Ci sono due famiglie tamil nello Sri Lanka che compongono la seconda comunità più popolosa del Paese – oltre 3 milioni – e che da sempre è considerata – seppur in forme diverse – formata da cittadini di serie B.

I cosiddetti “Tamil dello Sri Lanka” (noti anche come Tamil “Ceylon” o “Jaffna”), discendenti di gruppi di lingua tamil emigrati dall’India meridionale molti secoli fa e che contano circa 2,3 milioni di persone; sono diffusi nel Nord e nell’Est del Paese e, in parte, nei grandi centri urbani.

La seconda comunità sono gli “Up Country Tamil” (noti anche come “Indian” o “Estate” Tamil), circa 840.000 persone, discendenti di immigrati relativamente recenti importati dall’India al tempo della colonia britannica.

I primi hanno subito una vera e propria persecuzione con una guerra conclusasi con una strage nel maggio del 2009. La seconda comunità vive nel centro del Paese ed è impiegata soprattutto nelle piantagioni nelle quali vive in case minime in condizioni spesso pietose. Per loro Delhi ha promosso un piano di reintegro in India ma la gran maggioranza è rimasta nello Sri Lanka.

La gestione Rajapaksa ha invece sviluppato una sorta di silonizzazione (sinalese è detta la maggioranza buddista del Paese) del Nord dello Sri Lanka, con immigrazione di coloni su terre confiscate ai Tamil.