Texas, Kate Cox costretta alla fuga per abortire
Stati uniti Secondo la Corte suprema dello stato, la donna incinta di un feto destinato alla morte non ha diritto a interrompere la gravidanza
Stati uniti Secondo la Corte suprema dello stato, la donna incinta di un feto destinato alla morte non ha diritto a interrompere la gravidanza
Kate Cox, la 31enne al centro di una delle battaglie legali sull’aborto più grandi dai tempi di Roe v. Wade ha dovuto lasciare il Texas per abortire.
Un tribunale le aveva consentito un ordine restrittivo contro la legge dello stato che vieta l’aborto oltre le sei settimane, concedendo a Cox un’eccezione per interrompere la gravidanza in quanto la donna è incinta di 20 settimane di un feto con una condizione genetica letale: la trisomia 18. La gravidanza, inoltre, rappresenta una minaccia per la sua salute e futura fertilità.
IL PROCURATORE generale del Texas Ken Paxton, uomo fieramente di destra, ha presentato ricorso alla Corte suprema dello stato, che ha prima sospeso la sentenza del tribunale inferiore e ieri ha emesso il suo verdetto, che ribalta quella sentenza in quanto la dottoressa di Cox non ha mai detto che la donna è in una «condizione fisica che mette in pericolo la sua vita». Per la Corte suprema, dunque, che il feto di Cox sia destinato a nascere morto o a morire poco dopo la nascita, e che questo possa compromettere le possibilità della donna di avere altri figli, non è sufficiente per consentirle di abortire.
GLI AVVOCATI di Cox hanno detto che la loro assistita ha dovuto lasciare il Texas per recarsi in un altro stato in cui la procedura è legale. Quando è stato chiesto perché la donna avesse deciso di rivolgersi a una corte piuttosto che cercare subito assistenza altrove, il team legale ha risposto: «La maggior parte delle donne che hanno bisogno di abortire non hanno la possibilità di andare in un altro stato per ricevere cure sanitarie urgenti. Essere costretti a prendere un aereo nel mezzo di un’emergenza medica, per non parlare di un’emergenza ostetrica, è di per sé una violazione dei diritti umani».
Quello di Cox è solo uno dei tanti casi dovuti alla sentenza della Corte suprema di giugno 2022 che, cancellando il diritto federale all’aborto, ha spalancato le porte ad una serie di provvedimenti restrittivi sull’interruzione di gravidanza in moltissimi stati Usa, dal Kentucky alla Florida.
In Texas, prima che le restrizioni entrassero in vigore, si registravano circa 50.000 procedure di aborto all’anno, mentre nei primi nove mesi del 2023 ce ne sono stati 34.
QUELLA DI KATE COX non è l’unica battaglia legale per l’aborto in uno degli stati più popolosi e dalle leggi più restrittive del Paese: il focus del dibattito legale risiede nella definizione di cosa possa essere considerato una «eccezione medica» alle leggi statali sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Cinque donne e due operatori sanitari avevano già citato in giudizio lo stato, sostenendo che il divieto di aborto presenta rischi significativi per la loro salute, mette a rischio la loro vita, e la loro fertilità. Le donne hanno chiesto alla corte di chiarire quando gli aborti possono essere eseguiti qualora un medico esprima un «giudizio in buona fede» per il quale la donna incinta èin pericolo di morte o di un rischio significativo per la propria salute, «inclusa la propria fertilità», come nel caso di Cox.
UN ALTRO GRUPPO formato da 20 donne e due medici ha intentato una causa separata, sostenendo che il linguaggio legale che si riferisce alle eccezioni mediche non è chiaro. Se infatti medici e ospedali interpretano scorrettamente le eccezioni previste dalla legge rischiano punizioni severe che vanno da multe salate alla perdita della licenza medica e addirittura al carcere, fino a 99 anni di reclusione, e questo spinge il personale sanitario a astenersi dall’effettuare aborti, anche quando si trovano d fronte a casi gravi.
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