«L’addestramento dei piloti ucraini per gli F-16 è già iniziato in molti Paesi, come la Polonia. Ci vorrà del tempo ma prima si inizia meglio è», ha dichiarato l’alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell.

Quindi Kiev ce l’ha fatta davvero e, a quanto pare, qualcuno degli alleati più vicini al governo di Volodymyr Zelensky si era già portato avanti accogliendo i piloti ucraini.

INVECE NO. Nel pomeriggio il ministro della Difesa polacco Mariusz Błaszczak in una conferenza stampa al termine del Consiglio di Difesa nazionale ha in parte smentito le dichiarazioni di Borrell: Varsavia è «pronta a iniziare» il programma di addestramento dei piloti ucraini per gli F-16, ma l’addestramento «non è ancora iniziato».

Dove sia la verità e perché ci sia questa discrasia così significativa tra una dichiarazione e l’altra non è semplice spiegarlo. Il governo di Duda è sempre stato in prima linea sulla fornitura di armi a Kiev e ha perorato la causa dei jet fin dal primo momento, anche quando tutti gli altri Paesi si dicevano contrari.

Forse dipende dal fatto che il governo polacco negli ultimi tempi sta cercando di esporsi un po’ meno: da quando la prospettiva che gli F-16 arrivino si è fatta tangibile, le reazioni russe sono state tutt’altro che leggere.

«Più distruttive diventano le armi che Kiev riceve – ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio nazionale di sicurezza russo, Dmitry Medvedev – più si avvicina la possibilità di un’apocalisse nucleare».

È vero che Medvedev non è nuovo a dichiarazioni di questo tipo ma i caccia cambierebbero le possibilità di offesa dell’esercito ucraino permettendogli di penetrare molto a fondo nel territorio russo. E ormai, se ne sono resi conto tutti, Kiev non ascolta nessuno quando si tratta di attaccare.

LA TESTATA Politico ha dato anche una scadenza: il prossimo autunno. «Alla domanda se sia realistico per l’Ucraina ottenere gli F-16 entro l’autunno, un alto funzionario della difesa dell’Europa centrale è stato ottimista, dicendo di “pensare che lo sia”», si legge sul sito della rivista.

E il primo Paese a fornire i jet potrebbe essere l’Olanda. Lo ha dichiarato Yuriy Sak, consigliere del ministro della Difesa ucraino, che contando sui 24 F-16 operativi a disposizione di Amsterdam e sui 18 «non più utilizzati operativamente» indica il Paese nord-europeo come possibile apripista.

Ma non è sempre così semplice. Attualmente, ad esempio, l’Ungheria ha posto il suo veto all’aumento del Fondo europeo per la pace (che, nonostante il nome, riguarda anche l’invio di armi). Budapest ha inoltre messo in discussione, tramite le parole del presidente Viktor Orbàn, l’imposizione di ulteriori sanzioni alla Russia.

Tuttavia, Borrell si è detto fiducioso: «Grazie a questo fondo abbiamo stanziato 10 miliardi di aiuti militari all’Ucraina rispetto ai 3,5 miliardi di richieste di rimborsi che abbiamo ricevuto, è molto di più di quanto ci aspettassimo, sono sicuro che riusciremo a sbloccare anche il veto dell’Ungheria».