L’Italia è pronta a nuove sanzioni contro l’Iran. Lo dice Antonio Tajani. E aggiunge: «Auspichiamo che, forte della vittoria militare, Israele voglia far prevalere il buon senso desistendo da ulteriori reazioni». Di fronte alle commissioni Esteri congiunte il ministro conferma l’impegno italiano per la de-escalation. Il collega Crosetto in tv aveva già anticipato qualcosa del suo intervento. L’attacco iraniano, dice, «è stato massiccio e violento»: senza l’aiuto di Usa, Uk e Francia «Israele probabilmente non ce l’avrebbe fatta da solo». Sullo scenario dei prossimi giorni il ministro sembra ottimista: «Tutti i Paesi hanno detto di non reagire a Israele, che però pensa di dover rispondere. Ma probabilmente sarà più forma che sostanza». In prospettiva Crosetto è meno tranquillizzante: Israele, dice, non può accettare che l’Iran disponga dell’atomica.

IL CAPO DELLO STATO, da parte sua, esorta il governo «ad assolvere un ruolo di stabilizzazione e difesa dei princìpi della convivenza internazionale». Almeno per ora concordano con Mattarella sia Meloni che Schlein. I venti di guerra in Medio Oriente aiutano, se non la pace, almeno un parziale armistizio a Roma. Per una volta la telefonata di Elly Schlein a Giorgia Meloni non ha avuto valenza solo simbolica, un minimo di riconoscimento e persino reciproco apprezzamento comune c’è stato. Tanto da lasciare aperta la porta persino a una possibile risoluzione comune quando, dopo le informative nelle commissioni di Camera e Senato dei ministri di Tajani e Crosetto di ieri, il tema approderà in aula. «In una fase come questa è fisiologico che maggioranza e opposizione collaborino, ma solo su questo punto, sul resto restiamo contrari su tutto», afferma Schlein durante la visita a palazzo Grazioli, ex residenza romana di Silvio Berlusconi ora sede della Stampa estera. Però il punto in questione è la politica estera in una fase in cui la crisi mondiale fa premio su tutto. Non proprio un particolare secondario. «Ci sono materie su cui è inevitabile che si parli e si condividano posizioni e lavoro», conferma la premier pur ripetendo anche lei che sul resto del catalogo le differenze sono «abissali».

LA RESPONSABILITÀ istituzionale c’entra davvero ma c’entrano anche gli interessi delle due leader. La premier vuole ritrovarsi di fronte come avversaria Schlein, considerandola meno mediaticamente pericolosa di Conte: dunque è ben lieta di darle una mano ad affermarsi come leader dell’opposizione. Di quella mano Schlein ha bisogno, perché sa che l’assedio di Conte non si fermerà con le europee ma diventerà anzi sempre più stringente. Ma il cortile di casa, pur mantenendo un suo ruolo, stavolta non è tutto. Sulla necessità di abbassare la tensione, se mai fosse possibile, sulla «de-escalation» da un lato e il cessate il fuoco a Gaza, le due sono davvero d’accordo e ritengono entrambe che quello sia il primo interesse dell’Italia. La segretaria del Pd, lontana dai riflettori, ci tiene a segnalare che è Meloni a essersi spostata sulle sue posizioni e in parte è davvero così anche se il merito va sì al Pd, ma a quello originale a stelle e strisce molto più che non a quello italiano. Meloni, come al solito, ha seguito Joe Biden, non il Nazareno.

Ma in questa situazione, di concreto, l’Italia può fare ben poco e l’intera Unione non sta messa molto meglio: la convocazione del G7 decisa direttamente da Biden senza neppure passare per la presidenza di turno italiana dice di per sé tutto. In passato, soprattutto ai tempi della Prima Repubblica, le cose stavano diversamente: il rapporto privilegiato con i Paesi arabi e con la direzione palestinese, allora in mano all’Olp, permettevano alla diplomazia italiana margini di manovra inesistenti o quasi ora che a occupare il campo ci sono l’Iran, i gruppi militari che lo affiancano e Hamas.

LA PRIMA preoccupazione dell’Italia è ovviamente la sicurezza interna. Ieri mattina si è riunito il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, convocato e presieduto dal ministro Piantedosi. Il rischio di attacchi esterni terroristici, hanno convenuto tutti, appare limitato. La minaccia «sono i lupi solitari» e per questo, tanto per fare una cosa nuova, verranno intensificati i controlli alle frontiere. Tra clandestino e lupo l’equazione è immediata.