggi verso l’oscurità), Echoes inside the Labyrinth (1983, Echi nel labirinto) e il postumo Death Song (1991, Canzone della morte). Letter to an imaginary friend, poema in quattro parti, pubblicato fra il 1962 e il 1985, è riconosciuto come il suo capolavoro ed è composto in modo originale, grazie ad un verso lungo e fluido («six-beat line») dal respiro whitmaniano, facendo tesoro anche delle esperienze di opere quali Paterson di William Carlos Williams o Clarel di Hermann Melville.

Sam Hamill, poeta e cofondatore della casa editrice Copper Canyon Press, ne ha rivalutato il percorso, curando un Selected Poems nel 1988 e l’edizione integrale, postuma, di Letter nel 1997.

IN TERMINI DI RIFERIMENTI poetici due sono state le radici del suo lavoro: l’eredità democratica di Walt Whitman, il suo canto che cerca di abbracciare ogni aspetto della vita e della storia, e una visione «rivoluzionaria marxista», che però va ben intesa: non si tratta di una ricerca genericamente sovversiva, piuttosto di un «marxismo gentile», che si basa sulla considerazione dell’oppresso onesto, messo in scacco dai rapporti di forza imposti da una società prepotente, dalle verticalità che subordinano le potenzialità dell’individuo. McGrath lo aveva toccato con mano in gioventù, e quindi lavorando nel sindacato. Come scrive il critico Frederick C. Stern nella rivista Southwest Review, operano nella poesia di McGrath «la visione del passato quale forza che scolpisce, la morte come fatto personale ma nondimeno politico, l’orrore e la solitudine del vivere inumano e disumanizzante della società». McGrath morì a Minneapolis nel 1990 a 74 anni.

A coal fire in winter/ Fuoco di carbone in inverno*

Qualcosa di vecchio e tirannico sta bruciando là.
(non come un fuoco di legna che è soltanto / la fine di una estate, o di una vita)
Ma qualcosa che appartiene all’oscurità: calore
dal tempo prima che esistesse il fuoco.
E sono venuto qui / per riscaldare quell’oscurità in forme di luce,
e liberare un principe schiavo / dal regno sommerso del padre carbone.
Una compagnia di sangue-carbone che si riscalda –
serpenti carboniferi di giardini bituminosi,
tunnel infiammabili di canzoni estinte dalla fossa nera,
la fine scintillante delle grandi bestie, fiori di pietra
sfolgorante, fuoco diamante e frutto incandescente.
E al di fuori di tutta questa morte, adesso, / a mezzanotte, il mio amore ed io stiamo cavalcando / giù lungo le antiche strade alte di luce inestinguibile.

Epitath/ Epitaffio*

Ancora, viandante, tu sei venuto da lontano,
guidato da quella stella.
Ma il regno del desiderio sta all’altro capo della notte.
Puoi dire addio, compañero; lasciaci viaggiare insieme con gioia,
vivendo sulla catastrofe e nutrendoci di pura luce.

*poesie tratte da Selected Poems

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