Sull’onda dei referendum il campo prova a farsi largo
Diritti Tutti compatti contro l’autonomia differenziata. Meno sul jobs act: Renzi voterà no. Rush finale per il quesito sulla cittadinanza. Legge elettorale: solo 19mila firme. A primavera l’assalto frontale al governo Meloni a colpi di quorum. Corti permettendo
Diritti Tutti compatti contro l’autonomia differenziata. Meno sul jobs act: Renzi voterà no. Rush finale per il quesito sulla cittadinanza. Legge elettorale: solo 19mila firme. A primavera l’assalto frontale al governo Meloni a colpi di quorum. Corti permettendo
La possibilità di firmare on line ha dato slancio alle proposte di referendum abrogativi, ma non ha tutte. Il termine ultimo per la raccolta delle firme è il 31 settembre, indipendentemente dalla data di presentazione.
Delle 10 proposte sul portale del Ministero della Giustizia, solo il quesito contro l’autonomia differenziata ha già superato il quorum. Gli altri sono ben lontani con cifre da 6 mila a 20 mila firme. A meno di exploit, se la Corte di Cassazione accogliesse i quesiti, nel 2025 gli italiani saranno chiamati quindi ad esprimersi solo contro il progetto leghista dì autonomia differenziata e contro il Jobs act voluto da Renzi.
LA RACCOLTA FIRME CONTRO lo spacca Italia, forte di un ampissimo comitato promotore, ha già raccolto oltre 500 mila firme solo sul sito. Unita a quelle dei banchetti, capillari in tutto il territorio nazionale grazie alla capacità organizzativa di Cgil, Pd e Anpi, si arriva verso il milione. Il sindacato guidato da Landini ha invece raccolto prima dell’apertura del portale sul ministero della Giustizia, ben quattro milioni di firme contro il lavoro povero, consegnate già a luglio alla Corte di Cassazione con tre furgoni per un totale di 1.036 scatoloni. Un’adesione sulla carta molto ampia che ha irritato il segretario di Italia Viva: «Il Jobs Act l’abbiamo fatto noi, è chiaro che lo difendiamo, faremo i comitati anche per il no al referendum a costo di essere da soli», ha detto giusto ieri Matteo Renzi.
MENTRE IL RESTO DEL CENTRO sinistra sta cercando di far convergere le forze sul referendum per la cittadinanza, che in soli 15 giorni ha raccolto quasi 130 mila firme. Il quesito (promosso da +Europa e associazione come Italiani senza cittadinanza, Libera, Gruppo Abele, A Buon Diritto, ARCI, ActionAid, Oxfam Italia, Cittadinanza Attiva, Open Arms, Forum disuguaglianze e diversità, PSI e Rifondazione comunista) intende ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia necessari per richiedere la cittadinanza. Una volta ottenuta questa sarebbe automaticamente trasmessa ai minorenni. Questa modifica riguarderebbe una platea di circa due milioni di persone di origine straniera.
La proposta è stata appoggiata, tra gli altri, anche dal professor Alessandro Barbero, da Mimmo Lucano e Luigi Manconi ed è stata da poco condivisa anche dalla segretaria Dem Elly Schlein e da numerosi sindaci, non solo del Pd. «Cominciamo in questi ultimi giorni ad avere ritmo adeguato – ha commentato Riccardo Magi di +Europa – facciamo appello alla mobilitazione di tutti però la chiamata forte è alle forze politiche e ai sindacati: mettetevi in prima linea». Magi è fiducioso di arrivare al 31 settembre con 500 mila firme, anche se ormai mancano solo pochi giorni. «Finalmente anche l’informazione ha cominciato a occuparsi di noi, all’inizio il caso Sangiuliano non aveva lasciato spazio alle questioni più pienamente politiche – continua il parlamentare – la proposta di Forza Italia sullo Ius Scholae era evidentemente una boutade, le opposizioni non possono andare dietro agli azzurri».
CHI, INVECE, SEMBRA molto lontano dal quorum è il Comitato Io voglio Scegliere, composto tra gli altri dall’ex ministra Elisabetta Trenta, dall’ex parlamentare Giorgio Benvenuto, da Sergio Bagnasco, dal giurista Enzo Palumbo e Raffaele Bonanni, già segretario generale Cisl. Il comitato aveva depositato lo scorso 23 aprile 5 quesiti per abrogare alcune parti del Rosatellum. Nonostante il tema della legge elettorale sia definito come urgente da tutte le forze elettorali, queste 5 proposte hanno raccolto una media di 19 mila firme.
«L’informazione ci ha boicottato – dice amareggiata Elisabetta Trenta – ho scritto a tutti i direttori delle testate e nessuno mi ha risposto: siccome non possono dire di non essere d’accordo con i quesiti, allora preferiscono non parlarne e noi non abbiamo la forza dei sindacati per fare i banchetti». Per Trenta il problema è stata anche la freddezza dei partiti, sia di maggioranza che di opposizione: «evidentemente il Rosatellum conviene a tutti, le segreterie vogliono avere mani libere sui candidati». Allo stato attuale considerebbero un successo anche chiudere con sole 50 mila fime «perché si apprezzi almeno lo sforzo che abbiamo fatto senza avere mezzi».
DIFFICILE ANCHE PER i referendum sulla caccia raggiungere l’obiettivo entro 10 giorni. Nessuno dei quattro quesiti supera le 60 mila firme.
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