Internazionale

Tajani in un Egitto che non c’è: affari e «collaborazione» su Regeni

Tajani in un Egitto che non c’è: affari e «collaborazione» su RegeniL'incontro, domenica 22 gennaio al Cairo, tra Tajani, al-Sisi e Shoukry – Presidenza egiziana

Egitto/Italia Nella visita del ministro degli esteri italiano non c'è stato spazio per la reale situazione del popolo egiziano: povero e oppresso. Al centro della discussione il gas per fare di Roma un hub europeo, il ruolo delle imprese italiane e l'ennesima promessa del Cairo sull'omicidio del ricercatore

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 24 gennaio 2023

La visita del ministro degli esteri Antonio Tajani al Cairo racconta di un paese che non c’è. Negli incontri avuti con il presidente al-Sisi e l’omologo egiziano Shoukry, a pochi giorni dal 12° anniversario della rivoluzione di Tahrir, fuori dalla discussione sono rimasti due temi centrali per comprendere l’Egitto di oggi: le violazioni sistematiche dei diritti umani e la reale situazione socio-economica.

O MEGLIO, i due temi sono stati trattati ma ammantandoli di una retorica che nasconde la realtà. Sull’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni, sette anni fa al Cairo, e sul processo in corso contro lo studente egiziano Patrick Zaki, Tajani ha discusso con al-Sisi, sarebbe stato lo stesso presidente egiziano a sollevare l’argomento promettendo una «forte collaborazione per rimuovere gli ostacoli» che finora non c’è mai stata. Cosa abbia risposto Tajani non è dato sapere. Nessun accenno agli altri 60-100mila prigionieri politici stimati.

Sulla questione economica, si è discusso di energia e del sogno italiano di «diventare un grande hub energetico d’Europa» (storica la collaborazione tra Il Cairo e Eni, soprattutto dopo la scoperta dei mega giacimenti sottomarini di gas: «Un miliardo di metri cubi» verso l’Italia nel 2022, «3 miliardi» previsti per il 2023, ha detto Tajani) e di affari congiunti a favore delle imprese italiane attraverso l’organizzazione di un Business Forum.

Pure nel settore sanitario privato: sotto gli occhi del ministro è stato firmato un memorandum tra il ministero della salute egiziano e il Gruppo San Donato per la gestione dell’ospedale Sheikh Zayed del Cairo.

ACCORDI con un paese che non c’è, se si pensa di discutere di sanità privata mentre gli egiziani affrontano una crisi economica feroce, letteralmente incapaci ormai a reperire medicine e cibo.

Un paese al collasso che investe in armi e mega progetti infrastrutturali (affidati all’esercito) con un debito estero triplicato sotto al-Sisi, 160 miliardi di dollari. Gli egiziani hanno fame, ma per questo non c’è stato spazio nella visita di Tajani.

A rispondere al ministro è l’opposizione italiana, concentrandosi sul caso di Regeni. «Nel question time di mercoledì alla Camera, chiederemo a Tajani di spiegare se la preannunciata collaborazione riguarda anche quella giudiziaria», dicono Quartapelle e Serracchiani (Pd).

«MA CON QUALE faccia l’attuale ministro degli esteri va a dire pubblicamente che l’Egitto rassicura che sarà fatta giustizia sull’omicidio di Giulio Regeni? Non conosce i depistaggi, le false informazioni, i boicottaggi nelle indagini da parte del Cairo?», il commento di Fratoianni (Sinistra italiana).

«Basta finte promesse. Pensiamo sia oltraggioso questo mantra sulla “collaborazione egiziana che invece è totalmente inesistente”», le parole dei genitori di Giulio, Paola Deffendi e Claudio Regeni.

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