Suicidi e violenze, per il carcere il 2022 è anno da cancellare
Carcere Presentato a Roma il XIX rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione penitenziaria. Gli osservatori in 97 istituti italiani. Il 40,3% dei reclusi assume sedativi o ipnotici. Usa psicofarmaci il 63,8% delle donne
Carcere Presentato a Roma il XIX rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione penitenziaria. Gli osservatori in 97 istituti italiani. Il 40,3% dei reclusi assume sedativi o ipnotici. Usa psicofarmaci il 63,8% delle donne
«I detenuti crescono circa 5 volte di più rispetto alla crescita dei posti in carcere». È una delle novità sostanziali del lungo rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione arrivato alla sua XIX edizione e steso dopo un anno – il 2022 – di visite dei volontari in 97 istituti penitenziari italiani. Sono dati che raccontano un mondo che ci appare lontano e separato, ma che invece sono imprescindibili per fare un check della nostra democrazia.
AL 30 APRILE 2023, su una capienza effettiva di 47.603, i detenuti erano 56.674, ossia 9071in più dei posti disponibili. Un affollamento reale pari al 119%, mentre quello ufficiale medio (che non conteggia i 3.646 posti non disponibili ) si ferma al 110,6%. In ogni caso, che le condizioni di affollamento penitenziario siano peggiorate lo si evince anche dal rapporto precedente di Antigone che riportava il tasso ufficiale: 107,4%. E come nel 2021, ancora oggi le regioni più affollate si confermano la Puglia (137,3%), la Lombardia (133,3%) e la Liguria (126,5%). «In Europa non siamo messi bene», sottolinea Antigone. Solo Cipro e Romania hanno tassi di sovraffollamento maggiori di quello italiano.
Invece ci collochiamo al 36esimo posto per tassi di detenzione, ossia numero di detenuti rispetto ai cittadini liberi. «Incarceriamo meno di Francia e Spagna, più di Germania e Paesi nordici». Cosicché nell’ultimo anno, se la capienza ufficiale è cresciuta dello 0,8%, le presenze sono cresciute del 3,8% (nel settore femminile addirittura del 9%).
UN SOVRAFFOLLAMENTO che per il 26,6% è dovuto all’uso della custodia cautelare. La quale, sebbene venga utilizzata con più prudenza rispetto al passato, rimane comunque più alta della media europea. I famosi braccialetti elettronici per i quali sono stati spesi milioni di euro sono stati utilizzati nell’ultimo anno solo su 3.357 detenuti ai domiciliari. E che ci sia un abuso della carcerazione preventiva lo rende evidente il dato delle 1.180 domande di risarcimento per ingiusta detenzione di cui accolte 556 (103 solo a Reggio Calabria), per un totale di quasi 27,4 milioni di euro pagati dallo Stato.
MA CHI SONO LE PERSONE che, dopo il calo negli anni del lockdown, tornano ad affollare le nostre carceri? Sono detenuti che scontano pene brevi: quelli con una condanna fino ad un anno sono passati dal 3,1% dei definitivi del 2021 al 3,7% del 2022, quelli con condanna fino a tre anni dal 19,1% al 20,3%. Anche se ancora non siamo tornati ai numeri pre-pandemia che segnavano rispettivamente il 7,2% ed il 28,3%. I delitti contro il patrimonio sono i più comuni (32.050 detenuti), seguono quelli contro la persona (24.402), quelli in violazione delle norme sulle droghe (19.338), quelli contro la pubblica amministrazione(9.302) e solo al quinto posto troviamo i reati per associazione mafiosa, con 9.068 detenuti.
RESTA STABILE LA PERCENTUALE di persone con pena superiore ai 20 anni, il 6,6% dei definitivi (nel 2011 erano il 4,9%). Mentre gli ergastolani, pur essendo leggermente cresciuti in termini assoluti (1.856 nel 2022), sono però calati in termini percentuali, passando dal 4,8% al 4,6% nell’ultimo anno (erano il 4% nel 2011). Eppure, si legge nel rapporto, gli omicidi sono diminuiti di sei volte dal 1991 ad oggi. Nel 2022 sono stati 314 (124 vittime sono donne, di cui 60 hanno trovato la morte per mano del proprio partner), rispetto ai 1.916 omicidi volontari del 1991.
Gli stranieri (31,3% dei presenti in carcere) non sono collocati in modo omogeneo in Italia: al top della classifica c’è la Val d’Aosta (61,4%); l’ultima è la Campania (12,4%). Ma è in due istituti della Sardegna che si registrano più stranieri – Arbus “Is Arenas” (68,8%) e Onani “Mamone” (71,1%), – «segno di una politica di allontanamento dal continente e dai legami dei detenuti». Ma se in media sono in custodia cautelare il 26,6% dei detenuti, come già detto, per la popolazione penitenziaria straniera la percentuale sale invece al 33,7%. Addirittura in attesa di processo sono il 35% dei detenuti non italiani, mentre solo il 30,2% di loro ha una condanna definitiva.
MA IL 2022 SI RICORDERÀ senz’altro per il triste primato dei suicidi: 85 su 214 morti totali, più di uno ogni quattro giorni. Cinque i detenuti suicidatisi solo a Foggia, 5 le donne. E dall’inizio di quest’anno sono già 26 (dati di Ristretti orizzonti) le persone che si sono tolte la vita in carcere. In particolare, nel totale silenzio dei media e delle piazze, «il 25 aprile e il 9 maggio 2023 due detenuti sono morti per sciopero della fame nel carcere di Augusta dopo 41 e 60 giorni di digiuno». Ogni giorno, ricorda Antigone, sono circa 30 i detenuti in sciopero della fame.
Tanti gli argomenti trattati dall’associazione, ma tra tutti merita una nota particolare la crescita del disagio psichico: sono quasi il 10% le diagnosi psichiatriche gravi, mentre il 20% dei reclusi assume stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi ed addirittura il 40,3% sedativi o ipnotici. Le donne con diagnosi psichiatriche gravi rappresentano il 12,4% delle presenti; quelle che fanno regolarmente uso di psicofarmaci invece sono il 63,8% delle presenti. In questa situazione, le ore di servizio degli psichiatri sono in media 8,75 ogni 100 detenuti, quelle degli psicologi 18,5 ogni 100 detenuti.
D’ALTRONDE, LA MAGGIOR PARTE dei fondi destinati al Dap (3,3 miliardi) è indirizzata alla polizia penitenziaria (62%, l’anno scorso era il 63%); «seguono a grandissima distanza – scrive Antigone – le spese per accoglienza, trattamento penitenziario e politiche di reinserimento delle persone sottoposte a misure giudiziarie (9,7%) e le spese per servizi tecnici e logistici connessi alla custodia delle persone detenute (9,2%)».
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