Strani frutti sugli alberi del razzismo
Internazionale

Strani frutti sugli alberi del razzismo

Un murales con i nomi delle vittime nere della violenza della polizia su Hollywood Blvd., Los Angeles – Ap

Stati uniti Nella cintura ex-urbana di Los Angeles, una volta black-free, sono stati scoperti i corpi di due giovani afroamericani impiccati. Nessun segno di suicidio. Le famiglie chiedono di indagare

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 19 giugno 2020
Luca CeladaLOS ANGELES

Una settimana fa, prima dell’alba del 10 giugno un agente del Palmdale police faceva una macabra scoperta in un parco cittadino del centro a pochi passi dal municipio. Da un albero dei giardini pendeva il corpo esanime di Robert Fuller, 24 anni, un ragazzo afroamericano impiccato a una corda. La polizia emetteva un comunicato dove si parlava di «presunto suicidio» archiviando la pratica.

NULLA PERÒ È PIÙ ORDINARIA amministrazione in questa stagione convulsa in cui si agitano i fantasmi di un’America inquieta, portata sull’orlo della crisi (costituzionale, politica, razziale…di nervi) da tre anni di sconsiderata amministrazione trumpista che ha disinvoltamente versato benzina sui fuochi mai sopiti della cattiva coscienza nazionale. L’immagine di un afroamericano appeso a un albero è indelebilmente incisa nell’immaginario di una nazione in cui i linciaggi furono strumento efferato di una campagna genocida e suprematista. Tanto più in questo momento in cui il peso della storia sembra implodere sul paese.

«Vogliamo scoprire la verità di ciò che è successo davvero – ha detto la sorella del ragazzo, Diamond Alexander – Vogliamo solo la verità, mio fratello non aveva tendenze suicide». Come la famiglia, tutta la comunità nera di Palmdale – popolazione di 150mila abitanti – ha da subito espresso un’inquietudine profonda e dubbi sulla valutazione dello sheriff’s department. «La mancanza di un’indagine seria e la prontezza nell’archiviare il caso senza valutare la tesi possibile di un crimine fondato nell’odio – ha sostenuto l’avvocato Jamon R. Hicks – ha fatto infuriare la famiglia e l’intera Antelope Valley», riferendosi alla zona a una settantina di km a nord di Los Angeles.

La gente non si è certo tranquillizzata dopo la rivelazione che nemmeno dieci giorni prima era stato rinvenuto il cadavere di un altro uomo afroamericano – Malcolm Harsch, 38 anni – non lontano, anzi ad appena 70 chilometri di distanza, a Victorville, altra località di della cintura “ex-urbana” che orbita attorno a Los Angeles. Il 31 maggio i vigili del fuoco della città (125mila abitanti) aveva rinvenuto il corpo di Harsch appeso a un albero antistante la biblioteca comunale.

Il cadavere era stato custodito nell’obitorio per 12 giorni prima che venisse autorizzata un’autopsia. Anche la famiglia di Harsh si è detta costernata, soprattutto visto che l’uomo aveva recentemente comunicato ai figli che li avrebbe visti presto. In nessuno dei due casi sembra essere stato rinvenuto un piedistallo su cui gli uomini avrebbero potuto salire per compiere l’atto. «Vogliamo giustizia, non comode scuse», hanno dichiarato i familiari di Harsch al Victor Valley News.

A PALMDALE LO SCERIFFO è stato costretto a fare retromarcia in una conferenza stampa in cui ha affermato che l’indagine sarebbe proseguita e che il suicidio era ancora «solo un ipotesi». Del caso si sta ora interessando l’attorney general della California, Xavier Becerra, e anche le autorità federali hanno aperto inchieste. Mancano ancora le risposte, mentre abbondano le domande – soprattutto dal parte delle famiglie che negano ogni indizio che avesse potuto far presagire il suicidio. E da quella di una comunità abituata a un atmosfera meno che amichevole nelle due cittadine.

Victorville e Palmdale sono entrambi piccolo centri nati dalla white flight, l’esodo dei bianchi nel dopoguerra per rifuggire da centri urbani dalla popolazione sempre più multirazziale. I più benestanti avevano dato vita a suburbie fatte di villine e comprensori vigilati.

Molti altri si sono spinti più lontano, nell’aridità dell’altopiano del Mojave in comunità dormitorio. Piccoli e medi centri blue collar caratterizzati dai bassi costi, il pendolarismo di lungo corso e omogeneità etnica. Una geografia della povertà aggrappata a fragili economie di e servizio e a industrie come quella (florida) delle numerose prigioni costruite per ospitare la popolazione carcerata in costante crescita.

DI RECENTE ANCHE queste comunità satellite hanno vissuto una transizione: la popolazione bianca è stata raggiunta da ondate eterogenee di profughi in fuga dai prezzi insostenibili delle città. Così accanto alle chiese protestanti sono spuntate quelle battiste di neri sempre più numerosi e quelle evangeliche degli ispanici e dei coreani. Nel 1990 la popolazione afroamericana delle due località si attestava attorno al 9%, nel 2018 era salita al 17%. Quella ispanica, dal 18%, è giunta a costituire oltre metà della popolazione totale.

In concomitanza si è registrato un aumento della “tensione sociale”. Victorville, e soprattutto Palmdale, hanno un lungo un curriculum di intolleranza razzista. Cinque anni fa il dipartimento dello sceriffo è stato sanzionato dalle autorità federali per ripetute forme di discriminazione nei confronti dei cittadini neri, compresi raid in stile militare nelle case popolari e sfratti per infrazioni minori. Si sono registrati episodi di intemperanza da parte di skinheads.

Il distretto scolastico della Antelope Valley, dove sventolano non di rado bandiere sudiste e quelle di Trump, è stato ripetutamente accusato di episodi razzisti. L’anno scorso quattro insegnanti della scuola elementare sono stati sospesi dopo che è venuta alla luce una loro foto sui social attorno a una corda legata a cappio.

GLI STRANGE FRUITS TROVATI appesi agli alberi del deserto fanno ora temere il peggio sullo sfondo di una recrudescenza nazionale di gruppi anche armati dell’estrema destra.

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