Tanto rumore per nulla. Negazionisti elettorali, il brusco silenzio
Elettorale Americana Dopo quattro anni di preparativi la «grande bugia» si gonfia ai primi exit poll. Election Integrity, su X e Truth Social post su post sulla «gigantesca frode» in corso. Poi nulla
Elettorale Americana Dopo quattro anni di preparativi la «grande bugia» si gonfia ai primi exit poll. Election Integrity, su X e Truth Social post su post sulla «gigantesca frode» in corso. Poi nulla
Erano preparati. E stavolta non dal finale della campagna elettorale o dai mesi di interregno fra le due presidenze, come era accaduto nel 2020/21 quando Trump aveva capito di andare male nei sondaggi e poi di aver perso contro Joe Biden. Stavolta erano preparati da quattro anni, anni in cui Trump – e i suoi seguaci, a partire dal vice JD Vance – non hanno mai ammesso la sconfitta, e in cui le truppe online di sostenitori, in autonomia o in coordinamento con la sua campagna, hanno lavorato capillarmente per mettere in dubbio l’integrità del processo elettorale, e poter disconoscere una seconda sconfitta.
Nei giorni precedenti al 5 novembre, decine di gruppi di estrema destra sui social – tutti riuniti dall’impegno per l’ «election integrity», l’integrità elettorale , e molti riconnducibili all’America Pac di Elon Musk – producevano post su post, visualizzati da milioni di persone, per seminare dubbi sul voto anticipato ormai in corso da settimane: doppi voti, impossibilità di assegnare la preferenza a Trump/Vance, migranti «illegali» ai seggi, piccoli inciampi dei sistemi di voto raffigurati come chiare intenzioni di furto. Sul profilo X del solo Elon Musk non si contano, da mesi, i post intesi a screditare la possibilità che Trump potesse democraticamente perdere. La sera di venerdì, in seguito a un post secondo il quale in un seggio in Pennsylvania era stato a invitato a votare un noncitizen, anche Trump si è buttato nella mischia attraverso il suo Truth Social, denunciando «gigantesche frodi a Philadelphia».
Poco dopo, sono iniziati gli exit poll. E, come ha detto al New York Times Welton Chang di Pyrra Technologies (che studia i gruppi estremisti online), «i negazionisti elettorali sono diventati molto silenziosi». Difficile far collimare quella che fu chiamata la Big Lie, la grande bugia delle elezioni rubate, con un successo tale alle urne da risultare sorprendente perfino per i repubblicani e i loro alleati.
Secondo i dati raccolti dal Center for an Informed Public dell’università di Washington, i post online relativi alle macchine per il voto della Pennsylvania – che mettevano in dubbio il loro funzionamento in modo analogo a quanto era accaduto nella contea di Maricopa, in Arizona, nel 2022 – hanno raggiunto il loro picco intorno all’una del pomeriggio, con circa 700 post al minuto su X, per poi precipitare fino a zero nel corso della notte.
Un post condiviso all’inizio di settembre dall’avvocata trumpista Sydney Powell (incriminata insieme a Trump in Georgia per il tentativo di ribaltamento del risultato elettorale del 2020) mostrava invece una busta postale per gli elettori all’estero, e sosteneva che attraverso le schede inviate all’estero i dem stessero cercando di far votare non americani. Con il procedere delle settimane il post acquista sempre più visibilità e condivisioni, a fine mese viene ripreso anche dal futuro presidente, e a ridosso del voto è ormai virale. Anche di questa teoria non resta ormai ormai più traccia nella conversazione online.
Per far convivere la nozione di furto elettorale, diventata ormai una sorta di dogma dell’ideologia Maga, con il fatto che il voto che ha visto Trump vincitore si è svolto correttamente, gli “attivisti” dell’integrità elettorale hanno chiamato in causa se stessi. «Alle migliaia di combattenti per l’integrità elettorale: grazie. Avete fatto un’enorme differenza negli ultimi quattro anni, con il vostro duro lavoro sulle elezioni» ha scritto su X l’avvocata trumpista Cleta Mitchell. Il loro «duro lavoro», dunque, avrebbe impedito che le elezioni venissere rubate di nuovo.
Secondo le rilevazioni dell’università di Washington, nel corso della notte c’è stata invece un’impennata di complottismo sul versante opposto: molti hashtag invitavano Harris a non concedere perché mancavano voti da scrutinare, anche se si è trattato di un fenomeno risibile rispetto a Stop the Steal. Harris e Biden, dal canto loro, nei loro discorsi hanno invece scelto di sottolineare la loro dedizione alla transizione pacifica del potere.
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