Interverrà oggi da remoto al congresso dell’Associazione Luca Coscioni che si sta tenendo in questi giorni a Modena, Stefano Gheller, il 49enne di Cassola (Vicenza) che da 34 anni vive su una sedia a rotelle a causa di una grave forma di distrofia muscolare di cui è affetto dalla nascita, attaccato ad un respiratore 24 ore su 24 da dieci anni, e che ha ottenuto dalla Aulss 7 Pedemontana il via libera al suicidio assistito richiesto da tempo.

È l’ultimo caso italiano, in ordine di tempo, di accesso ad un servizio non ancora normato a livello nazionale (la legge licenziata a marzo dalla Camera è stata poi affossata al Senato fino alla fine della appena trascorsa legislatura), ma reso disponibile a determinate condizioni dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato/dj Fabo.

Gheller, seguito fin da subito dall’Associazione Coscioni, si è detto «felicissimo» del nulla osta ottenuto dalla sua Asl di riferimento alla quale, come ha scritto sul suo profilo Facebook, aveva inoltrato la richiesta di suicidio assistito il 30 giugno scorso. «Ora sono libero di decidere quando vorrò mettere fine alle mie sofferenze». L’uomo aveva già spiegato di aver scelto di non andare in Svizzera per combattere la sua battaglia in Italia. E ora che il suo diritto è stato riconosciuto, dice, «spero possa in parte servire per altre eventuali persone che ne faranno richiesta».

Stefano Gheller non intende procedere subito al suicidio medicalmente assistito, malgrado nelle ultime settimane, dice, «non sono stato bene sia fisicamente che mentalmente»: «Sul quando – scrive ai suoi amici su Fb – dipenderà da due fattori, il primo ovviamente dal decorso della mia malattia e cosa ancora mi toglierà più di quanto mi ha già tolto fin’ora. Poi dipenderà da quanto lo Stato italiano e la Regione Veneto mi aiuteranno economicamente a fare una vita dignitosa potendo pagare un’assistenza adeguata ai miei bisogni, perché doversi alzare ogni mattina e affrontare la giornata è già dura così, ma dover oltre al peso della malattia dover pensare a come pagare l’assistenza adeguata e non solo diventa un ulteriore peso continuo che ti consuma le poche forze che uno ha».

Spetta ora dunque a Stato e Regione dare una risposta ai bisogni di Gheller e tentare di aiutarlo a vivere il più possibile con dignità e senza dolore. Per ora è sicuro solo di una cosa: «La mia Aulss devo dire è stata veloce rispetto ad altri casi a darmi risposta e sosterrà tutte le spese per quando deciderò di farlo». Finora il Veneto infatti si è distinto dalla Regione Marche (anche se entrambi a guida centrodestra, e con assessori alla Sanità leghisti) per non aver intrapreso quella campagna di «boicottaggi e ostruzionismi che – come ricorda Marco Cappato – la Regione Marche ha inferto contro Fabio Ridolfi, Federico Carboni e “Antonio”».

«Amo la vita tantissimo. Dico sempre: bisogna amarsi molto per mettere fine alla propria vita – ha detto ieri Gheller a Radio24 – Speriamo che il nuovo governo prenda ora in mano la decisione di fare questa legge italiana».