All’hotel Westin Excelsior di Roma, la Suite King Exclusive da 2800 euro a notte è occupata dal re degli impresentabili africani, Teodoro Nguema Obiang. Mentre in Francia sarebbe accolto dalla gendarmeria e dalle manette direttamente in aeroporto (è condannato per appropriazione indebita e riciclaggio di denaro), a Roma il vicepresidente della Guinea Equatoriale è stato accolto con gli onori di un capo di Stato e soggiorna come un Bokassa qualunque, ultimo imperatore d’Africa.

DUE GIORNI FA, mentre in Senato iniziavano le sessioni di lavoro sui «pilastri» del Piano Mattei, la delegazione della Guinea Equatoriale lasciava palazzo Madama per rientrare in hotel. Non sono più tornati al vertice. Ieri, atteso nella sala conferenze del Westin per un side-event sulla formazione organizzato da E4Impact, Nguema ha preferito inviare il suo ministro degli Esteri mentre lui incontrava Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, che punta a garantirsi una parte delle 3,4 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto prodotto dalla Guinea Equatoriale ogni anno.

Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, a colloquio con il vicepresidente della Guinea Equatoriale Teodoro Nguema Obiang (dal profilo X di quest’ultimo)

TUTTAVIA, NGUEMA non è l’unico “impresentabile” invitato dal governo italiano al vertice Italia-Africa. Domenica sera al Quirinale anche il leader dell’Eritrea Isaias Afewerki, primo e unico presidente dal 1993, è stato accolto come protocollo comanda: nelle foto ufficiali è quello con le braccia conserte e l’aria di chi vorrebbe essere altrove. Nel 2015 era stato accusato di crimini contro l’umanità dopo un’inchiesta delle Nazioni unite, ma da quel momento Isaias si è rifatto una nuova verginità politica. Nel 2018 la sua immagine internazionale è stata in parte riabilitata grazie alla pace con l’Etiopia e alla ripresa dei rapporti tra Asmara e Addis Abeba. E nel 2019 l’amministrazione Trump ha rimosso l’Eritrea dalla lista Usa dei paesi sostenitori del terrorismo.

L’intesa Etiopia-Eritrea dopo un lungo conflitto aveva garantito al suo collega etiope, Abiy Ahmed, il Nobel per la pace. Un premio decisamente prematuro, visto che poco dopo ha concentrato tutte le sue energie sul conflitto civile nel Tigray (500.000 morti). Ai conflitti in corso in Amhara e Oromia si aggiunge la repressione contro oppositori e voci critiche, con decine di giornalisti attualmente nelle carceri militari d’Etiopia. Addis Abeba ha chiesto a Roma di ispezionare l’intero aeroporto di Fiumicino ogni giorno a partire da una settimana prima dell’arrivo di Abiy; è stato l’unico capo di Stato a ottenere un’auto blindata, con scorta e staffetta; e in generale la delegazione etiope ha chiesto, e ottenuto, un’occhio di riguardo sulla sicurezza.

DOPO LE POLEMICHE sul riconocimento avuto dalla Fao a dispetto della preoccupante crisi alimentare in cui versano alcune regioni del suo Paese, il momento dei sorrisi romani per Abiy è arrivato ieri con la restituzione da parte del ministro Crosetto di un vecchio aereo, il primo velivolo assemblato in Etiopia, catturato nel 1941 durante l’aggressione italiana. È stata l’occasione per esprimere «immensa gratitudine al primo ministro Meloni per il suo sostegno».

Altro ospite ingombrante del vertice Italia-Africa è stato il presidente tunisino Kais Saied, che il 25 luglio 2021 ha cacciato il primo ministro, licenziato il governo, sospeso il Parlamento e la Costituzione e gettato la maschera del giurista per indossare quella dell’uomo forte che piace all’Europa. Del clima creato dalle sue esternazioni xenofobe hanno fatto le spese i migranti sub-sahariani.

UN ALTRO PROFESSORE universitario tra i leader ricevuti a Roma, stavolta un matematico, si è rivelato nel tempo uno spregiudicato presidente capace di forzare la mano per ottenere ciò che vuole. Faustin-Archange Touadera ha pensato bene di risolvere i gravi problemi di sicurezza della Repubblica Centrafricana chiamando nello stesso scenario i mercenari russi del gruppo Wagner e quelli americani della Bancroft. E anche lui è rientrato nel PIano Mattei.