Sui migranti Parigi arretra ma Roma non si accontenta
Cugini coltelli Il governo francese assicura rispetto e collaborazione con l’Italia Tajani: «Non basta, il presidente Macron smentisca Darmanin»
Cugini coltelli Il governo francese assicura rispetto e collaborazione con l’Italia Tajani: «Non basta, il presidente Macron smentisca Darmanin»
Il governo francese prova a stemperare le polemiche senza arrivare alla sconfessione plateale del ministro degli Interni Darmanin. Lo aveva fatto subito la ministra degli Esteri Catherine Colonna, che la stampa francese descrive imbufalita con il collega. Ieri si è esposto il governo intero, per bocca del portavoce Olive Véran: «Il ministro non ha voluto ostracizzare l’Italia. Con gli italiani si parla. Assumono le loro scelte, vogliono che glielo si lasci fare e la Francia non vuol fare diversamente».
AL MINISTRO degli Esteri di Roma e alla premier non basta. Tajani registra con soddisfazione che alcuni segnali sono arrivati, sottolinea di aver notato «un forte imbarazzo da parte francese» però l’«offesa al governo, al premier e all’Italia non la possiamo accettare. Serve una presa di distanza del governo francese e del presidente dalle posizioni di Darmanin». Senza arrivare a tanto, si fa sentire comunque anche la premier Elizabeth Borne. Ribadisce che «l’Italia è un partner essenziale della Francia: il nostro rapporto si basa sul rispetto reciproco, favoriremo la consultazione e un dialogo reciproco per continuare a lavorare insieme».
In realtà sono molti i ministri francesi che trovano modo di spiegare l’intemerata del collega con la necessità di attaccare non Giorgia Meloni ma Marine LePen. Però di scuse ufficiali e di scomunicare Darmarin non se ne parla. L’incidente dunque resta aperto ed è inutile aspettarsi un rasserenamento definitivo dei rapporti tra Roma e Parigi. Del resto anche la “riconciliazione” dopo il fattaccio della Ocean Viking, con il colloquio tra Macron e Meloni a fine marzo, era stata solo un fasciatura, non una sutura. Questa ennesima frizione, certo, in un modo o nell’altro verrà risolta. I contatti diplomatici sono in corso anche se stavolta non sembra che il capo dello Stato, che si era occupato personalmente di contattare Macron a novembre, abbia intenzione di muoversi. Ma le relazioni tra Francia e Italia continueranno comunque a oscillare tra l’impossibilità della rottura e quella della riappacificazione.
I due Paesi devono per forza fare fronte comune in Europa sul fronte della riforma del Patto di stabilità. La pressione della Germania per irrigidire una bozza della Commissione che per l’Italia è già punitiva, è massiccia. Diventerà più virulenta col passare dei mesi. Senza una posizione comune solida di Francia, Italia e Spagna, che hanno gli stessi interessi, opposti a quelli di Berlino e dei «frugali», resistere all’offensiva dei rigoristi tedeschi sarà impossibile. L’Italia, inoltre, è sulla graticola per il Pnrr. Il 30 aprile è passato. La terza rata del Recovery, congelata dal 28 febbraio, non è ancora stata sbloccata e le fonti della Commissione hanno frenato ieri gli entusiasmi comunicando che «i lavori per la valutazione sono ancora in corso: comunicheremo le conclusioni quando di arriveremo». Che si piacciano o meno, Meloni e Macron sul fronte del rigore sono condannati a stare insieme.
L’EUROPA unisce ma l’Europa anche divide. All’origine delle tensioni tra i due Paesi non c’è solo l’ombra incombente del Rassemblement National ma certo quella presenza rende impossibile risolvere i problemi reali, come il nodo dei «movimenti secondari», il passaggio degli immigrati dall’Italia alla Francia. Il governo di Macron ha bisogno di bersagliare l’Italia per dimostrare che anche la “cugina” francese, se arrivasse al potere, non sarebbe in grado di mantenere le promesse sull’immigrazione. Si arriva così a contraddizioni che violentano ogni logica politica. La Francia accusa l’Italia di essere inumana con chi sbarca ma anche di non esserlo abbastanza alle frontiere. L’Italia reclama il pugno di ferro sui confini marittimi ma si scaglia contro Parigi che respinge anche i minorenni con metodi che «l’Italia non userebbe mai».
La crepa è anche interna alla maggioranza. Capita che nello stesso giorno il vicepremier Tajani assicuri che «noi con LePen non abbiamo niente a che fare» mentre il partito del vicepremier Salvini si dichiara «orgogliosamente amico e alleato di LePen». Così, commentano sconsolati gli europarlamentari di FdI, «si fa solo il gioco dei ministri di Macron che attaccano l’Italia».
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