Il primo – si spera – di una lunga e veloce serie. Che dovrà recuperare lo «scusate il ritardo» denunciato da Legambiente, portando il governo a velocizzare le autorizzazioni.

Ieri mattina a Taranto è stato inaugurato in pompa magna – con ben tre ministri (Giorgetti e Giovannini in video collegamento, Di Maio ha mandato un messaggio) – il primo parco eolico off-shore in Italia. Si tratta di Beleolico, nome dell’impianto che Renexia, società del gruppo Toto attiva nelle rinnovabili, ha realizzato al largo del molo tarantino. L’impianto, che comprende dieci pale – di cui otto già installate – di nuova generazione è galleggiante per una capacità complessiva di 30 MegaWatt, assicurerà una produzione di oltre 58mila MWh, pari al fabbisogno annuo di 60mila famiglie. In termini ambientali vuol dire che, nell’arco dei 25 anni di vita prevista, consentirà un risparmio di circa 730mila tonnellate di anidride carbonica. L’investimento complessivo è di 80 milioni.

Questa volta la vicinanza con il «mostro ecologico» dell’ex Ilva di Taranto è stato un vantaggio. «Siamo in un brownfield, un sito già toccato dall’antropizzazione, tra la raffineria Eni, un molo container e l’Ilva, con pochi indicatori di paesaggio», dichiarava sette mesi fa al manifesto Paolo Sammartino, direttore operativo di Renexia.

Prima della cerimonia di inaugurazione, un gruppo di attivisti di Legambiente ha esposto uno striscione con la scritta «Scusate il ritardo» per evidenziare come ci siano voluti 13 anni per sbloccare il progetto e 14 in tutto per realizzare l’opera, i cui lavori sono iniziati a settembre del 2021.

«DOPO 14 ANNI DI RITARDI e ostracismi istituzionali, finalmente a Taranto parte il primo parco eolico off-shore del mar Mediterraneo. È un caso emblematico della via crucis autorizzativa del nostro paese: il progetto proposto nel 2008 ha avuto la contrarietà degli enti locali e ricevuto il parere negativo della Sovrintendenza per un incomprensibile impatto visivo, considerando la presenza delle ciminiere dell’ex Ilva, della raffineria Eni, del cementificio e delle gru del porto industriale», ha commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ospite della tavola rotonda a margine dell’inaugurazione. «Il caso di Taranto – ha aggiunto – è purtroppo solo la punta di un iceberg perché in Italia sono tanti i progetti sulle rinnovabili bloccati per eccessiva burocrazia, no delle amministrazioni locali, pareri negativi delle Sovrintendenze, moratorie delle Regioni, proteste dei comitati locali e di alcune associazioni ambientaliste. Tutto ciò è inammissibile». Secondo Ciafani, «il paese dovrebbe chiedere scusa alle aziende che in Italia stanno investendo sulle fonti pulite. Speriamo che il caso di Taranto segni il punto di svolta per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia, in una città che vive ancora l’era del carbone, del petrolio e dell’inquinamento, con l’augurio che questa inaugurazione possa essere l’inizio del riscatto tarantino nel segno dell’innovazione e delle tecnologie pulite».

PROPRIO PER DENUNCIARE i ritardi nelle autorizzazioni delle Sovrintendenze oggi alle 11 si terrà una manifestazione contro il blocco di decine di progetti davanti al ministero dei Beni culturali convocata dai «Cittadini per l’Italia rinnovabile».

A questo ritmo – 30 progetti in cantiere, compreso quello di Civitavecchia per sostituire le centrali a carbone – l’eolico può sostituire il 10% dell’importazioni di gas (8 miliardi di metri cubi) pari a 31 TeraWatt l’anno, ma ne servirebbero 55 TWh per arrivare a costituire il 16% del mix elettrico nazionale e rispettare l’impegni di decarbonizzazione fissati dal pacchetto legislativo europeo Fit 55.

NELLA CITTÀ DEI «WIND DAY» in cui si chiudevano le scuole quando le polveri dell’ex Ilva arrivavano sul quartiere di Tamburi, da oggi il vento può dare una speranza. Sul fatto però che Acciaierie d’Italia userà questa energia non ci sono affatto certezze. In collegamento video Franco Bernabè, presidente del consiglio di amministrazione dell’ex Ilva che sta tornando a maggioranza pubblica, ha sottolineato che «questo è un buon giorno per Taranto, è un giorno che indica che siamo sulla strada giusta per ricostituire un polo di eccellenza non solo nella siderurgia ma soprattutto nella transizione energetica». Bernabè ha ribadito la volontà di fare di Taranto «un polo dell’idrogeno» per decarbonizzare lo stabilimento».