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Studenti, in tenda contro il governo: no ai fondi Pnrr dati ai privati

Studenti, in tenda contro il governo: no ai fondi Pnrr dati ai privatiLa protesta degli studenti universitari – LaPresse

La protesta Esecutivo nel caos, nuovo stop all’housing universitario: la maggioranza ritira l’emendamento relativo ai 660 milioni per gli studentati, se ne riparla il primo giugno. Continua la mobilitazione di Cambiare rotta

Pubblicato più di un anno faEdizione del 17 maggio 2023

Solo una settimana fa il governo aveva assicurato l’inserimento di un emendamento nel dl Pa per avere «l’immediata operatività» dei 660 milioni del Pnrr destinati a «nuovi posti letto presso alloggi o residenze» per studenti universitari. E invece ieri un nuovo inciampo: l’esecutivo è stato costretto a ritirarlo (insieme a un altro emendamento relativo alla parità di genere negli appalti). La decisione è stata presa per evitare il rischio di inammissibilità per estraneità della materia. Per le opposizioni si è trattato di una figuraccia per la maggioranza di un fatto tecnico: «Non era il veicolo giusto». Secondo tentativo per l’housing universitario con il dl Enti-Fuortes ma bisognerà attendere il primo giugno.

DAL PD Cecilia D’Elia ha commentato: «Incompetenza o presa in giro, in ogni caso sono incapaci di governare». Elisabetta Piccolotti per Asv boccia l’intera misura: «Con la procedura prevista, definita dal governo Draghi e confermata da quello attuale, i 660 milioni finiranno esentasse ad arricchire i bilanci di società immobiliari e palazzinari in cambio di 52mila posti letto per soli tre anni. Non solo: i posti letto saranno pagati dallo Stato al prezzo di mercato ridotto soltanto del 15%, e a fronte di questo minimo sconto i privati guadagneranno per molti anni delle cospicue agevolazioni fiscali».

MENTRE IL GOVERNO inciampa sui suoi stessi decreti, gli studenti continuano a piantare tende. Ieri nuova giornata di mobilitazione della protesta «Cambiare rotta». I camping sono stati allestiti davanti alle sedi regionali. A Genova si sono ritrovati nella centralissima piazza De Ferrari: «In città ci sono 32mila studenti, 3.400 da fuori Italia, e solo mille posti in studentati. Le condizioni, poi, spesso sono degradanti. Anche lo stato delle mense è grave». Al governatore Toti fanno sapere: «Vogliamo più studentati pubblici e più dignitosi. Proponiamo di riconvertire le case private sfitte in alloggi per studenti e la reintroduzione dell’equo canone».

TENDE anche a Firenze, spiega Camilla Diurno: «Ho passato anni a barcamenarmi tra case fatiscenti e affitti alle stelle. In Toscana siamo a un minimo di 400 euro per una stanza. Il pendolarismo non è una soluzione perché anche la situazione dei trasporti è inaccettabile». A Roma sono andati a bussare al neo governatore Rocca: «Stanchi di attendere. Ora: casa-studio-reddito» il messaggio. Lo studentato di Roma Tre è stato inaugurato nel 2021, su 200 posti ne sono realmente disponibili 40. A Napoli il Collettivo autorganizzato universitario è tornato a protestare nella sede della Federico II a Porta di Massa: «La casa è un diritto, l’affitto è una rapina. Vogliamo vivere, vogliamo studiare».

A BARI la proposta è «costruiamo liste per l’assegnazione gratuita delle case agli studenti in tutte le città universitarie». Visto da Sud, il tema si lega alla precarietà sociale: «La mancanza strutturale di studentati pubblici e le speculazioni selvagge del libero mercato degli affitti non sono soltanto uno dei lati di un sistema universitario sempre più escludente per le fasce popolari, ma un’ipoteca sulla possibilità di costruirci un futuro dentro una condizione generale di precarietà, in cui caro affitti e carovita si intrecciano con il tema del salario, della disoccupazione e dello smantellamento sistematico di tutele sociali e servizi pubblici».

CONTRO L’EMENDAMENTO saltato ieri ha preso posizione Link, spiega Virginia Mancarella: «Stiamo continuando a mobilitarci in tutta Italia perché i fondi vengano sbloccati in tempi celeri e vengano destinati a edilizia pubblica e non ai privati, com’è attualmente previsto. Se dobbiamo fare debito con il Pnrr facciamolo per investimenti pubblici non per regali a tempo ai privati. Inoltre chiediamo: un fondo affitti di almeno 50 milioni; tavoli in tutti i comuni sul canone concordato partecipati da sindacati inquilini e organizzazioni studentesche; regolamentazione degli affitti brevi». E l’Udu con Simone Agutoli: «Il ritiro dell’emendamento è solo l’ultimo errore di una lunga sfilza. Il Pnrr sugli studentati sta facendo un disastro: soldi soltanto ai privati, senza regole. E contestiamo anche che il ministero dell’Università abbia effettivamente raggiunto il target fissato del Pnrr. Presenteremo un report che contraddice il Mur».

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