Cultura

Sul voto, l’ombra della guerra e della violenza redentrice

Sul voto, l’ombra della guerra  e della violenza redentrice

Elezioni USA Il saggio di Alessandro Carrera per Luca Sossella Editore: «I vecchi, i giovani e gli strani. Biden, Harris, Trump e il destino del mondo»

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 1 novembre 2024

Se volete sapere perché negli Stati Uniti il termometro «una volta per le armi, un’altra per il sesso, un’altra ancora per la religione o la politica segna sempre qualche linea di febbre paranoide» (come appare chiaramente in queste ultime settimane di campagna elettorale) vi sarà utile il libro di Alessandro Carrera I vecchi, i giovani e gli strani. Biden, Harris, Trump e il destino del mondo, fresco di stampa in libreria (Luca Sossella editore, pp. 448, euro 18).

Carrera insegna all’università di Houston dal 1987 e quindi di giovani nelle sue aule ne ha visti passare parecchi e di tipi strani, vivendo in Texas, ne incontra ogni mattina un certo numero prima ancora di fermarsi da Starbucks. A differenza dell’abbondante paccottiglia che troviamo ogni quattro anni in libreria, il suo è un libro sugli Stati Uniti molto meditato, che copre gli anni di Trump (2016-2024) senza indulgere nei cliché e nelle spiegazioni facili. Per esempio, Carrera offre una chiave di lettura originale per spiegare l’incredibile capacità di sopravvivenza politica di quello che appare non solo come un fenomeno da baraccone ma anche un pregiudicato e, soprattutto, l’autore di un tentato colpo di stato il 6 gennaio 2021: Donald J. Trump.

L’AUTORE RICORRE a Marylinne Robinson, «una delle vere coscienze cristiane dell’America» e cita un suo saggio recente sulla New York Review of Books in cui Robinson suggerisce di «guardare allo squilibrio con il quale sono stati distribuiti tra la popolazione i pesi delle guerre che l’America ha sostenuto, dalla Corea fino ad oggi».

Dopo l’abolizione della leva da parte di Nixon molti giovani «sono entrati nell’esercito con la fiducia tutta americana» aggiunge Carrera «che non sarebbero stati sacrificati in guerre senza scopo, ma nessuno dei loro superiori è mai stato portato in giudizio per averli ingannati. (…) Ebbene è proprio lì che va cercata la radice della violenza post-politica, il patriottismo nichilista o il nichilismo patriottico dal quale è nato il movimento Tea Party» e, subito dopo, Donald Trump. Il sostegno di cui questi continua a godere nell’America profonda ha molte ragioni ma il risentimento verso Washington, verso gli esperti, verso i giornalisti, verso tutti quelli che hanno potere è la ragione numero uno.

I vecchi, i giovani e gli strani copre un vasto territorio di analisi degli Stati uniti: dal ruolo delle università alla cultura woke, dalla pandemia di Covid 19 al complottismo dilagante, dall’antisemitismo al conflitto razziale, ma qui vorrei soffermarmi sul tema delle guerre e delle loro conseguenze. Se è vero che nessuno dei responsabili dell’invasione dell’Iraq è mai stato portato in giudizio e se è vero che i bianchi e gli ispanici senza laurea se lo ricordano benissimo, cosa ci fa Dick Cheney a fianco di Kamala Harris? Per quale motivo la candidata democratica ha sollecitato, o quanto meno accettato di buon grado il sostegno di 200 (duecento!) personaggi dell’establishment di Washington coinvolti a vario titolo in quel conflitto (torture comprese)?

E, SEMPRE PARLANDO di politica estera, per quale motivo Harris balbetta che «capisce le sofferenze» dei palestinesi ma si guarda bene dal criticare ciò che Israele sta facendo a Gaza e in Libano? Forse perché anche lei è prigioniera di una cultura della «violenza redentrice», quella analizzata a suo tempo dal teologo Walter Wink, che Carrera riassume in questo modo: «Se sotterraneamente si continua a pensare che solo la violenza possa garantire la vittoria dell’ordine sul caos, allora qualunque forma di violenza trova la sua giustificazione, addirittura cosmologica».

Il movimento MAGA che Trump ha creato «non ha una visione politica e nemmeno l’avrà finché Trump ne terrà le redini», scrive l’autore ma su questo punto occorre una precisazione: di certo la base trumpista è confusa e astiosa ma dietro il capo carismatico stanno miliardari come Elon Musk e dozzine di fondazioni o think-thank che di proposte politiche ne hanno a bizzeffe, tutte a danno dei lavoratori, delle minoranze, delle donne. Un secondo mandato di Trump sarebbe un incubo per questo più che per le stravaganze dell’ex presidente fellone.

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