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Strage di Natale in Nigeria: 190 morti in una serie di attacchi

Nigeria Vice President, Kashim Shettima, centre, carries a baby, a victim of gunmen attacked at the internal displaced camp in Bokkos, north central Nigeria, Wednesday, Dec. 27, 2023Il vicepresidente della Nigeria, Kashim Shettima, al centro, porta con sé un bambino, vittima di un attacco armato nel campo per sfollati interni di Bokkos, nel centro-nord della Nigeria – LaPresse

Africa Scontri di religione e per le terre. Ma per il governo si tratta di «banditi»

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 29 dicembre 2023

«Attacco barbaro, brutale e ingiustificato». Così Caleb Mutfwang, governatore dello stato di Plateau in Nigeria ha descritto i sanguinosi attacchi che tra sabato 23 e martedì 26 dicembre hanno causato «almeno 198 vittime e 500 feriti nei villaggi di Bokkos e Barkin Ladi». I gruppi armati, definiti dal governo di Abuja «banditi», hanno colpito non meno di 20 villaggi, con «una serie di attacchi ben coordinati e pianificati», secondo le autorità locali.

Fino a ieri non è giunta nessuna rivendicazione e restano sconosciute le cause, ma secondo il quotidiano The Punch, la principale causa potrebbe essere legata a «violenze jihadiste» o «scontri confessionali»: gli attacchi avevano l’obiettivo di «uccidere e non depredare risorse o sequestrare persone».

Scontri confessionali legati principalmente alla sanguinosa lotta tra agricoltori cristiani e pastori musulmani che, in meno di 5 anni, ha causato «almeno 10mila vittime nelle regioni centrali del paese». Un conflitto sulla proprietà della terra e delle acque reso ancora più acuto a causa della siccità e dalla desertificazione della Nigeria settentrionale.

Amnesty International ha richiesto al presidente Bola Ahmed Tinubu un’indagine «imparziale ed efficace», per capire cosa abbia motivato gli attacchi nella regione, già colpita più volte in passato. Dure le critiche nei confronti di Tinubu – nonostante la visita di mercoledì nel Plateau del vicepresidente Kashim Shettima – accusato di «inerzia e cattiva gestione della sicurezza», visto che alcuni residenti hanno accusato «un ritardo di 12 ore alla loro richiesta di soccorso da parte delle forze di sicurezza».

Le opposizioni considerano «inefficace» la campagna militare lanciata lo scorso settembre dal presidente per porre fine alle violenze jihadiste di Boko Haram e dello Stato islamico dell’Africa occidentale (Iswap) nello stato del Borno (nord-est) in un conflitto che in questi 15 anni ha causato oltre «50mila vittime e 2 milioni di profughi» secondo l’Onu. Come altrettanto inutili sembrano i tentativi del governo centrale di limitare gli attacchi e i rapimenti in continua crescita nel nord-ovest e nel centro del paese a causa della crescente povertà e del proliferare delle formazioni di «banditi».

Riguardo alle connivenze tra «banditi» e gruppi jihadisti, un recente report di Malik Samuel – ricercatore dell’Istituto studi sulla sicurezza (Iss) di Bamako – afferma che «Iswap arma e sostiene questi gruppi con l’obiettivo di radicalizzarli e destabilizzare maggiormente la Nigeria».

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